
Cosa sono i diverticoli esofagei e come curarli con le tecniche più innovative
PUBBLICATO IL 31 LUGLIO 2025
I diverticoli esofagei, pur essendo una condizione rara, possono impattare in modo significativo sulla salute e sulla qualità della vita di chi ne soffre. Inoltre, proprio perché rari, spesso non vengono diagnosticati tempestivamente, con la conseguenza che possono portare a complicanze respiratorie, malnutrizione o perforazioni.
La valutazione specialistica da parte di un gastroenterologo/endoscopista è fondamentale per individuarli precocemente e trattarli nel modo corretto.
Conosciamoli meglio allora con l’aiuto del dottor Francesco Azzolini, gastroenterologo ed endoscopista del Policlinico San Marco e dell’E-Gastric Center e Responsabile dell’Unità Funzionale di Endoscopia Operativa dell’IRCCS Ospedale San Raffaele Milano.
Cosa sono i diverticoli dell’esofago
“I diverticoli esofagei sono estroflessioni, simili a delle tasche o sacche, di dimensioni variabili, che si formano sulla mucosa dell’esofago, il canale, parte dell’apparato digerente, che funge da collegamento tra gola e stomaco.
Potenzialmente possono comparire in qualsiasi punto di questo tubo lungo tra i 20 e i 35 cm., per questo in base alla loro localizzazione si possono classificare in 3 categorie:
- diverticoli ipofaringei o cervicali o faringo-esofagei (detti anche di Zenker), quando si localizzano nella parte alta dell’esofago;
- diverticoli medio-toracici o parabronchiali o juxta-bronchiali, quando riguardano la parte centrale dell’esofago;
- diverticoli epifrenici, quando interessano la parte bassa dell’esofago.
Il diverticolo di Zenker
La forma di diverticolo più comune è il diverticolo di Zenker che si manifesta come una piccola estroflessione nella parete posteriore della faringe, in un punto di debolezza chiamato ‘triangolo di Killian’, e colpisce prevalentemente uomini tra i 60 e gli 80 anni” spiega il dottor Azzolini.
Perché si formano i diverticoli dell’esofago
I diverticoli esofagei possono avere origini diverse, tra le quali:
- aumento della pressione intraluminale, che spinge la mucosa verso l’esterno (diverticoli da pulsione) come nel caso del diverticolo di Zenker in cui l’aumento della pressione è dovuto a un’anomalia nel funzionamento dello sfintere esofageo superiore che non si rilassa durante la deglutizione;
- alterazioni della motilità dell'esofago, come acalasia o spasmo esofageo diffuso;
- aderenze esterne o infiammazioni. Le aderenze esterne "tirano" la parete esofagea verso l’esterno, causando la formazione del diverticolo (diverticoli da trazione).
Come si manifestano
“Nelle prime fasi, i diverticoli esofagei possono essere asintomatici e non dare segno di sé oppure manifestarsi con sintomi che possono variano in base alle dimensioni e posizione del diverticolo, come:
- disturbi della deglutizione (disfagia);
- sensazione di avere un corpo estraneo in gola;
- rigurgiti;
- alitosi;
- tosse cronica, soprattutto di notte;
- perdita di peso.
Nelle fasi più avanzate o quando i diverticoli aumentano di dimensione, invece, possono subentrare difficoltà respiratorie, a causa della compressione esercitata sulla trachea, fino ad arrivare a perforazioni dei diverticoli dovute al ristagno del cibo con conseguente infiammazione della parete esofagea.
Questa è la complicanza più grave poiché, rompendosi i diverticoli, l’infezione si diffonde anche all’esterno interessando tutto il tessuto dell’esofago” continua lo specialista.
Come si diagnosticano i diverticoli dell’esofago
Per confermare la diagnosi di diverticoli esofagei è necessario effettuare alcuni esami, tra cui i principali sono:
- video fluoroscopia con pasto baritato o contrasto idrosolubile, esame radiologico che studia la capacità di svuotamento esofageo;
- gastroscopia, per valutare posizione e dimensioni dei diverticoli;
- manometria esofagea, per studiare eventuali alterazioni motorie associate.
Terapie personalizzate a seconda della dimensione e sintomatologia
La scelta terapeutica dipende dalle dimensioni del diverticolo, da quanto la sintomatologia è severa e condiziona la qualità di vita e dalle condizioni generali del paziente.
Nei casi asintomatici o lievi si può optare per una sorveglianza attiva, con controlli periodici la cui cadenza sarà stabilita insieme allo specialista, così da monitorare nel tempo eventuali evoluzioni.
Nei casi sintomatici o complicati, invece, può essere necessario ricorrere all’intervento chirurgico tradizionale o endoscopico.
L’esperienza del Policlinico San Marco nel trattamento endoscopico del diverticolo di Zenker
In centri specializzati, come il Policlinico San Marco, il trattamento dei diverticoli può essere effettuato anche con tecniche mini-invasive endoscopiche come la settotomia endoscopica o la Z-POEM.
“Per quanto riguarda in particolare il diverticolo più comune, il diverticolo di Zenker, negli ultimi anni si sta affermando l’uso dell’endoscopia flessibile, una tecnica mini-invasiva che offre numerosi vantaggi:
- nessuna incisione chirurgica;
- stessi risultati degli interventi invasivi chirurgici
- trattamento indicato anche per pazienti anziani o fragili;
- recupero più rapido e breve durata del ricovero ;
- possibilità di ripetere il trattamento in caso di recidiva.
Durante l’intervento, l’endoscopio viene introdotto attraverso la bocca e consente di tagliare il setto che separa il diverticolo dall’esofago e il muscolo contenuto nel setto stesso che è responsabile della formazione del diverticolo. Questo permette al cibo di defluire normalmente evitando che si accumuli nella tasca.
L’endoscopia flessibile rappresenta oggi il trattamento di scelta per il diverticolo di Zenker. È un’opzione efficace, sicura e adatta anche a pazienti anziani o non operabili.
Pur non esistendo ancora una tecnica completamente standardizzata, l’esperienza del centro ospedaliero e la scelta degli strumenti più adeguati sono determinanti per il successo dell’intervento” conclude il dottor Azzolini.