Giornata Mondiale del Diabete: il punto sulla ricerca del San Raffaele

PUBBLICATO IL 14 NOVEMBRE 2022

In questa giornata dedicata al diabete e ai pazienti affetti da questa malattia facciamo il punto con gli esperti del San Raffaele, centro di riferimento internazionale per il trattamento e la ricerca sul diabete di tipo 1 e di tipo 2

Anche quest’anno, il 14 novembre 2022, si celebra la Giornata Mondiale del Diabete: un’occasione preziosa per medici, ricercatori, pazienti e associazioni per comprenderne la complessità e per raccontare gli ultimi sviluppi della ricerca in termini di diagnosi e trattamenti.

Da anni, il San Raffaele dedica competenza e professionalità dei propri specialisti per dare risposte sempre più concrete ai pazienti affetti da diabete. L’Ospedale ospita al suo interno, infatti, il Diabetes Research Institutes (DRI), un centro di ricerca di eccellenza fondato nel 2007, e ha da poco visto la nascita dell’Unità Operativa di Medicina Rigenerativa e dei Trapianti

“La nuova Unità operativa è un’ulteriore conferma del valore della ricerca traslazionale che consente di mettere a disposizione dei nostri pazienti i pluriennali risultati della ricerca del San Raffaele in ambito diabetologico e trapiantologico”, afferma il professor Lorenzo Piemonti, direttore del Diabetes Research Institute e della neo costituita Unità di Medicina Rigenerativa e dei Trapianti dell’IRCCS Ospedale San Raffaele.

L’emergenza diabete

Il diabete è stato definito da molti come una pandemia globale, la cui diffusione è silente, ma in crescita. Entro il 2040 si stima infatti che saranno oltre 640 milioni le persone affette da diabete, una patologia che già oggi è tra le prime cause di morte a livello globale.

Le forme più comuni di diabete sono il diabete di tipo 1 e il diabete di tipo 2: rispettivamente, in Italia, ne soffrono circa 300 mila e 2 milioni di persone. Entrambe le forme sono accomunate da un aumento di zuccheri nel sangue.

Differenza tra diabete 1 e 2

ll diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune, in cui il sistema immunitario danneggia le cellule del pancreas che producono insulina, ormone fondamentale per il metabolismo degli zuccheri. 

Nel diabete di tipo 2, invece, l’organismo produce insulina, ma non riesce a utilizzarla correttamente a causa di disfunzioni metaboliche.

 

La ricerca sul diabete al San Raffaele

È proprio grazie alla ricerca sul diabete che l’Ospedale San Raffaele è stato riconosciuto per la prima volta come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) nel 1972, un anno dopo la sua fondazione. Da allora l’area diabete, sia a livello clinico, sia di ricerca, ha rappresentato un’eccellenza nel panorama italiano e internazionale. In generale, i medici e i ricercatori dell’istituto: 

  • cercano di comprendere le basi biologiche della malattia
  • si occupano di trovare nuove strategie per ricostruire il tessuto danneggiato e ristabilire la produzione di insulina;
  • contribuiscono a testare nuove tecnologie per il rilascio di insulina.

 

Il trapianto di isole pancreatiche

Nel 1989, medici e ricercatori dell’Ospedale San Raffaele hanno eseguito il primo trapianto di isole pancreatiche, ovvero il trapianto di cellule beta del pancreas da 1 o più donatori, in Europa, e nel 1990 si è ottenuta la prima guarigione, cioè l’indipendenza dall’insulina, in un uomo di 50 anni.
A metà marzo 2022, dopo 30 anni di impegno e ricerca nel campo, il trapianto di isole pancreatiche è entrato nelle linee guida nazionali dell’Istituto Superiore di Sanità

“L’obiettivo dei ricercatori del San Raffaele non è solo migliorare l’attecchimento delle cellule beta e aumentare la tolleranza del nostro corpo al trapianto, ma anche trovare nuove fonti per il tessuto pancreatico da trapiantare. I donatori, infatti, sono pochi rispetto ai malati che avrebbero bisogno della procedura - specifica Lorenzo Piemonti -.

Ecco perché nel nostro istituto stiamo sviluppando metodi innovativi e pionieristici per riprogrammare le cellule staminali prelevate da un paziente e trasformarle in cellule che producono insulina. A novembre 2018, il San Raffaele è stato uno dei partner coinvolti nel primo trapianto in Europa di cellule insulino-secernenti ottenute da cellule staminali pluripotenti”, prosegue Piemonti.

 

Medicina rigenerativa e terapie cellulari

Il campo delle terapie cellulari per il trattamento del diabete è in rapida evoluzione ed è già iniziata una nuova entusiasmante era. La speranza è di poter disporre a breve di fonti illimitate di cellule produttrici di insulina universalmente compatibili, alternative a quelle ottenute dai donatori d’organo utilizzate da tempo per i trapianti.

“Le cellule staminali umane pluripotenti sono le migliori candidate per la produzione di cellule beta in quanto hanno un potenziale illimitato di divisione e differenziazione. Diversi laboratori hanno sviluppato protocolli per la differenziazione delle cellule pluripotenti in cellule beta e un grande sforzo negli ultimi anni si è concentrato sullo sviluppo di prodotti cellulari con un buon profilo di sicurezza (capacità di non generare tumori) che ne consenta l’applicazione clinica”, specifica il professore. 

In futuro, attraverso processi di ingegnerizzazione, queste cellule potrebbero infatti diventare invisibili al sistema immunitario, risolvendo il problema dell'autoimmunità e aprendo la strada al cosiddetto ‘donatore universale’.

Attualmente nel mondo sono registrati 6 studi clinici che utilizzano cellule staminali pluripotenti umane per la terapia del diabete di tipo 1 e i primi pazienti nei quali sono state impiantate hanno presentato un evidente beneficio clinico. “A 100 anni dalla scoperta dell’insulina, a breve, a novembre, è prevista la sottomissione delle prime sperimentazioni nell’uomo anche alle agenzie regolatorie dei Paesi europei, Italia compresa”, conclude Piemonti.

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