Farmaci per il Covid-19: facciamo il punto della situazione

PUBBLICATO IL 20 DICEMBRE 2021

Oltre al vaccino, quali sono i farmaci anti-Covid utilizzabili? L’immunologo clinico risponde 

Dall’inizio della pandemia di Covid-19, le strategie terapeutiche adottate contro il nuovo coronavirus si sono evolute contemporaneamente alla sempre maggior conoscenza del virus. Oltre ai vaccini, ci si domanda spesso, però, quali siano gli altri farmaci a disposizione per combattere la malattia. Il Dott. Giorgio Massarotti, immunologo della Casa di Cura La Madonnina, ci aiuta a fare chiarezza.

“Ad oggi non è stato ancora individuato un farmaco in grado di curare efficacemente tutti i casi di Covid-19 – chiarisce il dott. Massarotti -. Per questo motivo, vengono utilizzati vari medicinali con l’obiettivo di inibire la replicazione del virus, la risposta infiammatoria generata dal sistema immunitario e i danni all’organismo”.

 

Quali sono i farmaci anti-Covid

I farmaci a disposizione contro il Sars-Cov-2 possono essere classificati come:

  • anticorpi monoclonali;
  • immunosoppressori;
  • antivirali;
  • di supporto.

Anticorpi monoclonali

“Gli anticorpi monoclonali – dichiara il dott. Massarotti – sono prodotti da cloni di linfociti B opportunamente modificati per produrre immunoglobuline dirette verso molecole presenti nel virus o nella catena infiammatoria post-infezione”.

In Italia, alcuni anticorpi monoclonali sono stati autorizzati dall’Aifa per il trattamento del Covid-19, in alcuni casi come misura straordinaria, e utilizzati in soggetti fragili o portatori di comorbidità, ad alto rischio di malattia grave.

I monoclonali devono essere somministrati nelle fasi precoci: entro la prima settimana dall’insorgenza della malattia. Oltre i 7 giorni sono utilizzati in soggetti con immunodeficienza che presentino sierologia per SARS-CoV-2 negativa, ma una prolungata positività al tampone molecolare. 

Sotrovimab, casirivimab e imdevimab, bamlanivimab ed etesevimab

I farmaci composti da sotrovimab, casirivimab e imdevimab, bamlanivimab ed etesevimab contengono uno (sotrovimab) o due (casirivimab e imdevimab o bamlanivimab ed etesevimab) anticorpi monoclonali che vengono utilizzati singolarmente o in associazione per via endovenosa.

Questi anticorpi si legano in siti diversi della proteina spike del SARS-CoV-2, impedendo la penetrazione del virus nelle cellule umane e la sua replicazione.

Tocilizumab o sarilumab

Tocilizumab (1) o sarilumab (2) sono anticorpi monoclonali, somministrati anch’essi generalmente per infusione, che presentano il medesimo meccanismo d’azione, pertanto sono utilizzati come alternativa: sarilumab nei casi in cui tocilizumab non fosse disponibile. 

Vi si ricorre normalmente nel trattamento di artrite (artrite reumatoide grave, artrite idiopatica giovanile sistemica, poliartrite idiopatica giovanile) o di sindrome da rilascio di citochine indotta dai linfociti CAR-T.

Per quanto concerne il Covid-19, sono in grado di legarsi entrambi ai recettori della citochina interleuchina 6 (IL-6), per limitarne l’attività.

Nei casi più gravi, infatti, il Sars-Cov-2 si replica innescando una fase infiammatoria mediata dal sistema immunitario, con liberazione abnorme di citochine: la cosiddetta ‘tempesta di citochine’. Si tratta di proteine di comunicazione che il sistema immunitario produce per organizzare le difese dell’organismo, fornendo istruzioni alle cellule come ad esempio quella di duplicarsi o differenziarsi. In questo caso, la reazione abnorme genera una forte infiammazione, in grado di danneggiare i vari organi e provocare la sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS).

Tixagevimab e cilgavimab

Attualmente l’EMA ha iniziato la rollig review del preparato costituito da tixagevimab e cilgavimab (3), ovverosia: in condizioni di emergenza sanitaria i dati sperimentali per il processo di autorizzazione del farmaco vengono esaminati a mano a mano che emergono e non a fine sperimentazione, come da procedura.

I due anticorpi tixagevimab e cilgavimab sono stati progettati per legarsi alla proteina spike del Sars-Cov-2, quindi allo scopo di impedire al virus di penetrare nelle cellule umane. Poiché si legano a componenti molecolari diverse della proteina spike, la loro associazione sembrerebbe essere più efficace. 

L’azienda produttrice ipotizza una loro permanenza in chi li riceve di circa 12 mesi (4) : un periodo di gran lunga superiore rispetto agli altri monoclonali.

Svantaggi della terapia monoclonale

Nonostante si tratti di una terapia attualmente in uso per il trattamento di alcuni casi selezionati di Covid-19, gli anticorpi monoclonali non costituiscono una terapia utilizzabile su larga scala, in quanto:

  • possono essere somministrati in un numero limitato di strutture ospedaliere, individuate da Regioni e Ministero della Salute;
  • hanno generalmente una durata limitata a qualche mese;
  • hanno un costo di produzione elevato;
  • devono essere somministrati precocemente.

 

Immunosoppressori

Gli immunosoppressori sono preparati in grado di ridurre la catena di reazioni infiammatorie indotte dalle cellule immunitarie (tempesta di citochine). Quelli utilizzati sono Anakinra e Baricitinib

Anakinra

Anakinra (5) è un immunosoppressore antagonista del recettore della citochina interleuchina 1 (IL-1), normalmente utilizzato per le seguenti patologie: artrite reumatoide, sindromi febbrili periodiche, sindromi periodiche associate a criopirina (CAPS), febbre mediterranea familiare (FMF), malattia di Still. 

In corso di Covid-19, l’inibizione del legame con i recettori dell’interleuchina 1:

  • ridurrebbe lo stato infiammatorio;
  • ritarderebbe la presenza di danni polmonari. 

Tale trattamento è limitato ai pazienti con polmonite da Covid-19 moderata/severa.

Baricitinib

Baricitinib (6) è un immunosoppressore che inibisce l’attività degli enzimi Janus Chinasi nei processi infiammatori. È normalmente utilizzato nei pazienti adulti per il trattamento delle forme moderate e severe di artrite reumatoide e dermatite atopica.  

In caso di Covid-19 viene usato per:

  • ridurre la tempesta infiammatoria;
  • ridurre la penetrazione del virus nelle cellule: processo di cui uno dei regolatori è la proteina-kinasi 1, verso cui il farmaco è diretto.

Baricitinib è utilizzato nel trattamento di soggetti Covid in condizioni cliniche gravi, che si evolvono rapidamente.

 

Antivirali

Sono farmaci che inibiscono la fase di replicazione e diffusione del virus. Quelli usati sono Remdesivir e Molnupiravir. È stata, inoltre, autorizzata dall’EMA anche la pillola anti-Covid di Pfizer

Remdesivir

Remdesivir (7) blocca l’enzima RNA polimerasi del virus, RNA dipendente, necessario al Sars-Cov-2 per la replicazione. L’Aifa indica specificatamente l’utilizzo del farmaco in casi selezionati di pazienti con polmonite da Covid-19 che presentano sintomi insorti da meno di 10 giorni (8).

Molnupiravir

Molnupiravir è un antivirale che inibisce l’RNA polimerasi, per cui altera il genoma del Sars-Cov-2 impedendone la replicazione. Molnupiravir sembrerebbe ottenere risultati incoraggianti e la somministrazione nella forma a pastiglie permetterebbe il suo uso anche per le cure domiciliari. Il farmaco, attualmente in uso nel Regno Unito, è ancora sotto osservazione da parte dell’EMA (rolling review) che, tuttavia, ha stabilito il suo utilizzo per il trattamento, entro 5 giorni dall’insorgere dei sintomi, di adulti con COVID-19 che hanno un alto rischio di una forma grave della malattia (9).

La pillola anti Covid di Pfizer

L’azienda Pfizer ha realizzato specificatamente per il Covid-19 un farmaco (Paxlovid) (10) utilizzabile per via orale, inibitore dell’enzima Sars-Cov-2-3CL proteasi, indispensabile al virus per l’assemblaggio delle proteine necessarie alla sua replicazione. Esso viene cosomministrato con un antiretrovirale utilizzato nell’infezione da HIV. 

Questo nuovo farmaco sembrerebbe poter essere utilizzato precocemente anche in fase non ospedaliera. L’EMA sta conducendo una revisione dei dati attualmente disponibili al fine di supportare le autorità nazionali che decidessero di approvarne l’uso precoce in situazioni di emergenza, prima del via libera all’immissione in commercio (11). 

 

Farmaci di supporto (12)

Tra i farmaci di supporto si trovano i corticosteroidi e l’eparina

Corticosteroidi (13)

I corticosteroidi esercitano un’azione:

  • antinfiammatoria, nel loro utilizzo a breve termine
  • immunosoppressiva, nell’uso a lungo termine.  

In relazione al Covid-19, i corticosteroidi e il desametasone, in particolare, hanno dimostrato un beneficio in termini di riduzione della mortalità e sono raccomandati dall’Aifa generalmente nei pazienti ospedalizzati affetti da malattia da Covid-19 grave, che richiedono un supplemento di ossigeno.

Il loro uso nella fase iniziale della malattia potrebbe avere, infatti, un impatto negativo sulla risposta immunitaria. In soggetti con malattie croniche, inoltre, i cortisonici possono determinare seri eventi avversi. 

Eparina (14)

L’eparina è un anticoagulante che in corso di Covid-19 viene utilizzato sia per la profilassi, nel paziente allettato o con ridotta mobilità, che nella terapia di eventi trombotici, ovverosia la formazione di un coagulo di sangue in una vena profonda del corpo che può creare un’ostruzione parziale o totale della circolazione ematica.

 

*L'elenco dei farmaci utilizzati per curare il Covid-19 è aggiornato al 16 dicembre 2021
Cura e Prevenzione