
Covid-19, vaccini e complicanze cardiache: un nuovo consensus europeo firmato anche dall'IRCCS Ospedale San Raffaele fa chiarezza
PUBBLICATO IL 27 MAGGIO 2025
Un nuovo clinical consensus statement pubblicato dal Working Group on Myocardial and Pericardial Diseases della Società Europea di Cardiologia (ESC) segna un passo fondamentale nella comprensione e nella gestione delle complicanze infiammatorie cardiache legate al covid-19 e alla vaccinazione anti-SARS-CoV-2.
Il documento è stato firmato da esperti di spicco in tutta Europa in ambito cardiologico, immunologico e internistico, tra cui il professor Lorenzo Dagna, primario dell’Unità di Immunologia, Reumatologia, Allergologia e Malattie rare dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, nel cui contesto è attivo un ambulatorio dedicato all’immunopatologia cardiovascolare, e professore associato di Medicina interna all’Università Vita-Salute San Raffaele.
Con lui facciamo il punto su epidemiologia, patogenesi, diagnosi e trattamento di miocarditi e pericarditi insorte dopo infezione da SARS-CoV-2 o dopo la vaccinazione.
Miocarditi e pericarditi: cosa ci dice il consensus?
La miocardite è un’infiammazione del muscolo cardiaco, che può provocare sintomi lievi (come dolore al petto o affaticamento) ma, in rari casi, anche complicazioni più serie. La pericardite è un'infiammazione del pericardio, il sacco fibrosieroso che avvolge il cuore. Le 2 condizioni si possono presentare in modo indipendente o associate.
Nel nuovo consensus gli esperti mettono in luce i principali dati emersi negli ultimi anni:
- La miocardite da covid-19 è più frequente di quella post-vaccino. Durante l’infezione da SARS-CoV-2, il rischio di sviluppare una miocardite è da 5 a 10 volte più alto rispetto a chi ha ricevuto un vaccino mRna. Le forme legate all’infezione tendono inoltre a essere più gravi.
- Le miocarditi post-vaccino sono rare e tendono a risolversi. Dopo la vaccinazione i casi di miocardite sono globalmente molto rari, con una stima compresa tra 3 e 7 casi ogni 100mila vaccinati (va ricordato che l’incidenza della miocardite nella popolazione generale, indipendentemente dalla vaccinazione, è compresa tra i 4 e 14 casi ogni 100mila persone all’anno, quindi non si osservano significative differenze). Peraltro, nella grande maggioranza dei casi si tratta di forme lievi, che si risolvono con riposo e terapia sintomatica.
- I soggetti più a rischio sono i giovani maschi dopo la seconda dose. L’incidenza più elevata di miocardite è stata osservata nei maschi sotto i 30 anni, in particolare dopo la seconda dose del vaccino mRna, soprattutto Moderna. In questa specifica popolazione si è osservata un’incidenza di miocardite compresa tra i 10 e i 28 casi su 100mila vaccinati all’anno. Tuttavia, anche in questi casi, la prognosi è generalmente favorevole.
- Esiste una forte correlazione tra l’infezione naturale da covid-19 e il rischio di sviluppare pericardite. Al contrario, non vi sono dati che supportino un nesso causale tra la vaccinazione e il rischio di sviluppare una successiva pericardite.
- Il vaccino resta in ogni caso la scelta più sicura. Il messaggio chiave che emerge dal consensus è chiaro: il vaccino protegge dalle forme gravi di covid-19 e riduce anche il rischio complessivo di miocardite. Anche se può esserci un lieve aumento del rischio dopo la somministrazione in alcuni gruppi (soggetti di sesso maschile con età inferiore a 30 anni), il rischio legato all’infezione naturale è molto più alto, anche in questa popolazione.
Cosa dicono i dati
“Questo consensus è un punto di riferimento necessario per distinguere le paure dai dati reali - commenta il professor Lorenzo Dagna, tra gli autori del documento -.
I numeri ci dicono chiaramente che l’infezione naturale da covid-19, e in misura estremamente minore anche da vaccinazione anti covid-19 (in particolar modo in soggetti di sesso maschile di età inferiore a 30 anni), può essere associata allo sviluppo di miocardite. Tali complicanze esistono, ma sono rare, e soprattutto il beneficio della vaccinazione resta superiore ai rischi.
Mentre le rare forme di miocardite associate al vaccino tipicamente si risolvono con la terapia medica, serviranno ulteriori studi per chiarire la prognosi a lungo termine delle forme associate a infezione naturale soprattutto in relazione al long covid.
Il messaggio rassicurante è che oggi abbiamo maggiori conoscenze per diagnosticare, trattare e prevenire meglio anche queste condizioni”, afferma il prof. Dagna.
Una guida utile per medici e cittadini
Il consensus ESC offre raccomandazioni pratiche per clinici e specialisti, supportate da una rigorosa revisione della letteratura scientifica e da un approccio multidisciplinare. Uno degli obiettivi principali è aumentare la fiducia e la preparazione di medici e pazienti nella gestione e conoscenza di queste patologie, promuovendo un approccio basato sull’evidenza dei dati a disposizione.
Il contributo italiano al consensus è stato significativo, con la partecipazione di numerosi centri accademici e ospedalieri, tra cui l’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. L’Italia si conferma così in prima linea nella ricerca e nella cura delle malattie infiammatorie cardiache.