Grazie agli ortopedici dell’IRCCS Galeazzi - Sant’Ambrogio, una bimba libica di 3 anni muove i suoi primi passi
PUBBLICATO IL 27 APRILE 2023
I passi più importanti della vita sono quelli mossi da una bimba di 3 anni giunta dalla Libia all’IRCCS Ospedale Galeazzi - Sant’Ambrogio per trovare un’alternativa all’amputazione di una gamba.
Un destino già segnato nel suo Paese, ma la speranza si è riaccesa in Italia, grazie al professor Giuseppe Peretti, responsabile dell’Équipe Universitaria di Ortopedia Rigenerativa e Ricostruttiva (E.U.O.R.R.), e al dottor Fabio Verdoni, responsabile Ortopedia pediatrica dell’Ospedale e consulente presso Palazzo della Salute - Wellness Clinic, che l’hanno sottoposta a un intervento estremamente complesso che le ha permesso di camminare.
Le condizioni della piccola paziente
La piccola Nosaiba è nata con un’agenesia della tibia, ossia con la mancanza totale dell’osso tibiale che, durante la gestazione, non si è formato. Era quindi presente solo il perone che era di dimensioni ridotte rispetto al normale ed era posizionato posteriormente al femore. Pertanto la bimba non aveva la funzionalità dell’anca e soprattutto del ginocchio, che permaneva rigido in posizione flessa. Inoltre soffriva, dalla nascita, anche di una forma molto grave di piede torto: la pianta del piede era ruotata di oltre 150° ed era pertanto orientata verso l’alto.
Tutte queste malformazioni concomitanti non permettevano a Nosaiba di stare in piedi, né tanto meno di camminare. La piccola si limitava a saltellare su una gamba sola appoggiata a un sostegno o a gattonare, provocandosi anche lesioni cutanee che avevano portato alla formazione di una significativa callosità sul ginocchio.
In presenza di casi così gravi e complessi l’unica strada percorribile, secondo i medici libici, ma anche secondo la letteratura internazionale, era quella dell’amputazione sopra al ginocchio, con successivo impiego di una protesi. Tuttavia i genitori di Nosaiba non hanno mai accettato di sottoporre la loro bambina a un percorso così doloroso e invalidante cercando all’estero un’altra possibilità.
Grazie all’intercessione del dottor Mussa Tablaki del consolato libico in Italia, il professor Giuseppe Peretti, che a sua volta ha coinvolto il dottor Fabio Verdoni, ha studiato insieme al collega il caso di Nosaiba trovando una soluzione tecnicamente complessa e con molte incognite. Sono stati necessari studi ed esami preliminari, sono stati coinvolti anche altri professionisti, come il chirurgo plastico e il chirurgo vascolare, per verificare la fattibilità dell’intervento.
L’iter chirurgico di Nosaiba: la prima seduta
Nel settembre 2022, la bambina viene sottoposta a un primo intervento per il posizionamento di un fissatore esterno esapodalico di ultima generazione che, guidato da un software, permette correzioni simultanee e su più piani di deformità primitive complesse. Sono stati quindi posizionati degli ancoraggi a livello del femore e del piede al fine di favorire la progressiva estensione del ginocchio e la correzione del piede torto.
“La correzione delle deformità è stata sorprendente, la risposta al trattamento è stata ottimale - afferma il prof. Peretti -. Con questo primo intervento abbiamo quindi ottenuto un ginocchio esteso, un piede ruotato quasi completamente, ma permaneva il problema legato al perone, posizionato dietro il femore. Si rendeva quindi necessario un secondo intervento per riportare il perone nella sede più funzionale”.
La seconda seduta chirurgica
Durante la seconda seduta chirurgica è avvenuta la liberazione del perone, nella parte prossimale, da tutti i tessuti che vi si inserivano, ovvero il tendine bicipitale, i legamenti collaterali del ginocchio ed i tendini dei muscoli peronei; è stata poi resecata una porzione centrale dell’osso, che è stato così accorciato.
È stato inserito un filo metallico (filo di Kirschner) che attraversava il perone per tutta la sua lunghezza, entrando nella caviglia, e proseguendo fino al femore, pertanto mantenendo il ginocchio completamente esteso e tutte le ossa coinvolte nella loro sede. Post-intervento è stato posizionato uno stivaletto di gesso che è stato rimosso dopo 1 mese, mentre il filo dopo 6 settimane.
“Il perone era incarcerato dietro al femore, costretto dai tendini che lo forzavano in una posizione non funzionale, quindi non potevamo semplicemente trascinarlo verso il basso e posizionarlo correttamente, ma era necessaria una osteotomia - spiega il dott. Verdoni -. Dopo aver liberato il perone, che era risalito di 4 cm rispetto alla sede anatomica, abbiamo apportato una resecazione per ridurre l’osso di 2,5 cm e collocarlo nella giusta posizione affinché fosse in grado di ricevere il carico, di sopportare il peso della bambina, facendo, di fatto, la funzione della tibia mancante (perone pro tibia)”.
Grazie a questi 2 interventi ora la bimba può beneficiare di un arto non biologicamente efficiente, poiché l’articolazione è compromessa, ma che le permette di mantenersi in posizione eretta, grazie anche al supporto di uno speciale tutore con un rialzo interno che correggere la dismetria tra le 2 gambe, poiché l’arto malformato è più corto di 10 cm.
L’obiettivo primario era quello di ridare funzionalità a un arto inferiore con un’anca normale e con il femore integro, preservare caviglia e ginocchio benché rigidi. Il ginocchio non può avere la sua naturale funzione poiché manca l’apparato estensore, quindi non si estende e non si flette, ma di fatto è una stampella biologica. Il piede invece è mobile e permette la spinta e il passo, elemento essenziale affinché Nosaiba possa camminare (cosa che sta già cominciando a fare!).
I prossimi step
Il percorso della piccola non è ancora finito e si procederà per tappe. Il primo passo importante sarà quello di mantenere uniti perone e femore, allungando quest’ultimo per raggiungere la stessa lunghezza dell’arto sano e poi posizionare la caviglia sotto il perone.
Il secondo passo riguarda invece il perone, divenuto tibia, che continuerà a crescere con la piccola Nosaiba, grazie anche alle cartilagini di accrescimento che sono state preservate, tuttavia l’arto sano crescerà più velocemente e quindi sarà necessaria la revisione del caso. Prima di intervenire allungando il perone è necessario valutare il tenore della muscolatura, la funzionalità nervosa, nonché la vascolarizzazione dell’arto, elemento che stimola la formazione di osso nuovo.
Nosaiba, ora in Libia, tornerà all’IRCCS Galeazzi - Sant’Ambrogio per i controlli tra 4 mesi, ma nel frattempo non verrà interrotto il contatto con i medici che seguiranno i progressi della piccola grazie alle possibilità offerte dalla telemedicina.
“È stato commovente assistere ai primi passi di Nosaiba. Nella nostra carriera abbiamo trattato molti casi, anche complessi, ma nessuno era riuscito a procurarci un’emozione e una soddisfazione così grandi. I suoi genitori, sempre presenti e collaborativi, ci hanno affidato senza indugio il loro bene più prezioso e siamo davvero orgogliosi di non aver deluso le loro aspettative, ma soprattutto di aver dato alla bambina una possibilità” concludono i 2 specialisti.