Test nutrigenetico: cos’è e quando serve
PUBBLICATO IL 08 FEBBRAIO 2023
Il test genetico alimentare può fornire informazioni importanti per costruire un percorso di salute personalizzato
Il filosofo Ludwig Feuerbach affermava già nell’Ottocento: “Siamo quello che mangiamo”. Studi recenti hanno confermato quanto e in quale modo l’alimentazione e l’ambiente concorrono a plasmare la nostra individualità, influenzando l’azione dei Geni presenti nel DNA. Da questi studi sono nate 2 specialità che fanno parte della Genetica (la disciplina che studia il DNA):
- la nutrigenomica, branca della medicina che studia i rapporti tra alimentazione, malattie e corredo genetico individuale, spiegando come la dieta influenzi la attivazione o il silenziamento del messaggio contenuto nei geni;
- l’epigenetica, che studia il grado di attivazione dei geni, la loro espressività e le loro modifiche in funzione dell’ambiente.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, queste 2 branche mediche si sono dimostrate come le discipline che avranno un impatto positivo sullo stato di salute della popolazione più di altre. La nutrigenomica, in particolare, può già oggi essere impiegata come base per percorsi di cura personalizzati, come avviene, per esempio, nel nuovo percorso detox di Gruppo San Donato dove il test genetico alimentare è tra gli esami utilizzati per costruire un percorso di remise en forme personalizzato.
Approfondiamo l’argomento sulla Nutrigenomica e il test genetico alimentare (o test nutrigenetico) con il dottor Gabriele Pellicciotta, Direttore Sanitario dei Punti Raf e specialista in Gastroenterologia, Scienze dell’Alimentazione e Medicina Interna.
Test genetico alimentare: perché si fa
“La genetica è un ramo della biologia che si occupa del materiale ereditario, del suo modo di funzionare e delle modalità della sua trasmissione. Questo avviene mediante lo studio del DNA e di particolari strutture che lo compongono, detti geni - spiega il dottor Pellicciotta -.
Il genoma umano per il 99,9% è identico in ogni persona al mondo ed è ciò che caratterizza la nostra specie. È solo quel restante 0,1% a rendere ciascuno di noi differente dagli altri, giustificando quella serie di caratteristiche che ci rende unici”.
Il test genetico alimentare è costituito dalla lettura del DNA del paziente e, da questo, risultano evidenti eventuali polimorfismi (che si chiamano SNP), correlati statisticamente ad un incremento di un certo tipo di rischio (obesità, ipertrigliceridemia, osteoporosi…). L’individuazione di situazioni potenzialmente dannose per il paziente, quali:
- le intolleranze (al lattosio, al glutine…);
- i dismetabolismi (quali la sindrome metabolica)
consente ai medici di contrastarle efficacemente con una serie di azioni preventive e proattive, fino ad arrivare, se necessario, alla proposta di integratori e diete o di suggerire approfondimenti clinici.
Che cosa rivela
Il test nutrigenetico o test alimentare genetico è un esame in grado di tradurre concretamente qual è l’effettivo impatto degli alimenti sul DNA. Questo test può rappresentare, dunque, un punto di partenza fondamentale per il raggiungimento di uno stato ottimale dei bisogni mentali e fisici di tutti gli individui che affrontano un periodo di malessere. Può essere, infatti, il primo passo per tutte le persone che desiderano recuperare un profilo metabolico equilibrato.
“L’organismo è dotato di un sistema enzimatico di detossificazione che neutralizza ed elimina in 3 fasi tutte le sostanze diverse dai nutrienti, come farmaci, tossine e cancerogeni:
- nella fase 1 le tossine vengono modificate chimicamente;
- nella fase 2 vengono coniugate con speciali gruppi chimici per facilitare la loro escrezione;
- nella fase 3 le sostanze tossiche vengono eliminate dal corpo mediante le urine o la bile”.
Oltre agli aspetti tipici dei processi di detossificazione, è importantissimo avere anche il quadro clinico delle predisposizioni, ad esempio:
- all’accumulo di trigliceridi;
- al metabolismo delle HDL/LDL;
- alla risposta metabolica all’esercizio fisico nella perdita di peso;
- alla predisposizione a patologie metaboliche;
- alla predisposizione all’obesità.
Come si esegue e i suoi risultati
“Il test genetico, indolore e facile da fare, si effettua mediante il DNA estratto dalla saliva del paziente che vi si sottopone - chiarisce il medico -. Il laboratorio di Genetica sequenzia il DNA e dà un primo risultato sulla presenza di eventuali polimorfismi che vanno poi elaborati dagli specialisti”.
L’indagine genetica è attualmente l’unico modo con il quale è possibile avere informazioni sulla predisposizione dell’individuo a sviluppare alcune patologie. Questo significa che, conoscendo le caratteristiche genetiche e la predisposizione, è possibile intraprendere azioni preventive a livello di nutrizione e integrazione, stile di vita e attività fisica, monitoraggio diagnostico e terapia mirata. Queste azioni possono impedire lo sviluppo della malattia, ritardarla o mitigarne il rischio.
“In altre parole, noi ereditiamo solo la predisposizione, ma non la malattia; quindi, prima veniamo a conoscenza del possibile rischio cui siamo esposti, prima prendiamo le precauzioni necessarie”.
Vi sono evidenze crescenti sul fatto che i fattori genetici siano coinvolti in tutti gli aspetti di regolazione del peso, compresi l’introito calorico e il dispendio energetico, tanto che diversi studi attribuiscono all’ereditarietà il 40-70% della responsabilità di sovrappeso e obesità, sia nell’adulto che nel bambino.
Queste informazioni aiutano in modo determinante il medico specialista nella definizione della dieta. La Malattia Celiaca, ad esempio, è la prima causa di malassorbimento in età pediatrica. Le Malattie infiammatorie croniche intestinali (Mici), malattia di Crohn (Mc) e Rettocolite ulcerosa (Rcu) sono correlate, oltre a fattori ambientali, alla dieta.
E continua lo specialista: “Il test è idealmente consigliato a tutti perché più informazioni abbiamo su noi stessi e sulle nostre suscettibilità genetiche, meglio possiamo affrontarle e contrastarle efficacemente. Sapere che abbiamo una maggiore predisposizione all’aumento di peso oppure alla comparsa dell’osteoporosi quando siamo in giovane età ci aiuta in modo determinante nel futuro a definire stili di vita e comportamenti alimentari. Tutti i referti sono redatti facendo riferimento a quanto accettato dalla Letteratura della Comunità Scientifica Internazionale”.
Il test genetico alimentare nel nuovo percorso detox di Gruppo San Donato
Il test genetico è uno dei punti di partenza fondamentali per la definizione del percorso di cura più adeguato ad ogni individuo.
Per questo motivo, gli specialisti di Gruppo San Donato hanno inserito il test nutrigenetico tra gli esami proposti nel nuovo percorso detox esclusivo: un percorso multidisciplinare di recupero del benessere psico-fisico interamente incentrato sul rapporto tra medicina e nutrizione e calibrato sull’individualità del paziente che vi accede, che prevede un nuovo modello di personalizzazione delle cure.
“È questo un modo completamente diverso di approcciare il problema correlato all’alimentazione ed al benessere, perché è il solo che tiene conto delle individualità del paziente, del suo metabolismo, della sua risposta all’attività fisica, delle sue intolleranze e delle eventuali carenze di elementi fondamentali per il benessere.
Un team di medici specialisti si occupa della lettura ed interpretazione del patrimonio genetico del paziente emerso dal test genetico alimentare e redige il report costituito dalle informazioni genetiche, dai consigli su alimentazione, integratori, attività fisica e stile di vita, raccomandando, se necessari ulteriori esami clinici.
Il successivo counseling genetico effettuato dal medico spiega al paziente i risultati dei test effettuati. Il report si conclude con la food map personalizzata: cioè gli alimenti geneticamente compatibili con le sensibilità/intolleranze ed esigenze del paziente.
Non esistono al momento altre strutture che applicano questa modalità di refertazione alla indagine genetica ed al report generato, né che garantiscono il successivo counseling genetico effettuato al paziente dal medico specialista”, conclude il dottor Pellicciotta.