Rieducare al movimento allenando il cervello
PUBBLICATO IL 09 AGOSTO 2019
Uno studio del Galeazzi mostra come la riabilitazione di un paziente ortopedico possa passare per l'immaginazione. Pensare di muovere gli arti è parte attiva della cura.
La nostra mente può davvero aiutarci nell’accelerare il recupero funzionale di un paziente? “Quando nel 2010 abbiamo cominciato a effettuare i primi studi di neuroscienze cognitive, finanziati dal ministero della Salute - spiega la dottoressa Laura Zapparoli, ricercatrice del Laboratorio di neuropsicologia Laboratorio di neuropsicologia e dell'Unità di risonanza magnetica funzionale dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi diretto dal prof. Eraldo Paulesu - ci siamo proposti di andare a valutare se l’immaginazione motoria, quindi la rievocazione mentale di atti motori, senza l’esecuzione di nessun tipo di movimento, potesse accelerare il recupero nella riabilitazione motoria di pazienti ortopedici. Per dare quindi risposta, abbiamo coinvolto nella nostra ricerca due gruppi di pazienti ortopedici anziani, di età compresa tra i 60 e gli 80 anni, con patologia artrosica: il primo gruppo con rizoartrosi, cioè da una patologia di degenerazione della cartilagine della mano; il secondo con pazienti affetti da gonartrosi, patologia di degenerazione della cartilagine del ginocchio, già operati e ricoverati nella nostra struttura”. “In questi pazienti, studiati nella fase pre e post chirurgica - continua - sono state rilevate in particolare alcune misure relative all’esecuzione di movimenti a carico degli arti superiori e inferiori e altre relative al livello del dolore percepito. Una volta operati, metà di loro, in aggiunta alla normale riabilitazione motoria con il fisioterapista, veniva sottoposta a un training di immaginazione motoria specifico in cui venivano seguiti dallo sperimentatore con supporti audiovisivi oppure erano in totale autonomia a casa, con supporti cartacei che indicavano il tipo di movimenti da immaginare. In questo modo, venivano istruiti a immaginare degli specifici movimenti relativi alla parte del corpo interessati dall’operazione. L'addestramento ha avuto una durata di circa due settimane in cui ciascun paziente doveva svolgere quotidianamente una sessione di immaginazione motoria specifica di circa 30 minuti al mattino e al pomeriggio. Se la prima metà dei pazienti seguiva il training specifico di immaginazione motoria, l’altra metà seguiva una rieducazione cognitiva aspecifica, una sorta di trattamento placebo, per fare in modo che questi si sentissero in egual modo coinvolti in un tipo di trattamento che, al contrario, non andasse a reclutare effettivamente l’immaginazione motoria”. “È stato dimostrato come la semplice immaginazione dell’esecuzione di un movimento permetta di reclutare le stesse aree del cervello che sono reclutate durante la vera esecuzione del movimento. I risultati dello studio hanno mostrato come i pazienti sottoposti ad addestramento specifico di immaginazione motoria da un lato recuperino più velocemente in termini di tempi di esecuzione del movimento. Durante lo studio, i soggetti venivano infatti cronometrati durante l’esecuzione dei movimenti ed è risultato che coloro che avevano seguito la rieducazione di immaginazione motoria avevano recuperato più rapidamente il tempo di deambulazione e di esecuzione del movimento con la mano rispetto agli altri pazienti, insieme un significativo miglioramento anche del dolore percepito nel postoperatorio”.