L’importanza della riabilitazione prima e dopo l’intervento in ortopedia

PUBBLICATO IL 21 NOVEMBRE 2024

La riabilitazione pre e post intervento chirurgico ortopedico rappresenta una fase molto importante nel percorso del paziente e idealmente comincia dalla fase che precede l’intervento chirurgico. 

Nel caso di procedure chirurgiche in ambito ortopedico è fondamentale che il paziente abbia un inquadramento oltre che da parte dell’ortopedico, che ha posto le indicazioni di intervento (in questo caso interventi in elezione che riguardano prevalentemente le protesi di anca e ginocchio), anche fisiatrico, in modo tale che si possano dare indicazioni anche di preparazione. 

Ma come avviene il percorso di riabilitazione all’interno di una struttura specializzata come Villa Aprica? Lo abbiamo chiesto al dottor Franco Fiorentini, responsabile dell’Unità operativa di Riabilitazione motoria dell’Istituto Clinico Villa Aprica.

 

Riabilitazione pre e post intervento a Villa Aprica  

“In questi ultimi decenni è emersa sempre di più l’importanza della preparazione articolare e muscolare in fase pre-operatoria, specie nei casi di limitazione grave. Tutto questo grazie a utili indicazioni fornite dagli specialisti per quanto riguarda la postura, la preparazione a domicilio o l’esecuzione di alcuni esercizi (parte di questi molto utili anche nel post-operatorio) che dispongono il paziente all’intervento - spiega il dott. Franco Fiorentini -.

La riabilitazione post-operatoria è importante soprattutto in seguito a protesi di anca e ginocchio, cioè la sostituzione delle superfici articolari; ciò significa preparare nuovamente il paziente all’uso dell’articolazione e alla deambulazione. Questo viene messo in pratica: 

  • con esercizi mirati da eseguire già nelle prime 24 ore post-operatorie; 
  • grazie a protocolli specifici, cosiddetti fast track, dove, nel pomeriggio stesso o nelle 6-12 ore seguenti all’intervento, il paziente viene messo in piedi per deambulare o per eseguire i primi esercizi. 

Questi protocolli, che prossimamente vorremmo introdurre anche nella nostra struttura, necessitano di una selezione accurata dei soggetti e di una preparazione specifica dal punto di vista muscolare e nutrizionale. 

Vanno quindi riservati a pazienti in buone condizioni generali, tendenzialmente con una sofferenza articolare singola e buone condizioni generali; escludendo, quindi, le persone anziane e le persone con deficit di altra natura e in altre articolazioni”.

 

Perché è importante la riabilitazione ortopedica 

Gli esercizi riservati nelle prime 24 ore che precedono l’intervento sono volti principalmente a limitare le complicazioni come, per esempio, esercizi respiratori ed esercizi antiembolici, utili nell’evitare che la stasi del muscolo provochi un rallentamento all’interno delle vene e quindi la trombosi.

Altri esercizi perseguono 2 importanti obiettivi:

  • recupero del movimento (ROM, Range Of Movements);
  • ritorno alla deambulazione.

Il recupero del movimento e della muscolarità

“Il primo punto mira, come detto, al recupero del movimento (ROM, Range Of Movements) e al recupero della muscolarità del paziente, cioè dell’attività muscolare. Questo viene raggiunto con esercizi elementari, che vengono eseguiti sia in fase pre sia in fase post-operatoria, volti a infondere nella persona maggiore confidenza rispetto alla propria protesi - approfondisce -. 

Questa attività, nei primi giorni, viene svolta all’interno del reparto di Ortopedia, per poi passare, dalla terza/quarta giornata, nel reparto di Riabilitazione. 

In rari casi, in cui il paziente ha una buona articolarità e buone condizioni generali dal punto di vista articolare e non è troppo anziano o con comorbidità (compresenza di più patologie quali es. malattie polmonari, ematologiche, cardiache,…), può essere presa in considerazione anche la dimissione dal reparto di Ortopedia e proseguire questi esercizi anche in regime ambulatoriale o domiciliare. 

In una buona maggioranza dei pazienti, si prevede invece il trasferimento in ambiente riabilitativo dove verranno continuati e implementati gli esercizi”. 

Il ritorno alla deambulazione

“Il secondo obiettivo principale è ovviamente la deambulazione. Nella stragrande maggioranza degli interventi attuali, grazie al miglioramento in questi ultimi 20-30 anni sia delle tecniche operatorie sia dei materiali utilizzati, il carico è completo o a tolleranza, cioè si avvicina progressivamente al 100% già nei primi giorni – prosegue lo specialista -.

Nonostante ciò, è previsto l’utilizzo di ausili per garantire la sicurezza dell’articolazione appena operata e non sovraccaricare completamente l’arto nelle prime settimane: 

  • nei casi più complicati si opta per il deambulatore; 
  • nei casi normali si opta per i bastoni canadesi. 

È previsto un addestramento alla deambulazione grazie ad alcuni consigli utili forniti da fisioterapisti come, per esempio: 

  • sapere come caricare, quindi prima l’arto sano e poi l’arto malato; 
  • come eseguire le scale ricordandosi qual è l’arto operato (si sale con l’arto sano e si scende con l’arto malato); 
  • apprendere al meglio l’utilizzo dei 2 bastoni e via dicendo”.

Un altro punto indispensabile nel trattamento riabilitativo è l’affiancamento di una terapia medica, oltre alla riabilitazione in sé, che miri ad alleviare il dolore e l’infiammazione.

Il lavoro del medico riabilitatore e dei fisioterapisti è proiettato al rientro a casa: come il paziente può muoversi al proprio domicilio, dove può sedersi (sedia alta oppure sedia normale), il riposo (se può dormire sul fianco operato o meno), come scendere dal letto. Tutta una serie di insegnamenti che la persona riceve perché, una volta tornato a casa, deve essere in grado di autogestirsi. 

In questi ultimi anni, essendo aumentate e implementate le tecniche chirurgiche, gli esercizi e i consigli posturali vengono personalizzati sul paziente e sul tipo di accesso protesico a cui si è sottoposto. 

 

Quanto dura la riabilitazione

Per quanto riguarda la degenza a seguito di intervento di chirurgia ortopedica, si parla di circa 3-4 giorni nel reparto di Ortopedia e di una eventuale dimissione precoce nei casi di buone condizioni generali e di buona situazione articolare - sottolinea il medico -.

La durata della riabilitazione ospedaliera, invece, è di circa 2 settimane. I pazienti vengono incoraggiati nell’imparare gli esercizi, affinché possano poi replicarli in autonomia una volta dimessi. Lo scopo, quindi, è rendere il paziente indipendente sia negli esercizi riabilitativi più semplici sia in quelli più complessi. 

La ripresa, che dipende dalle condizioni di base del paziente e dallo stato dell’articolazione e dai muscoli, può variare anche fino a 2-3 mesi, così come per ritornare alle normali attività; per avvertire l’arto come più ‘naturale’ anche fino a 5-6 mesi”.

Altre strategie complementari possono essere gli esercizi in acqua, che possono essere svolti parallelamente, in molti casi, ad attività a secco, a tappetino o al lettino. I maggiori vantaggi sono rappresentati dal fatto che, se l’acqua raggiunge il livello che va dai fianchi alla regione sottomammaria, questa scarica almeno il 50% del peso. 

“L’abbandono dei bastoni canadesi, invece, è previsto in linea di massima dopo la valutazione del cammino simmetrico, cioè quando il paziente non è più zoppicante, e rappresenta il momento migliore per dire loro addio - conclude Fiorentini -. Anche in questo caso, tutto ciò dipende dalla situazione articolare complessiva del paziente e anche delle altre articolazioni. Il periodo più indicato è a circa 1 mese dall’intervento, con gradualità e senza esagerare”.

Cura e Prevenzione