Breath test al lattulosio: a cosa serve e come prepararsi all’esame
PUBBLICATO IL 06 SETTEMBRE 2024
Il breath test al lattulosio, letteralmente “test del respiro”, è un esame semplice e assolutamente non invasivo, utile in particolare per diagnosticare la cosiddetta sindrome da contaminazione batterica nel piccolo intestino (SIBO). Si tratta di una condizione benigna più comune di quanto si pensi, dovuta a un’eccessiva proliferazione di batteri appartenenti alla normale flora intestinale. La manifestazione classica della SIBO è il gonfiore addominale.
Conosciamo meglio questo esame con l’aiuto del dottor Francesco Azzolini, gastroenterologo ed endoscopista del Policlinico San Marco, Responsabile dell’Unità Funzionale di Endoscopia Operativa dell’IRCCS Ospedale San Raffaele Milano.
In cosa consiste il breath test al lattulosio
Il breath test al lattulosio consiste nel far espirare (“breath” in inglese vuol dire respiro) la persona in un sacchetto:
- una prima volta prima dell’assunzione di lattulosio, ovvero uno zucchero sintetico;
- poi ogni 15 minuti nelle 4 ore successive.
“Una sofisticata apparecchiatura analizza, poi, la composizione del respiro con l’obiettivo di rilevare la quantità di gas espirata prima e dopo l’assunzione di lattulosio. La fermentazione del lattulosio da parte dei batteri intestinali a livello del colon, infatti, provoca, dopo un certo tempo dalla sua ingestione, un aumento del contenuto di idrogeno nell'aria espirata.
Il tempo normale di comparsa del picco dell’idrogeno nel respiro è compreso tra 30 e 90 minuti. Tempi inferiori o superiori possono indicare la presenza di condizioni che alterano il normale transito intestinale” spiega il dottor Azzolini.
Il test complessivamente dura circa 4 ore.
Cosa è il lattulosio
Come accennato, il lattulosio è uno zucchero sintetico, composto da fruttosio e galattosio. Il lattulosio è metabolizzato solo dai batteri, che sono scarsi nell’intestino tenue e numerosi nel colon.
“Dopo la somministrazione orale, il lattulosio, in condizioni normali, arriva pressoché inalterato fino al colon dove viene metabolizzato dalla abbondante popolazione di batteri, dando origine a gas che poi passano nel circolo sanguigno venoso e successivamente sono espulsi dai polmoni.
Nelle persone con sindrome da contaminazione batterica ci sono già abbondanti batteri nell’intestino tenue e pertanto il lattulosio viene metabolizzato già a questo livello, causando una produzione precoce del gas” continua lo specialista.
A cosa serve il breath test al lattulosio
Il breath test al lattulosio trova indicazione:
- se si sospetta la presenza della sindrome da contaminazione batterica dell'intestino tenue (SIBO), che può causare malassorbimento intestinale o alterazione del transito intestinale con sintomi come meteorismo, nausea, diarrea, gonfiore e crampi addominali;
- in caso di problemi di malassorbimento intestinale;
- in caso di alterazioni di necessità di determinare il transito oro-ciecale.
Come prepararsi al test
Per eseguire il breath test al lattulosio nel modo corretto, è importante attenersi ad alcune indicazioni. Tra queste:
- non aver assunto antibiotici nelle ultime 4 settimane;
- non aver assunto fermenti lattici e lassativi o praticato clisteri di pulizia intestinale nelle ultime 2 settimane;
- consumare, la sera precedente, una cena leggera con solo riso bollito, condito con olio di oliva, e carne (o pesce) ai ferri o bolliti (no frutta, verdura, patate, pane e pasta);
- osservare il digiuno la mattina dell’esame (solo acqua senza gas);
- astenersi dal fumo almeno dalla sera precedente il giorno dell’esame.
Cosa fare se il breath test risulta positivo
Se il breath test risulta positivo significa che c’è un problema di contaminazione batterica nel piccolo intestino. In questo caso è necessario seguire sia una terapia farmacologica sia una terapia dietetica.
“Per quanto riguarda la terapia farmacologica, è indicata una cura con disinfettanti intestinali, vista l'eterogeneità delle specie microbiche che compongono la flora intestinale.
La dieta, invece, dovrà essere povera di zuccheri e carboidrati, sostanze che nutrono alcuni batteri intestinali favorendone la crescita e proliferazione. Utile, infine, è assumere integratori di probiotici o batteri buoni, attraverso l’alimentazione in primis, ma anche, qualora servisse, con integratori.
In genere nell’arco di 3-4 settimane dovrebbero iniziare a vedersi dei miglioramenti della sintomatologia” conclude il dottor Azzolini.