Malattie rare neuromuscolari: nuovi passi in avanti nella cura e nella ricerca

PUBBLICATO IL 28 FEBBRAIO 2023

Le malattie rare di tipo neuromuscolare interessano le capacità di movimento e, in alcune di queste, anche la possibilità di percepire le sensazioni nei riguardi del mondo esterno. Sono legate a strutture che cominciano la loro funzione all’interno del sistema nervoso centrale, precisamente nel midollo spinale, ed attraverso dei prolungamenti raggiungono i muscoli e gli organi di senso.
La causa di queste malattie è da ricercarsi in alterazioni genetiche, immunitarie, di tipo tossico, cause infettive oppure carenze importanti di alcuni nutrimenti.

Rispetto al passato, lo sviluppo della ricerca ha consentito di individuare incoraggianti prospettive terapeutiche in alcune malattie neuromuscolari. Ne parliamo con il dott. Stefano Previtali, neurologo e responsabile dell’Unità di Ricerca Rigenerazione Neuromuscolare presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele.

 

Un insieme eterogeneo di malattie neuromuscolari

Note da molti anni, le malattie neuromuscolari sono molto eterogenee dal punto di vista delle cause della loro insorgenza. A causa del difetto funzionale che determinano, molte hanno in comune la conseguenza di limitare, parzialmente o totalmente, la capacità di movimento, in alcuni casi interessando anche la deglutizione ed il respiro del paziente; altre alterano il suo equilibrio nello spazio e/o la percezione delle sensazioni, a seconda degli organi interessati.

Tra le forme acquisite, di tipo infiammatorio, infettivo, così come per le forme determinate da reazioni tossiche, già da alcuni anni sono disponibili farmaci che consentono di tenerle sotto controllo, limitando la degenerazione di alcuni distretti. Quelle per cui non avevamo prospettive terapeutiche erano le forme genetiche o degenerative.

 

Atrofia muscolare spinale: i nuovi orizzonti di cura

L'atrofia muscolare spinale (SMA) è una malattia rara caratterizzata da degenerazione dei motoneuroni, cellule neuronali che si trovano all’interno del midollo spinale, che formano i nervi motori. Quando queste muoiono, il muscolo non è più in grado di funzionare e si atrofizza.

Nelle forme molto gravi, che si manifestano sin dalla nascita, i bambini non riescono a muoversi e in breve tempo sono impossibilitati a respirare. Esistono anche condizioni meno gravi, con manifestazioni tardive della malattia, che comunque comportano o compromettono la possibilità di camminare e poi la respirazione.

Questo è il gruppo di patologie che ha maggiormente usufruito delle novità terapeutiche.
Mentre prima non esisteva alcuna possibilità di cura, oggi, esistono dei farmaci che, sfruttando le conoscenze del meccanismo che causa la malattia, hanno permesso di ‘accendere’ un gene compensatorio (di solito molto poco attivo nelle persone sane) e, con somministrazione già in fase neonatale, migliorare molto le condizioni, permettendo ai bambini di sopravvivere, acquisire le tappe motorie, avere meno problemi dal punto di vista respiratorio e, negli adulti, mantenere una stabilità di malattia evitando che progressivamente peggiori nel tempo.

Terapia genica per i malati di SMA

Un altro importante traguardo nel trattamento dell’atrofia muscolare spinale è la terapia genica, che consente di avere a disposizione una soluzione terapeutica che viene somministrata una sola volta nella vita ed è in grado di cambiare la storia naturale della malattia soprattutto se eseguita precocemente.

Mediante vettori virali opportunamente modificati, infatti, si porta all’interno dell’organismo un gene che sostituisce quello non funzionante, direttamente nelle cellule dei pazienti.

In buona parte dei bambini, il decorso della malattia è buono, consentendogli di superare la prima fase della propria vita cominciando a muoversi, camminare, modificando così completamente la loro aspettativa di vita.

Ciò che ancora non è conosciuto e su cui i ricercatori e i clinici stanno lavorando, è quanto dureranno gli effetti della terapia e se le tecniche dovranno essere aggiornate o implementate durante la crescita, dal momento che attualmente non è possibile somministrare una seconda dose del gene, perché il sistema immunitario lo distruggerebbe.

 

Le distrofie muscolari

Le distrofie muscolari sono malattie intrinseche del muscolo, che degenera per un difetto genetico (in genere la mancanza di una proteina), per cui i muscoli si indeboliscono sempre di più e si riducono le capacità motorie delle persone affette.

Ciò che la ricerca sta facendo, anche per queste forme, è quello di rallentare il decorso della malattia agendo sui diversi meccanismi che vengono alterati. Un esempio ne è la distrofia muscolare di Duchenne, una forma che si manifesta in età pediatrica, con andamento progressivo e invalidante, che tende a peggiorare col passare del tempo fino a rendere difficoltoso, se non impossibile, lo svolgimento delle attività quotidiane più semplici.

Gli studi in corso sulle distrofie muscolari

Molti tipi di approcci terapeutici sono stati tentati come, ad esempio, agendo sull’RNA difettoso ed ingannando il macchinario  che serve a tradurlo in una proteina, permettendo la produzione di una proteina distrofina più piccola, ma funzionante. I primi farmaci creati con questo meccanismo non cambiano al momento il decorso di malattia, ma ne sono stati creati di nuovi, molto più efficienti, che si stanno provando in clinica in questo momento.

Anche per la distrofia di Duchenne è però in corso una sperimentazione di terapia genica, con il limite che, in questo caso, il gene che deve essere sostituito, quello della distrofina, è molto grosso. Per questo, la sperimentazione mira a portare, mediante un vettore virale, una forma ridotta del gene stesso per permettere di ripristinare la produzione di una micro-proteina, si spera funzionale.

In laboratorio la sperimentazione ha dato risultati eccellenti ed è già cominciata quella nell’uomo: numerosi bambini sono stati trattati e si attende di vedere che tipo di risposta sia generata dai singoli. Ci aspettiamo e auspichiamo che questa terapia possa dare un aiuto a rallentare il decorso della malattia, in attesa dei futuri sviluppi dal punto di vista della ricerca.

 

Le malattie acquisite di tipo disimmune: la miastenia gravis

La miastenia gravis è una patologia rara autoimmune, caratterizzata da un'alterazione della giunzione neuro-muscolare. Il paziente sperimenta una facile affaticabilità, accompagnata da una ridotta forza, duplicazione della visione e, se colpisce la respirazione, anche insufficienza respiratoria grave.

I farmaci antinfiammatori, cortisonici e gli immunosoppressori tengono sotto controllo la risposta immunitaria, non sempre con una risposta del tutto efficace.

Nuovi farmaci per bloccare la risposta immunitaria

Le nuove frontiere di cura per la miastenia gravis sono farmaci che bloccano la risposta immunitaria, molto efficaci e già in uso nella pratica clinica, che stabilizzano la malattia, consentendo ai medici di ridurre di molto le dosi dei cortisonici somministrati in concomitanza e limitare gli immunosoppressori, con meno effetti collaterali per il paziente.

Ci aspettiamo che, in prospettiva, questi trattamenti diventino opzioni terapeutiche sempre più semplici da utilizzare, evitando che la malattia abbia rapidi peggioramenti.

Queste opzioni di cura avranno probabilmente prospettive più ampie anche in altri processi infiammatori che colpiscono i nervi o i muscoli, ma tutto è ancora in corso di sperimentazione.

Il rovescio della medaglia è che questi farmaci, molto potenti ed in alcuni casi davvero efficaci, sono anche molto costosi, a causa della complessità della tecnologia alla base della loro realizzazione ed al costo delle sperimentazioni che vengono effettuate, quindi il costo maggiore deve essere bilanciato in un’ottica di equilibrio del sistema sanitario e di sostentamento dell’intero sistema.

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