Malattia carotidea: quali sono i trattamenti più efficaci?

PUBBLICATO IL 13 FEBBRAIO 2018

“La malattia carotidea - spiega il prof. Santi Trimarchi, responsabile dell’U.O. di Chirurgia Vascolare II all’IRCCS Policlinico San Donato - è una patologia molto comune nella nostra popolazione dove, purtroppo, il rischio di problemi aterosclerotici è molto presente.

La carotide - arteria che porta il sangue dall’aorta verso il cervello - a livello della sua biforcazione del collo, sia a destra sia a sinistra, può presentare nel tempo delle placche aterosclerotiche che tendono a ispessirsi, riducendo il lume vasale, o a ulcerarsi. Ciò potrebbe, in ultima analisi - continua - dare origine a fenomeni tromboembolici, cioè piccoli trombi che si possono rompere, migrare all’interno del circolo intracranico dove una piccola arteria potrebbe chiudersi determinando un ictus.

Purtroppo, una volta che l’arteria carotide si chiude, l’evoluzione può essere molto variabile, da forme di ictus fatali, a situazioni fortemente invalidanti sino a quadri clinici asintomatici. Per la valutazione della malattia carotidea, il primo passo diagnostico e preventivo è quello di sottoporsi ad un esame Ecocolordoppler delle carotidi, non invasivo e ripetibile, il quale permette di chiarire la situazione in atto e controllare l’eventuale evoluzione della patologia nel tempo.

Se l’Ecocolordoppler mostrerà delle caratteristiche di malattia carotidea importante, come stenosi superiore al 70%, presenza di placche ulcerate o presenza di placche costituite in primo luogo da materiale lipidico, allora si potrà passare a un secondo step diagnostico che è l’angioTAC. Se questa confermerà, anche in questo caso, la presenza della patologia - conclude il prof. Trimarchi - si procederà verso un’endoarteriectomia per la rimozione della placca oppure verso il posizionamento di uno stent carotideo”.

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