
Ovaio policistico e rischio cardiovascolare nella donna, un legame spesso sottovalutato
PUBBLICATO IL 24 LUGLIO 2025
Il legame tra sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) e salute del cuore è poco conosciuto, ma fondamentale da valutare. Sebbene la PCOS venga spesso associata a problemi ginecologici e metabolici, esiste un importante legame tra questa condizione e il rischio cardiovascolare.
Alterazioni ormonali, insulino-resistenza, infiammazione cronica e obesità possono infatti aumentare in modo significativo il rischio cardiovascolare nelle donne affette da PCOS, anche in giovane età.
Per comprendere al meglio cosa può succedere al cuore nelle donne con sindrome dell’ovaio policistico ed essere informati su come proteggersi in modo efficace, abbiamo intervistato la dott.ssa Serenella Castelvecchio, cardiologa, Responsabile del Programma di Medicina di Genere presso l’IRCCS Policlinico San Donato.
Da tempo la dottoressa si dedica allo studio e alla cura delle patologie cardiovascolari nelle diverse fasi della vita della donna, con particolare attenzione ai cambiamenti ormonali in tutte le fasi della vita e al loro impatto sul cuore.
Che cos’è la sindrome dell’ovaio policistico?
La sindrome dell'ovaio policistico (PCOS) è una condizione endocrinologica, ovvero legata a uno squilibrio nella produzione e regolazione degli ormoni, che colpisce fino al 18% delle donne in età riproduttiva.
Si tratta di una patologia complessa, descritta per la prima volta nel 1935 dai medici americani Irving F. Stein e Michael L. Leventhal, che osservarono un’associazione tra amenorrea, segni di iperandrogenismo e ovaie ingrossate con numerose cisti. Da allora, la condizione è nota anche come “sindrome di Stein-Leventhal”.
È caratterizzata da:
- presenza di cisti ovariche multiple;
- alterazioni endocrinologiche: irregolarità del ciclo mestruale, iperandrogenismo, obesità;
- alterazioni metaboliche: insulino-resistenza con conseguente iperinsulinemia, ridotta tolleranza glucidica o diabete mellito di tipo 2, e alterazioni del profilo lipidico;
- disturbi della sfera psicologica, che includono aumento di ansia, depressione e peggioramento della qualità della vita.
Le cause della PCOS
Le cause esatte della sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) non sono ancora del tutto note, e i meccanismi fisiopatologici che la determinano sono complessi e multifattoriali.
Si ritiene che alla base della condizione vi sia uno squilibrio ormonale dato da:
- un’eccessiva produzione di androgeni (ormoni maschili presenti anche nelle donne);
- un aumento dell’insulina (ormone che regola la glicemia).
Questi 2 ormoni insieme alterano il normale funzionamento ovarico.
Questo squilibrio ormonale può essere influenzato da diversi fattori:
- genetici, perché spesso la PCOS si riscontra in più donne della stessa famiglia, suggerendo una predisposizione ereditaria;
- ambientali, come lo stile di vita e l’alimentazione;
- metabolici, in particolare in presenza di obesità e insulino-resistenza, che aggravano ulteriormente il quadro ormonale;
- neuroendocrini, legati a possibili anomalie a livello dell’ipotalamo e dell’ipofisi (le ghiandole del cervello che controllano l’attività ovarica).
Tutti questi elementi concorrono a creare uno stato di disfunzione ormonale e metabolica che ostacola l’ovulazione, favorisce la formazione di cisti ovariche e altera diversi sistemi dell’organismo, tra cui quello cardiovascolare.
Il rischio cardiovascolare nella donna con PCOS
Le alterazioni metaboliche tipiche della PCOS, come la difficoltà del corpo a usare correttamente l’insulina (insulino-resistenza) e l’eccesso di insulina nel sangue (iperinsulinemia), insieme a problemi come la ridotta capacità di gestire gli zuccheri, il diabete di tipo 2 e i livelli alterati di grassi nel sangue (displipidemia), si sommano spesso al sovrappeso o all’obesità.
Questi fattori generano uno squilibrio nel corpo chiamato stress ossidativo, che significa che le cellule producono più sostanze dannose (ossidanti) di quante ne riescano a neutralizzare con i loro sistemi di difesa naturali (antiossidanti).
Questo stato di infiammazione lieve ma cronica danneggia le cellule che rivestono l’interno dei vasi sanguigni (l’endotelio), compromettendo la loro funzionalità.
Nel tempo, questo può portare alla formazione di depositi e indurimento delle arterie, noto come aterosclerosi subclinica, una condizione che aumenta il rischio di malattie cardiovascolari anche prima che compaiano sintomi evidenti.
Anche se gli studi scientifici non sempre sono del tutto concordi nel definire esattamente quanto la PCOS sia responsabile diretta di problemi cardiaci, è chiaro che tutti questi cambiamenti metabolici e ormonali aumentano in modo significativo il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, che possono essere anche fatali.
“Ricerche recenti evidenziano che anche donne giovani, con un’età media intorno ai 46 anni e senza problemi di peso, possono avere un rischio più alto di malattie come la coronaropatia e l’infarto.
Questo suggerisce che, oltre ai fattori legati allo stile di vita, ci possa essere una componente genetica che predispone alcune donne con PCOS a sviluppare queste condizioni”, sottolinea la cardiologa.
La prevenzione cardiovascolare: cosa fare in caso di PCOS?
Anche in assenza di sintomi evidenti, la sindrome dell’ovaio policistico può avere un impatto silenzioso, ma significativo sulla salute del cuore. Individuare precocemente i segnali di rischio cardiovascolare permette di intervenire in modo tempestivo e personalizzato, prevenendo conseguenze a lungo termine.
“Poiché la PCOS viene spesso diagnosticata in donne giovani (circa 20/30 anni), è importante comprendere come sia fondamentale la valutazione del rischio cardiovascolare associato alla PCOS durante tutto l'arco della vita di una donna, ma soprattutto nelle decadi dei 30 e 40 anni”, afferma la dott.ssa Castelvecchio.
Lo screening
Le prime conseguenze della PCOS, come le irregolarità mestruali, indicano che è probabile che la donna abbia un profilo di rischio cardiovascolare maggiore e dovrebbe incoraggiare gli operatori sanitari a prendere in considerazione uno screening adeguato e l'avvio di misure per prevenire le conseguenze cardiometaboliche a lungo termine.
Lo screening dovrebbe comprendere:
- valutazione di peso, altezza e idealmente circonferenza della vita e calcolo dell’indice di massa corporea (IMC) con regolare monitoraggio per eventuali variazioni di peso;
- valutazione dei fattori di rischio cardiovascolari (obesità, fumo, dislipidemia, ipertensione, insulino-resistenza, ridotta tolleranza al glucosio e mancanza di attività fisica) e del rischio globale, utilizzando calcolatori di rischio consolidati come lo SCORE2, uno strumento clinico validato a livello europeo che stima il rischio di eventi cardiovascolari fatali e non fatali (come infarto o ictus) a 10 anni, tenendo conto di fattori quali età, sesso, pressione arteriosa, colesterolo e abitudine al fumo;
- controlli regolari della pressione arteriosa;
- EcoDoppler delle arterie carotidi: è un esame ecografico non invasivo che permette di misurare lo spessore della parete interna delle arterie carotidi, chiamato spessore intima-media (CIMT). Questo parametro è un indicatore importante perché un aumento dello spessore può segnalare un precoce processo di aterosclerosi, ovvero l’accumulo di depositi nelle arterie;
- EcocardioColor-Doppler: esame che consente di valutare le dimensioni e lo spessore delle pareti delle camere cardiache, oltre a misurare il grasso epicardico (EAT), un accumulo di tessuto adiposo intorno al cuore considerato un fattore di rischio significativo per lo sviluppo di aterosclerosi e per la comparsa di eventi cardiovascolari avversi, come la malattia coronarica, lo scompenso cardiaco e la fibrillazione atriale;
- educazione alimentare e di stile di vita secondo le indicazioni del programma “Life’s Essential 8”: un insieme di 8 comportamenti e parametri clinici individuati dall’American Heart Association come fondamentali per mantenere il cuore in salute e prevenire le malattie cardiovascolari. I pilastri del programma includono: alimentazione sana, attività fisica regolare, qualità del sonno, gestione del peso, controllo della pressione arteriosa, del colesterolo, della glicemia e l’astensione dal fumo. Migliorare anche solo uno di questi aspetti può ridurre significativamente il rischio cardiovascolare nel lungo termine.
“La chiave per proteggere la salute cardiovascolare nelle donne con PCOS è la prevenzione continua e consapevole - conclude la dott.ssa Castelvecchio -. Solo con un approccio integrato e personalizzato possiamo ridurre il rischio di eventi cardiovascolari e migliorare la qualità della vita”.