Le cause della nevralgia del trigemino e i sintomi
PUBBLICATO IL 06 OTTOBRE 2023
“Il trigemino è il quinto nervo cranico ed è il principale veicolo della sensibilità tattile del collo e della testa. La sua infiammazione, meglio nota come nevralgia trigeminale, costituisce la più frequente ed invalidante tra le algie facciali (condizioni di dolore al volto dovuto ad un’anomalia del funzionamento dei vasi)”, spiega il dottor Davide Antonio Di Pietro, neurologo presso gli Istituti Clinici Zucchi.
Quali sono i sintomi
“La sintomatologia è caratterizzata da ricorrenti episodi dolorosi di breve durata, solitamente di 1 o 2 minuti, ma molto intensi, descritti come una ‘scossa elettrica’, che:
- coinvolgono in genere l’emivolto;
- si possono localizzare lungo la parte mascellare e mandibolare del volto.
Il dolore insorge e termina in maniera brusca e, spesso, viene scatenato da stimoli trigger innocui quali:
- lo sfioramento della cute;
- la masticazione;
- il fischiare;
- anche solo il parlare.
Generalmente il paziente dichiara di avere un misto di attacchi spontanei ed indotti da uno stimolo ‘trigger’ ed in circa un terzo dei casi il dolore, soprattutto se non adeguatamente trattato, può cronicizzarsi senza che il paziente riesca a sperimentare intervalli liberi tra un attacco e l’altro”, indica lo specialista.
Le forme e le cause
La nevralgia del trigemino può essere classificata come:
- idiopatica
- secondaria
- classica.
“Nella forma classica, la più frequente, il nervo trigemino viene compresso nella zona di ingresso della radice sensitiva del nervo a livello del troncoencefalo, una complessa area del sistema nervoso centrale compresa tra l’encefalo ed il midollo spinale. In questa zona di transizione, molto sensibile a fenomeni di danno microvascolare cronico, si genera l’infiammazione del trigemino attraverso una compressione protratta dovuta all’incrocio delle strutture nervose con un piccolo vaso arterioso o venoso.
Questo danno microischemico produce fenomeni di focale perdita di mielina, la ‘guaina’ che riveste i nervi a carico delle fibre sensitive: ciò rende il nervo ‘scoperto’ e produce scariche anomale che vengono percepite come sensazione dolorosa a livello del volto”.
La forma idiopatica di nevralgia trigeminale, invece, può non avere cause dimostrabili; al contrario, la forma secondaria è dovuta ad altre condizioni patologiche come la sclerosi multipla o le neoplasie.
Come si diagnostica
“L’esame neurologico è in genere negativo, sebbene possano evidenziarsi lievi deficit di sensibilità a carico delle zone interessate dal dolore. Al contrario una adeguata raccolta anamnestica consente generalmente di porre diagnosi sulla base dei criteri clinici tipici della patologia”.
Nello specifico, è opportuno sottoporre il paziente ad una risonanza magnetica all’encefalo al fine di escludere cause secondarie. “Lo studio elettroneurografico del Blink Reflex può consentire di dimostrare una sofferenza del nervo trigemino o dei nuclei trigeminali.
È inoltre necessario escludere cause locali quali:
- problematiche odontogene o sinusopatie, patologie a carico dell’articolazione temporo–mandibolare;
- altre forme nevralgiche quali la nevralgia post herpetica;
- forme specifiche di cefalea (cefalee autonomico-trigeminali)”.
Come trattare la nevralgia del trigemino
“La terapia antidolorifica al bisogno è scarsamente efficace, sia per il meccanismo patogenetico della malattia, sia per la brevità degli attacchi, che si risolvono spontaneamente nell’arco di pochi minuti.
È possibile ottenere una riduzione della frequenza e dell’intensità degli attacchi mediante terapie di profilassi che prevedono, sotto prescrizione dello specialista neurologo, farmaci che inibiscono le scariche anomale a livello del nervo.
Recenti studi clinici hanno, inoltre, dimostrato l’efficacia del trattamento mediante infiltrazione sottocutanea di tossina botulinica di tipo A nelle zone interessate dal dolore.
Quando la terapia di profilassi non sia efficace o sia gravata da effetti collaterali, il paziente deve sottoporsi a valutazione Neurochirurgica per una eventuale indicazione al trattamento chirurgico. In particolare:
- nei pazienti giovani con forma classica si interviene generalmente con una decompressione microvascolare o con interventi non invasivi quali ablazione del ganglio trigeminale o della radice mediante ischemizzazione con palloncino;
- nei pazienti in età più avanzata e nelle forme secondarie si preferisce la termocoagulazione o alcolizzazione.
Recentemente è stata introdotta anche una terapia ablativa non invasiva mediante radiochirurgia stereotassica”.
Come prevenirla
“Non esistono purtroppo misure preventive ad eccezione di evitare, per quanto possibile, gli stimoli ‘trigger’. Inoltre, oltre alla terapia di profilassi farmacologica o a quella chirurgica, non esistono rimedi specifici” conclude il dott. Di Pietro.