
Demenza senile cosa sapere
PUBBLICATO IL 09 DICEMBRE 2025
La demenza senile è una delle principali cause di disabilità nel mondo ed è caratterizzata da un declino cognitivo progressivo tale da interferire con l’indipendenza nelle attività della vita quotidiana. Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) la demenza colpisce oltre 55 milioni di persone nel mondo, con 10 milioni di nuovi casi ogni anno. Essa ha un impatto profondo non solo sul paziente, ma anche su familiari, caregiver e sul sistema sanitario, richiedendo una rete integrata di servizi clinici e assistenziali.
Ma come si riconosce? Quanto è importante la diagnosi differenziale e, soprattutto, come si tratta? Ne abbiamo parlato con le dottoresse Valeria Golzi e Alessandra Marcone, neurologhe presso l’Unità operativa di Riabilitazione Neurologica Disturbi cognitivi e motori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, diretta dal dottor Sandro Iannaccone.
Cos’è la demenza senile
“Demenza senile è un termine generico utilizzato per identificare diverse forme cliniche che si manifestano dopo i 65 anni. È una condizione patologica che comporta un declino progressivo e irreversibile delle funzioni cognitive come memoria, linguaggio, attenzione, orientamento e capacità di ragionamento e che può compromettere gravemente l’autonomia della persona - spiega la dott.ssa Golzi -.
Le cause possono essere molteplici, le più frequenti sono:
- la Malattia di Alzheimer;
- la demenza vascolare”.
Demenza senile: sintomi iniziali segnali da riconoscere
I sintomi iniziali della demenza possono essere subdoli e spesso confusi con il normale invecchiamento. Tuttavia, riconoscerli precocemente è fondamentale per intervenire in tempo e migliorare la qualità di vita del paziente e della famiglia. I principali campanelli d’allarme sono:
- perdita di memoria recente: dimenticare conversazioni appena avvenute, appuntamenti, nomi familiari o ripetere le stesse domande più volte;
- disorientamento temporale e spaziale: confusione su giorno, ora o luogo, anche in ambienti familiari;
- difficoltà nel linguaggio: “mancanza di parole”, uso di parole generiche o errate, difficoltà a seguire un discorso;
- problemi di pianificazione e organizzazione: fatica a seguire ricette, gestire bollette, completare compiti in più fasi;
- cambiamenti di umore e comportamento: apatia, irritabilità, sospettosità, ritiro sociale;
- perdita di iniziativa: difficoltà ad avviare attività, indecisione su cosa fare dopo;
- errori insoliti: oggetti in posti sbagliati (es. chiavi nel frigorifero), percorsi errati, confusione nei conti.
Per definizione la demenza senile si manifesta dopo i 65 anni. Tuttavia, ci sono casi di demenza in cui i primi sintomi compaiono già tra i 45 e i 50 anni, soprattutto nelle forme ereditarie o frontotemporali (demenza precoce o presenile) e tendono ad avere un’evoluzione più rapida.
Sintomi cognitivi e comportamentali
“I sintomi cognitivi e comportamentali della demenza – continua - rappresentano 2 aspetti fondamentali della malattia”, spiega lo specialista.
Sintomi cognitivi
I sintomi cognitivi includono:
- perdita di memoria
- difficoltà nel linguaggio
- disorientamento temporale e spaziale
- compromissione del giudizio e della capacità decisionale
- problemi di attenzione e concentrazione
- difficoltà nel riconoscere volti o oggetti familiari.
Sintomi comportamentali
Possono variare molto da persona a persona e includono:
- agitazione e irritabilità
- ansia
- depressione e apatia
- psicosi
- allucinazioni (prevalentemente visive) e deliri
- comportamenti ripetitivi o ossessivi
- aggressività verbale o fisica
- rifiuto delle cure o opposizione alle attività quotidiane
- vagabondaggio
- disturbi del sonno (in particolare la ‘Sindrome del Crepuscolo’, peggioramento serale dei sintomi).
Questi sintomi possono essere accentuati da fattori ambientali come rumori, cambiamenti nella routine, luce e temperatura. Per questo è importante creare un ambiente stabile e rassicurante.
Donne e demenza senile
Alcuni studi epidemiologici hanno evidenziato che la demenza senile colpisce le donne in misura maggiore rispetto agli uomini, in quanto esistono fattori di rischio specifici per le donne:
- longevità: le donne vivono mediamente più a lungo degli uomini, e l’età è il principale fattore di rischio per la demenza;
- fattori ormonali: il calo degli estrogeni dopo la menopausa può ridurre la protezione neuronale, aumentando il rischio di demenza;
- fattori genetici: l’allele ApoE-e4, associato alla Malattia di Alzheimer, è più comune nelle donne;
- disuguaglianze socioeconomiche: in alcuni paesi, le donne hanno minore accesso all’istruzione e alle risorse sanitarie, aumentando il rischio di sviluppare la malattia.
Come si effettua la diagnosi della demenza senile
“La diagnosi di demenza senile viene effettuata tramite un percorso multidisciplinare e graduale (effettuato da medico di base, psicologo, neurologo, psichiatra), che mira a identificare la presenza di un deficit cognitivo significativo e a determinarne la causa specifica – conclude la neurologa -. Tale processo permette inoltre di escludere, tramite una diagnosi differenziale, altre condizioni cliniche con sintomi simili (depressione, disturbi tiroidei, carenze vitaminiche).
Le fasi del percorso diagnostico comprendono:
- un colloquio clinico e una raccolta anamnestica;
- un esame fisico;
- esami di laboratorio comprensivi di esami ematici per escludere cause metaboliche o carenziali, l’esame del Liquor Cerebrospinale (CSF) per dosaggio marker di neurodegenerazione;
- la somministrazione di Test neuropsicologici come, ad esempio, il Mini Mental State Exam o il Montreal Cognitive Assessment;
- l’esecuzione di esami strumentali (Elettroencefalogramma, TC encefalo, risonanza magnetica dell’encefalo, PET cerebrale);
- una valutazione psichiatrica, se necessario”.
Test cognitivi e valutazioni specialistiche
“Per una corretta diagnosi di demenza – spiega la dr.ssa Marcone - sono fondamentali 2 tipologie di esami:
- visita specialistica neurologica o visita geriatrica, preferibile per paziente molto anziano;
- test neurocognitivi.
Le visite specialistiche vanno effettuate dopo consulto con il Medico di Medicina Generale e, comunque, quando i disturbi persistono e interferiscono nella vita quotidiana. Alla visita deve presenziare un informatore, familiare o altra persona che conosce bene il paziente per:
- colloquio con l’informatore e col paziente per comprendere quali sono i deficit cognitivi;
- esame obiettivo neurologico;
- somministrazione di Test di screening cognitivo (es. MMSE con range 0-30);
- indagine sulla presenza di disturbi psichiatrici e comportamentali quantificando la frequenza, la durata e la gravità;
- accertamento della perdita di funzionalità e il grado di disabilità nella vita quotidiana: attività di base (es. capacità di alimentarsi, usare il bagno, lavarsi e vestirsi) e attività complesse/strumentali (es. uso di telefono, PC, denaro, guida dell’auto)”.
Inoltre, lo specialista può prescrivere:
- risonanza magnetica dell’encefalo senza mezzo di contrasto o una TC encefalo senza mezzo di contrasto (se il paziente è fragile) per escludere altre patologie, come ictus, emorragia cerebrale o neoplasie;
- PET cerebrale FDG (fluorodesossiglucosio) per la diagnosi differenziale, fra i vari sottotipi di demenza;
- PET cerebrale con tracciante per l’amiloide, in caso di sospetto malattia di Alzheimer (l’amiloide è il marcatore biologico della malattia)
Per quanto riguarda i test neurocognitivi, questi vengono eseguiti da neuropsicologo in seduta con il solo paziente. I test valutano singole funzioni cognitive come memoria, linguaggio, capacità logica, capacità visuo-spaziale, delineando il profilo del paziente.
Demenza senile: cure possibili e approcci terapeutici
Il trattamento delle demenze, farmacologico e non, dipende molto dalla tipologia del disturbo.
Il trattamento per la malattia di Alzheimer
“Ad esempio, nella malattia di Alzheimer si utilizzano i farmaci anticolinesterasici (compresse) che potenziano il funzionamento dei circuiti colinergici cerebrali: donepezil, galantamina e rivastigmina – prosegue -.
Questi farmaci sono indicati anche per la malattia di Parkinson associata a demenza e per la Demenza a corpi di Lewy diffusi che è una patologia neurologica ‘parente’ del Parkinson dove il declino cognitivo è presente fin dall’inizio della malattia.
Nella malattia di Alzheimer in fase moderata/grave, si utilizza la memantina un antagonista parziale del recettore dell’NMDA (uno dei recettori del neuromediatore glutammato), che nella fase moderata/grave, si può utilizzare anche in associazione all’anticolinesterasico.
Di recente, sono stati approvati dall’FDA e dall’EMA nuovi farmaci che dovrebbero entrare in commercio in Italia nel 2026. Sono anticorpi monoclonali in grado di eliminare i depositi di proteina amiloide che distruggono i circuiti neurologici deputati all’elaborazione delle funzioni cognitive. Questi farmaci richiederanno una somministrazione ospedaliera mensile”.
Il trattamento per i disturbi psichiatrici e comportamentali
Nell’ambito dei disturbi psichiatrici e comportamentali, il tipo di trattamento può essere sia farmacologico sia non farmacologico. Va detto che prima di iniziare uno di questi trattamenti è necessario effettuare un’indagine per esplorare le possibili cause esterne dei disturbi: dolore, condizione di vita (paziente che vive solo, caregiver inadeguato).
I pazienti con demenza possono manifestare depressione, ansia, insonnia, deliri, allucinazioni, aggressività verbale e/o fisica, disturbi del comportamento alimentare. Non esistono farmaci per questi disturbi dedicati ai pazienti con demenza, ma si utilizzano i comuni psicofarmaci che vanno utilizzati con cautela soprattutto nei pazienti geriatrici per i possibili effetti collaterali. Le patologie associate spesso impediscono la loro somministrazione.
Esistono anche terapie non farmacologiche per questi tipi di disturbi che si consigliano, come prima scelta, utilizzando interventi che dipenderanno dal disturbo in questione. I disturbi sono anche molto gravi e di difficile soluzione, causati in parte dalla degenerazione di specifiche strutture cerebrali, in parte dai deficit cognitivi.
Il rimedio per il delirio di furto
Il paziente dimentica dove ripone gli oggetti e attribuisce queste “perdite” a una persona che li ha rubati, di solito il caregiver. È consigliato disporre di doppioni degli oggetti e organizzare insieme al paziente uno spazio dove riporre i propri effetti personali, abituandolo all’uso.
I trattamenti per le allucinazioni visive e uditive
Il paziente vede persone, animali, oggetti e/o sente voci, canti, rumori che non sono realmente esistenti. Le cause sono riscontrabili in alterazioni delle aree cerebrali deputate a elaborare le informazioni visive e uditive e/o delle aree che controllano le emozioni. Allucinazioni visive che possono comportare deficit visivi. È consigliabile, pertanto, una visita oculistica, una buona illuminazione delle stanze e rassicurare il paziente;
Per le allucinazioni uditive causate dall’ipoacausia (riduzione dell’udito) e che possono portare a rivolgersi a una specialista otorinolaringoiatra, è consigliabile l’uso di protesi acustiche, distrarre il paziente e rassicurarlo.
Rimedi per l'insonnia
È consigliato un approccio personalizzato multicomponente alla gestione del sonno che includa educazione all'igiene del sonno, esposizione alla luce solare, esercizio fisico e attività personalizzate.
Rimedi per l’ansia
Inizialmente attribuibile alla consapevolezza di non essere più in grado di svolgere le attività quotidiane. È consigliabile guidare il paziente senza eccessiva interferenza. Quando la disabilità si aggrava, intervenire con aiuto crescente fino alla sostituzione.
Rimedi per la solitudine
Talora è presente vera e propria paura, soprattutto nelle ore serali. È importante individuare ed evitare le situazioni più disturbanti, posizionare luci notturne. Necessaria una persona per continue rassicurazioni.
Rimedi per l’apatia
I pazienti presentano mancanza di iniziativa e di interessi. È utile coinvolgerli in attività già preparate, proporre svaghi adatti alla persona, evitare raduni familiari e indagare la presenza di depressione.
I rimedi per per il wandering
Il paziente cammina incessantemente sia di giorno, sia di notte. È utile tentare di impegnarlo nelle ore diurne con attività facili oppure passeggiare all’aperto durante il giorno e ‘stancarlo’.
Rimedi per il rifiuto delle cure igieniche
Organizzare il bagno rendendolo una stanza calda e piacevole, profumata per invogliare il paziente a lavarsi. Ma attenzione: i pazienti avvertono la temperatura dell’ambiente e dell’acqua diversamente dai soggetti normali e spesso hanno paura dell’acqua (es. getto improvviso della doccia). Non sottovalutare, inoltre, la componente di vergogna della nudità (es. con figli o badanti).
Rimedi per la depressione
Non consigliato l’utilizzo di antidepressivi per la depressione lieve o moderata nelle situazioni di demenza lieve o moderata, a meno che non sia presente un grave problema di salute mentale preesistente. Tra le criticità, il paziente presenta disturbi del linguaggio e non riesce a comunicare i propri bisogni e/o non comprende il messaggio verbale. È necessario, quindi, avvalersi di altri indicatori come espressioni facciali, comportamenti inusuali, stanchezza eccessiva, irrequietezza, aggressività imprevista.
Supporto psicologico e riabilitazione cognitiva
Il supporto psicologico può essere utile in presenza di demenza lieve o moderata associata a depressione o ansia lieve o moderata. A questo proposito, esistono diversi approcci di riabilitazione cognitiva attraverso interventi personalizzati utili a migliorare l'autonomia e il benessere dei pazienti, affrontando la disabilità derivante dall'impatto del deterioramento cognitivo sulle attività quotidiane. Tra questi:
- terapia di stimolazione cognitiva: partecipazione ad attività e discussioni di gruppo volte al miglioramento generale del funzionamento cognitivo e sociale;
- terapia di riabilitazione cognitiva: identificazione di obiettivi funzionali per il paziente con la partecipazione sua e del caregiver per migliorare o mantenere il funzionamento nella vita quotidiana, valorizzando i punti di forza della persona e trovando modalità per compensare le perdite;
- training cognitivo: esercizi guidati, standardizzati, uguali per tutti i pazienti per potenziare specifiche funzioni cognitive. Sono previsti diversi livelli di difficoltà, per adattare i compiti al livello di abilità di ogni persona.
Come gestire la vita quotidiana con una persona affetta
“Per gestire al meglio la quotidianità con una persona affetta da demenza – conclude Marcone - sono necessarie alcune azioni rivolte al familiare, al conoscente e al caregiver. Tra queste:
- formazione sui sintomi della demenza e sul decorso della malattia;
- formazione per aiutarli nell’assistenza comprensiva dei disturbi comportamentali;
- informazioni sui servizi di supporto e terapie psicologiche per loro stessi;
- consigli sulla pianificazione per il futuro sia del paziente che dei caregiver”.



