Come si manifesta l’ADHD nelle donne e perché la diagnosi arriva tardi

Come si manifesta l’ADHD nelle donne e perché la diagnosi arriva tardi

PUBBLICATO IL 25 GIUGNO 2025

Come si manifesta l’ADHD nelle donne e perché la diagnosi arriva tardi

PUBBLICATO IL 25 GIUGNO 2025

L'ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder), noto anche come disturbo da deficit di attenzione e iperattività, è una condizione neuropsichiatrica che in passato veniva prevalentemente associata all’infanzia e, soprattutto, al genere maschile. 

Negli ultimi anni, tuttavia, l’attenzione della comunità scientifica si è progressivamente concentrata anche sulle forme di ADHD al femminile, che spesso rimangono non diagnosticate o vengono riconosciute con anni di ritardo. 

Ne parliamo con il dott. Massimiliano Dieci, Responsabile dell’Unità operativa di Riabilitazione Psichiatrica Specialistica degli Istituti Clinici Zucchi di Carate Brianza e di ZucchiMentalCare.

 

Perché l’ADHD è più difficile da diagnosticare nelle donne

“Il principale ostacolo diagnostico nelle donne riguarda la diversa espressione clinica del disturbo

Mentre negli uomini l’ADHD si manifesta frequentemente con comportamenti iperattivi e impulsivi, facilmente osservabili già in età infantile o adolescenziale, nelle donne tende a prevalere la componente disattentiva, molto più subdola e meno evidente - dichiara Dieci -. 

Difficoltà di concentrazione, fatica a leggere i dettagli, problemi nell’organizzazione delle attività quotidiane, indecisione di fronte a compiti complessi e problemi di controllo degli impulsi sono alcuni dei segnali che possono far sospettare un ADHD nelle donne. Tuttavia, queste manifestazioni spesso vengono interpretate come semplici tratti caratteriali o attribuite allo stress legato agli impegni lavorativi e familiari.

A ciò si aggiunge un fattore culturale e sociale: le donne, per natura o per educazione, tendono più degli uomini ad adeguarsi alle aspettative sociali, cercando di mascherare o compensare le proprie difficoltà. 

Questo meccanismo di adattamento può ritardare ulteriormente la diagnosi, tanto che, mentre negli uomini il disturbo viene spesso identificato nell'infanzia o nell'adolescenza, nelle donne la diagnosi è più tardiva, in età adulta, quando le richieste della vita professionale, familiare o sociale superano le capacità di compensazione”.

 

I segnali da non sottovalutare

Riconoscere l’ADHD nelle donne richiede quindi particolare attenzione ad alcuni campanelli d’allarme:

  • difficoltà persistenti nella concentrazione;
  • problemi nel seguire o completare attività che richiedono attenzione ai dettagli;
  • difficoltà nella pianificazione e organizzazione delle attività quotidiane;
  • tendenza a procrastinare;
  • problemi nel controllo degli impulsi;
  • fatiche nelle relazioni sociali e nella gestione delle emozioni.

“È importante sottolineare che l’ADHD non è una condizione ‘tutto o niente’: esistono diversi livelli di sfumature e ogni persona può manifestare un insieme variabile di sintomi. 

Il sospetto diagnostico nasce spesso dalla consapevolezza, da parte della persona o dei familiari, che le difficoltà riscontrate nel quotidiano potrebbero avere una radice in questa patologia”.

Problematiche psicologiche associate 

Nelle donne con ADHD è frequente riscontrare anche altre problematiche psicologiche associate. 

I disturbi d’ansia e dell’umore, così come le difficoltà emotive dell’area borderline (instabilità affettiva, disforia, discontrollo emotivo), sono più presenti rispetto alla popolazione generale. 

“Queste comorbidità possono ulteriormente confondere il quadro clinico e ritardare l’individuazione del disturbo principale”.

 

Il pensiero divergente 

Nonostante le difficoltà quotidiane, le persone con ADHD, sia uomini sia donne, spesso presentano anche capacità cognitive particolari, come il cosiddetto "pensiero divergente". 

Si tratta della capacità di passare rapidamente da un concetto a un altro, creando collegamenti originali e creativi che possono rivelarsi un punto di forza in molte professioni, specie quelle legate all’innovazione, al problem solving e alla creatività, ad esempio, nel settore informatico, della moda o dello sviluppo di app.

 

Diagnosi e trattamento dell’ADHD nelle donne

La diagnosi di ADHD deve sempre essere effettuata da uno specialista, attraverso un’attenta valutazione clinica basata sulla raccolta della storia del paziente e su interviste strutturate. 

Il trattamento può includere: 

  • interventi psicologici, psicoeducativi; 
  • interventi nello stile di vita; 
  • introduzione di tecniche di mindfulness; 
  • nei casi selezionati, interventi farmacologici.

“È fondamentale una valutazione accurata prima di decidere se un paziente necessiti effettivamente di un trattamento farmacologico”.

Infatti, un aspetto importante, soprattutto nelle donne, riguarda la gestione dei farmaci psicostimolanti. Questi farmaci possono ridurre l’appetito e, nelle donne, spesso più condizionate da pressioni sociali legate al peso corporeo, si osservano talvolta abusi o usi impropri dei farmaci con finalità non terapeutiche. 

È quindi indispensabile che la terapia sia sempre monitorata da un medico esperto.

 

L’importanza di riconoscere l’ADHD nelle donne

“Proprio perché l’ADHD femminile si presenta spesso in modo meno evidente e più sfumato, è fondamentale sensibilizzare sia il pubblico sia i professionisti sanitari sull’importanza di considerare questo disturbo anche nelle pazienti adulte. 

Un’identificazione precoce permette di: 

  • alleviare il senso di frustrazione e inadeguatezza di molte donne;
  • prevenire l’insorgenza di problematiche psicologiche secondarie, come ansia, depressione.

Detto questo è importante chiarire che l’ADHD non deve essere vissuta esclusivamente come un limite. Riconoscere il disturbo permette di acquisire consapevolezza di sé, attivare strategie di gestione efficaci e valorizzare anche gli aspetti positivi di un funzionamento cognitivo ‘divergente’, che in molti contesti può tradursi in creatività, originalità e successo professionale”, conclude Dieci