Che cosa significa "dismorfofobia"?

PUBBLICATO IL 05 GIUGNO 2023

Sono sempre di più le persone che chiedono al Chirurgo Plastico di intervenire per migliorare la propria estetica, anche a causa delle numerose applicazioni che consentono a tutti di modificare le immagini direttamente dal cellulare, per correggere i difetti o migliorare la fisionomia del proprio viso.

A volte, però, questo comportamento può diventare una vera e propria ossessione, tanto che l’Associazione Americana di Psichiatria ha considerato la dipendenza da selfie come una conseguenza della dismorfofobia, l’impressione ingiustificata di essere brutto o deforme, e sottolineando come 2/ 3 dei pazienti che soffrono di questo disturbo siano abituati a scattarsi dei selfie. 

Ne parliamo col dott. Marco Iera, chirurgo plastico dell'Unità Operativa di Chirurgia della Mammella e Senologia, e la Professoressa Anna Ogliari dell’Unità di Psicologia Clinica dell’Età Evolutiva dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano

 

Cos’è la selfie dismorfofobia 

La selfie-dismorfofobia è un comportamento che porta a modificare con filtri e applicazioni la propria immagine, migliorandola, tanto da diventare dipendenti dai ritocchi fotografici, senza riconoscere ed accettare più il proprio modo di essere naturale.

La tendenza a richiedere interventi migliorativi del proprio aspetto, sia in chirurgia, sia in medicina estetica, sulla base della propria immagine così come viene modificata mediante i filtri offerti dai social network, è una richiesta sempre più crescente da parte dei giovani al Chirurgo Plastico, come sottolinea l’American Academy of Facial Plastic and Reconstructive Surgery.

 

A che età si manifesta

Il fenomeno, che riguarda soprattutto una nutrita fetta di under 25, è particolarmente diffuso tra gli adolescenti (15/18 anni), che iniziano a usare i social anche per condividere foto di sé. 

Gli adolescenti, infatti, vivono un periodo che caratterizza un arco temporale all’interno del quale il loro corpo comincia a cambiare, diventando adulto e parallelamente vi è una importante crescita personale, cognitiva ed emotiva che implica lo sviluppo identitario e l’acquisizione di autonomia. Queste metamorfosi, in particolare l’accrescimento corporeo, sono, a volte, talmente repentine che chi è coinvolto fatica ad accettarle e poi a riconoscersi. 

È bene sottolineare che le difficoltà relative all’accettazione dei cambiamenti corporei in adolescenza sono assolutamente fisiologiche, tuttavia per alcuni adolescenti le difficoltà di accettazione diventano una vera e propria ossessione e da qui deriva talvolta la necessità di utilizzare una serie di strategie e correzioni della propria immagine che consentano loro presentarsi in modo gradevole agli altri, per essere socialmente accettabili e accettati.

 

Le cause della dismorfofobia 

Una delle possibili cause della dismorfofobia, che è una patologia complessa ad origine multifattoriale, è la permanenza dei ragazzi sui social network, che può favorire una rappresentazione falsata di sé, non necessariamente corrispondente alla realtà e modificata rispetto alla propria essenza, fondata sul principio per cui chi è più accettabile a livello estetico ha più successo. 

Tutto ciò si può tradurre per chi vive questa situazione in una condizione di estrema solitudine, che porta il soggetto a non riconoscersi più per quello che è realmente, abituandosi ad una immagine modificata del proprio corpo, che si può tradurre anche in chiusura e isolamento.

Una volta, chi andava dal chirurgo plastico portava con sé la foto della star di turno: le labbra di una star, il naso di un’attrice famosa, l’ovale del proprio idolo erano i modelli di riferimento. Adesso, invece, sempre più persone si recano dal chirurgo plastico con un proprio selfie ‘migliorato’ dai filtri disponibili sul cellulare.

Come spiega il chirurgo plastico, è importante che lo specialista intercetti quelle che possono essere aspettative troppo elevate e incongruenti da parte del paziente, per ragionare insieme sul come, ma soprattutto sul se intervenire, dal momento che la vita reale non coincide con quella virtuale.

 

Come capire se si soffre di dismorfofobia 

Uno degli elementi psicologici peculiari della dismorfofobia è la preoccupazione marcata per l’aspetto fisico ed in particolare per uno o più difetti che tipicamente vengono identificati nel volto. Tali difetti possono essere difetti lievi e reali o difetti immaginari. Solitamente le preoccupazioni possono riguardare parti del volto come, ad esempio, asimmetrie, sproporzioni, acne, cicatrici etc.

Questa preoccupazione può diventare così intensa e invalidante da assumere la forma di una vera e propria ossessione difficile da controllare. La pervasività della dismorfofobia è tale da impedire al soggetto di concentrarsi sugli impegni lavorativi e scolastici, provocando quindi delle ricadute sulla qualità della vita oltre ad un importante aumento dell’ansia.

 

Come si cura e quando è necessario un supporto psicologico

Quando il disturbo da dismorfismo corporeo diventa pervasivo ed invalidante è necessario chiedere aiuto e sostegno ai professionisti della salute mentale. La terapia della dismorfofobia è una terapia prettamente psicologico/psicoterapica che si basa su tecniche prevalentemente cognitivo-comportamentali che hanno lo scopo di aiutare il soggetto a migliorare l’aspetto di pervasività dell’ossessione riducendone quindi l’impatto sugli aspetti emotivi ed ansiosi.         

 

Se è necessario, disconnettiamoci

Quando ci affacciamo al mondo dei social, ancora di più che nel mondo reale, è importante riuscire ad avere un atteggiamento positivo e ‘critico’ che ci aiuti a scegliere dei modelli positivi, che promuovano i giusti messaggi, per aiutare le persone, soprattutto in età evolutiva, a scegliere i propri role models con attenzione. 

In questo modo possiamo assicurarci di seguire sui social dei modelli che celebrano la bellezza, la diversità e l’unicità delle persone reali, senza filtri. 

Dobbiamo sempre tenere a mente che, per quanto possa essere divertente e di svago passare il tempo sui social network, la vita reale si vive imprescindibilmente fuori dello schermo. Se ci sentiamo sopraffatti dai social e dai loro contenuti, possiamo scegliere di disconnetterci in qualsiasi momento.

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