Epicondilite: diagnosi e cura all’Istituto Clinico Città di Brescia

PUBBLICATO IL 23 OTTOBRE 2023

L’epicondilite, meglio conosciuta come ‘il gomito del tennista’,  è una patologia tendinea degenerativa, cui si associano microlacerazioni con possibili alterazioni articolari, che interessa i tendini dei muscoli estensori dell’avambraccio alla loro inserzione sull’epicondilo laterale, definita tendinopatia inserzionale.

Come ci spiega il Dott. Ignazio Marcoccio, Responsabile del Centro di chirurgia della mano e microchirurgia ricostruttiva dei nervi periferici dell’Istituto Clinico Città di Brescia, l’epicondilite “è tra le più comuni patologie diagnosticate del gomito, frequentemente riscontrata non solo tra coloro che giocano a tennis, ma anche nei lavoratori manuali e in chi trascorre molte ore al giorno davanti al computer a causa del sovraccarico funzionale dovuto alla ripetizione di determinati movimenti”. 

Non va certo ignorata, perché può diventare cronica dal momento che il tendine, perdendo la sua naturale struttura a causa di questo processo degenerativo, può anche lacerarsi. Approfondiamo il percorso di diagnosi e trattamento anche chirurgico effettuato all’Istituto Clinico Città di Brescia.

 

I sintomi

I sintomi si sviluppano gradualmente, ma, in alcuni casi, l’epicondilite può diventare estremamente invalidante. Il dolore, che può essere sordo o urente, si irradia fino al polso e alla mano e può acuirsi: 

  • dall’estensione del polso contro resistenza; 
  • dalla flessione passiva del polso; 
  • dalla ridotta forza di presa. 

Si avverte dolore nella parte esterna del gomito e dell'avambraccio, perdita di forza nella presa e si fa fatica persino a versare l'acqua dalla bottiglia al bicchiere. 

 

Le cause

Le principali cause dell’epicondilite sono:

  • traumi nella regione esterna del gomito; 
  • micro-instabilità articolari; 
  • utilizzo eccessivo e ripetuto del gomito con movimenti sia in flesso-estensione, sia in prono-supinazione (rotazione dell’avambraccio). 

L’uso ripetitivo o meglio l’abuso (overuse) di questo gruppo muscolare è comune in alcuni sport come il tennis o la scherma, ma anche in diverse attività lavorative che richiedono frequenti movimenti del gomito, del polso e della mano, come nel caso di operai, muratori, artigiani, ma anche di impiegati che utilizzano per molte ore il mouse e digitano per molte ore sulla tastiera.

 

La diagnosi

Per diagnosticare questa patologia tendinea ci si avvale di: 

  • test manuali
  • valutazioni strumentali

I test manuali

Nel primo caso lo specialista valuta la presenza del dolore premendo i punti trigger della zona dolente, localizzati nei punti di inserzione del tendine all’epicondilo. 

Altri test, definiti ‘contro resistenza’, prevedono la collaborazione attiva del paziente, estendendo di volta in volta il polso, il terzo dito e supinando l’avambraccio contro una resistenza esercitata dal medico: in caso di epicondilite, i test sono immediatamente positivi, con risveglio di vivo dolore e deficit di forza. 

Le valutazioni strumentali

La valutazione strumentale, invece, prevede una radiografia allo scopo di accertare la presenza di eventuali calcificazioni o per escludere altre patologie ossee. 

Un altro esame di primo livello molto importante è l’ecografia che consente di valutare la qualità del tendine, la struttura, lo spessore, il trofismo e la presenza o meno di lacerazioni. 

La risonanza magnetica (RM) può servire, infine, come completamento diagnostico nei casi di diagnosi dubbia o può essere eseguita come approfondimento ulteriore qualora il paziente non abbia trovato beneficio dal trattamento conservativo e prima di affrontare un trattamento chirurgico. 

 

Come si cura l'epicondilite

Il trattamento, in prima istanza, è sempre conservativo e prevede: 

  • l’applicazione di ghiaccio; 
  • la terapia con antinfiammatori; 
  • il riposo; 
  • l’utilizzo di un tutore per il gomito. 

Inoltre, è importante astenersi dal gesto reiterato che ha provocato l’infiammazione tendinea. 

Solo in seguito sono previste terapie fisiche come onde d’urto focalizzate, laserterapia, tecarterapia, che affiancano, o sostituiscono se risolutive, le infiltrazioni cortisoniche, che storicamente accompagnano la cura dell’epicondilite. 

Quando le terapie conservative e i tentativi di modifica del gesto sportivo o lavorativo non hanno successo e il dolore rimane inalterato o si riacuisce nell’arco di pochi mesi, allora si passa alla chirurgia. Il trattamento chirurgico può essere effettuato sia in anestesia loco-regionale con una notte di ricovero sia in anestesia locale in day hospital, a seconda dei casi.

 

L’approccio chirurgico dell’Istituto Clinico Città di Brescia

Grazie ad un maggior affinamento della tecnica chirurgica che permette di ridurre i tempi operatori, all’Istituto Clinico Città di Brescia l’intervento chirurgico per l’epicondilite viene sempre più spesso eseguito in regime di day hospital, con soddisfazione del paziente che così evita di dover trascorrere una notte in ospedale. 

L’intervento consiste in una incisione di pochi centimetri nella zona di inserzione tendinea patologica (epicondilo esterno), con l’obiettivo di eseguire una bonifica del tendine malacico e degenerato, facilmente identificabile per la sua colorazione opaca o giallastra. In altre parole, il tendine ha perso la sua struttura fisiologica che non gli consente più una tenuta meccanica alle sollecitazioni muscolari. 

Generalmente il tendine maggiormente colpito è l’estensore radiale breve del carpo alla sua inserzione ossea ed è proprio in questo punto che è diretto il gesto di bonifica chirurgica. A volte però la degenerazione tendinea colpisce altri tendini, come l’estensore comune delle dita o l’estensore ulnare del carpo: in questi casi è necessario eseguire la bonifica di questi tendini. 

Nei casi più gravi, dove il danno tendineo è a tutto spessore, ovvero raggiunge il sottostante piano capsulare, a volte lacerandolo, è necessario procedere con la copertura della breccia con un lembo di muscolo anconeo. Non si fa altro che staccare in parte un piccolo muscolo che si trova nella porzione inferiore del gomito che viene ruotato verso l’alto a coprire la breccia tendinea. Il muscolo con la sua vascolarizzazione e il suo spessore fornisce protezione meccanica e nutrimento.

 

La rieducazione funzionale

Spesso l’epicondilite si associa a problemi nei distretti vicini, determinati da un uso non corretto del polso o dell’avambraccio, a volte causati da problematiche di spalla. Può, inoltre, associarsi anche ad una sindrome della cuffia dei rotatori, a cervicalgie a livello C5-C6-C7 o a patologie del polso. 

Per questo, quando la terapia conservativa ha successo, è importante prevenire successive recidive attraverso il percorso riabilitativo, volto a:

  • riequilibrio della muscolatura della spalla; 
  • decontrazione della muscolatura cervicale; 
  • rieducazione posturale per quanto riguarda il rachide e la spalla. 

Migliorare le prestazioni del distretto cervicale, di spalla, braccio, avambraccio e una buona igiene posturale comportano un minor rischio di recidive. In ultimo, da non dimenticare di eliminare, ridurre o modificare il gesto lavorativo o sportivo che ha condotto all'infiammazione tendinea, al fine di scongiurare spiacevoli recidive della patologia.

Cura e Prevenzione