Vulnologia: di cosa si occupa e come si svolge la visita vulnologica

Vulnologia: di cosa si occupa e come si svolge la visita vulnologica

PUBBLICATO IL 17 APRILE 2025

Vulnologia: di cosa si occupa e come si svolge la visita vulnologica

PUBBLICATO IL 17 APRILE 2025

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La vulnologia è una branca della medicina che studia e tratta le ferite, e nello specifico tutte quelle ferite che hanno caratteristiche croniche o si rivelano molto complesse da curare.

La vulnologia ha origini antichissime, ma negli ultimi decenni questa specialità ha assunto maggiore rilevanza all’interno della società. Questo perché le ferite, soprattutto quelle complesse, sono ad oggi una delle principali cause di invalidità e curarle adeguatamente diventa prioritario.

La dottoressa Stefania Chiarenza, responsabile del Centro di Vulnologia degli Istituti Clinici Zucchi di Monza e dell’Istituto Clinico Villa Aprica, spiega i principali aspetti legati alla vulnologia e al trattamento delle ferite complesse, analizzando le diverse tipologie di lesioni, le cause più comuni, i trattamenti e l'importanza di un approccio umano nella cura del paziente.

 

Perché la vulnologia è una disciplina così importante

Il termine vulnologia ha origine dalla parola latina vulnus, che significa ferita. La vulnologia è, quindi, quella disciplina medica che tratta le ferite in ogni loro ambito: dalla prevenzione alla diagnosi, per concludere con il trattamento. 

“Le ferite che trattiamo sono molteplici: ferite, ulcere, ustioni, lesioni acute e croniche della cute, lesioni degli arti inferiori, piaghe da decubito,lesioni vascolari ischemiche, venose o vasculitiche, ferite chirurgiche complicate, postumi di amputazione degli arti con deiscenza del moncone.

Ad oggi molte persone si trovano a dover affrontare questo tipo di lesioni, che possono avere un forte impatto non solo sulla salute, ma anche sulla qualità della vita di questi pazienti.

A volte la gravità delle lesioni arriva a limitare l’autonomia dei nostri pazienti, portando, nei casi più gravi, anche a contrarre infezioni e a dover affrontare problematiche molto gravi” afferma la dott. ssa Chiarenza.

La sfida della vulnologia, dunque, non è solo quella di trattare le ferite: “fondamentale per tutti coloro che lavorano in questo ambito, è comprendere che non ci si può concentrare solo sulla lesione, piuttosto è necessario proiettarsi verso una presa in carico completa del paziente. Esiste un paziente con una ferita, non la ferita nel paziente” afferma la specialista.

 

Le principali tipologie di ferite trattate

La vulnologia si occupa di tutte le ferite, ma ha un focus particolare, come detto, sulle ferite croniche, ovvero tutte quelle lesioni che, nonostante le cure, non hanno la tendenza a guarire. Questo tipo di ferite sono tipiche di alcune patologie o di alcune condizioni specifiche e le principali che vengono trattate sono:

  • le ulcere degli arti inferiori, che generalmente possono avere una natura infiammatoria, vascolare o diabetica; 
  • le lesioni da decubito, chiamate anche piaghe da decubito, dovute all'iperpressione (pressione prolungata) su alcune zone del corpo come nei pazienti allettati o con ridotta mobilità; 
  • il piede diabetico, una complicanza del diabete che si manifesta con ulcere ai piedi molto difficili da guarire.

 

Il percorso del paziente: la prima visita vulnologica

Il percorso del paziente vulnologico prevede come primo ingresso una visita con il medico specialista, spesso richiesta dal medico di famiglia o da uno specialista in un'altra branca.

“L’attenta valutazione della ferita e del quadro clinico è fondamentale per un trattamento personalizzato che non tenga però solo conto della cura della ferita, ma anche delle condizioni generali e di vita della persona” afferma la dottoressa.

In un centro vulnologico, il paziente viene accolto da un team di medici e infermieri, che lavorando in sinergia, valutano dapprima:

  • caratteristiche della lesione (dimensioni, forma, sede, profondità, fondo);
  • classificazione secondo linee guida internazionali;
  • presenza di infezione.

“Solo sulla base di questa prima anamnesi è possibile elaborare un piano di cura personalizzato che includa trattamenti locali avanzati e valutazioni di approfondimento con altri specialisti in base alle cause di insorgenza della ferita”, spiega il medico.

 

I trattamenti in vulnologia

Il trattamento della ferita in vulnologia è mirato principalmente a:

  • gestione del dolore;
  • raggiungimento della guarigione della cute (qualora possibile);
  • gestione delle complicanze.

I trattamenti specifici includono una varietà di approcci che vanno dalle medicazioni avanzate fino a procedure chirurgiche, quando necessarie nei casi più complessi.

Le medicazioni avanzate e bendaggi

“In base alla ferita presentata dal paziente è possibile procedere con diversi trattamenti. Innanzitutto, il primo intervento è quello di detergere la lesione cutanea e la conseguente scelta della medicazione avanzata e dello schema di medicazione– specifica la specialista. - In media le eseguiamo 2 volte la settimana, ma possono esserci casi che necessitano anche di 3 cambi medicazioni a settimana perché le lesioni sono particolarmente essudanti”.

A seguito della medicazione, nei casi indicati vengono applicati dei bendaggi: “Uno dei nostri capisaldi di trattamento è, appunto, il bendaggio dell'arto inferiore qualora sede di ulcera che, non solo isola la ferita dall'ambiente esterno, ma fa un lavoro vascolare a 360°”, continua la dottoressa Chiarenza.

Gli approcci chirurgici

L’approccio chirurgico viene seguito in casi particolari: 

  • quando la ferita ha  un’infezione molto avanzata; 
  • quando è necessaria una copertura immediata di strutture nobili esposte (vasi, tendini, ossa); 
  • quando si vogliono accelerare i tempi di guarigione evitando possibili complicanze.

“L’approccio chirurgico viene affrontato, ad esempio, in ferite che richiedono il debridement con ultrasuoni, ovvero la rimozione di tessuto necrotico e non vitale in maniera selettiva. 

Questo può essere associato a un impianto di sostituti dermici cellularizzati e acellulari o altre procedure chirurgiche di medicina rigenerativa con l'uso di trattamenti con cellule staminali mesenchimali e da sangue periferico. 

Quando il caso lo richiede, il trattamento chirurgico può essere associato a un trattamento antibiotico (qualora in presenza di infezione), precedentemente concordato con lo specialista in malattie infettive” aggiunge la specialista.

 

La multidisciplinarietà nella cura 

Il trattamento delle ferite croniche richiede l'intervento di diversi specialisti, tra cui:

  • angiologi;
  • diabetologi;
  • dermatologi;
  • specialisti in malattie infettive;
  • specialisti in cure subacute;
  • internisti;
  • reumatologi;
  • medici di laboratorio;
  • radiologi;
  • ortopedici;
  • chirurghi vascolari;
  • fisioterapisti. 

“La collaborazione tra queste figure è essenziale per garantire un approccio a 360° del paziente e il paziente che accede al Centro di vulnologia viene seguito in ogni fase”.

 

L’importanza del coinvolgimento del paziente

Un aspetto fondamentale, però, è il coinvolgimento attivo del paziente nel percorso di cura. “I pazienti devono comprendere l'importanza della regolarità delle medicazioni, del mantenimento della ferita protetta, dell’adesione completa al piano diagnostico -terapeutico e dell'adozione di stili di vita salutari”, spiega la vulnologa.

 

L'aspetto umano della cura

“Come abbiamo detto, uno degli aspetti più significativi del trattamento vulnologico è l'approccio umano nella cura del paziente. Il supporto emotivo diventa una parte integrante del percorso di guarigione. Il nostro team cerca sempre di instaurare un rapporto, che aiuti il paziente ad affrontare le difficoltà legate alla ferita e alla sua condizione generale.

Il coinvolgimento della famiglia e dei caregiver è altrettanto fondamentale. I caregiver, infatti, possono essere di grande supporto per la gestione della ferita e per il supporto emotivo” conclude la dottoressa Chiarenza.