Patologie

Displasia dell’anca

Che cos’è

La displasia dell’anca è una condizione congenita in cui la testa del femore non si posiziona correttamente nella cavità acetabolare, compromettendo la stabilità dell’articolazione. 

Comune nei neonati, interessa 1-2 bambini ogni 1.000, con prevalenza tra le femmine. La gravità varia da casi lievi, con instabilità dell’articolazione, a lussazioni complete.
Segni tipici includono asimmetrie delle gambe e limitazioni nei movimenti.

Le cause non sono pienamente comprese, ma i fattori di rischio includono:

  • ereditarietà;
  • posizione podalica durante il parto;
  • anomalie come piede torto.
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Prevenzione

Non è possibile prevenire la displasia dell’anca, ma la si può sicuramente diagnosticare precocemente per ridurre il rischio di complicazioni a lungo termine, tra cui artrosi precoce, difficoltà di movimento fino a lussazione dell’anca. Nei neonati, la diagnosi precoce gioca un ruolo fondamentale: è consigliabile eseguire un’ecografia dell’anca entro i primi 3 mesi di vita per identificare eventuali anomalie e intervenire tempestivamente. Un monitoraggio regolare è necessario nei neonati con fattori di rischio noti. 

Diagnosi

La diagnosi della displasia dell’anca combina esami clinici e diagnostica per immagini. Durante le visite pediatriche, il medico valuta la mobilità articolare e verifica eventuali segni di instabilità, come il "segno di Galeazzi" o il rumore caratteristico prodotto dalle manovre di Ortolani e Barlow. Questi test aiutano a rilevare problemi nei neonati e nei bambini piccoli.

L’ecografia è l’esame di riferimento per i bambini fino a 3-4 mesi, mentre la radiografia è utilizzata nei più grandi. In casi specifici, la tomografia computerizzata (TC) può fornire informazioni dettagliate, ad esempio, durante la pianificazione di interventi chirurgici.

Cura

Il trattamento della displasia dell’anca varia in base alla gravità e all’età del paziente. Nei neonati, i casi lievi possono essere corretti con divaricatori o tutori che posizionano l’anca in modo ottimale, favorendo uno sviluppo articolare corretto. Questa terapia conservativa è efficace fino ai 6 mesi di vita.

Per i casi più gravi o nei bambini più grandi, si ricorre alla chirurgia. Gli interventi possono includere riduzioni chiuse o aperte, a volte abbinate a osteotomie per correggere la struttura ossea. Negli adulti, l’artroscopia o la protesi d’anca sono opzioni per gestire i danni articolari cronici.