Pubalgia, che cos’è e come si cura

PUBBLICATO IL 09 MAGGIO 2022

La pubalgia è essenzialmente un dolore a livello pubico, cioè all’inguine. Nel corso degli anni, è diventata sinonimo di un dolore che colpisce un gruppo muscolare, gli adduttori, prendendo il nome di sindrome (retto-)adduttoria, perché colpisce sia la parte superiore dell’addome (tendine del retto addominale), sia la parte interna della coscia (tendine degli adduttori). È una patologia che colpisce tipicamente gli sportivi, soprattutto quelli che praticano calcio, hockey su ghiaccio oppure basket, con una prevalenza di uomini rispetto alle donne. 

Ma cosa fare in caso di pubalgia? Quanto è importante una diagnosi differenziale e immediata? Ce ne parla il professor Alberto Ventura, Responsabile del Centro di Traumatologia Sportiva e Chirurgia Articolare Mininvasiva all’Istituto Clinico San Siro.

 

Cos’è la pubalgia 

“La pubalgia è dovuta essenzialmente a microtraumatismi ripetuti e fa parte della famiglia delle patologie dovute a sovraccarico funzionale, causate quasi sempre da movimenti non dolorosi, detti submassimali, che il soggetto compie quando esegue cambi di direzione o cambi di velocità. 

Nel calcio, ad esempio, è dovuto alla flessione del busto e adduzione della coscia per calciare la palla - spiega il prof. Ventura -. Non avviene, quindi, a causa di un solo traumatismo, ma quasi sempre a causa di un sovraccarico a livello muscolare soprattutto a livello tendineo.

Il termine pubalgia non è propriamente corretto, poiché sono tante le patologie che possono causare dolore a livello pubico, come ad esempio: 

  • artrosi dell’anca; 
  • dolore addominale
  • ernia inguinale;
  • lesione muscolare

È una sindrome, non esiste la malattia in sé, a meno che non si parli di sindrome retto-adduttoria”. 

La differenza tra pubalgia e lesione muscolare

Attenzione quindi a non confonderla con una lesione muscolare! La pubalgia è un disturbo che si manifesta dopo diverso tempo e a seguito di tanti traumatismi asintomatici ripetuti dovuti a uno sport, mentre la lesione muscolare è dovuta a un gesto violento e immediato

 

Come si manifesta la pubalgia

Le classiche manifestazioni della pubalgia (dolore pubico) si hanno soprattutto quando una persona utilizza i muscoli adduttori, cioè quando esegue movimenti istantanei, come: 

  • alzarsi dalla sedia; 
  • percorrere alcuni passi; 
  • calciare una palla. 

È proprio questo dolore che porta poi lo sportivo ad andare dal medico per una diagnosi corretta.

 

La diagnosi

“Solitamente, la diagnosi di pubalgia si effettua a livello clinico, con la visita medica – continua l’ortopedico -. Molte volte, però, si richiede una lastra del bacino per poter escludere si tratti magari di un’artrosi dell’anca oppure di un processo infiammatorio della sinfisi pubica. L’esame fondamentale che permette di effettuare una diagnosi differenziale, soprattutto con le ernie inguinali, è sicuramente l’ecografia”. 

Fatto tutto questo, si potrebbe integrare anche con una risonanza magnetica anche se, grosso modo, un’ecografia e una lastra del bacino sono più che sufficienti.

 

Come curare la pubalgia 

Come tutte le patologie da sovraccarico, la terapia immediata della pubalgia si basa su 3 importanti fattori:

  • riposo (fino a 3 mesi o più);
  • antinfiammatori non steroidei;
  • ghiaccio.

Questi sono i presidi tradizionali adottati in tutte le patologie da sovraccarico, dopodiché vi sono i trattamenti specifici per ogni distretto corporeo. 

“Nel corso degli anni, si sono susseguiti diversi trattamenti definiti risolutivi, ma nessuno di questi ha mai portato a una guarigione vera e propria - afferma lo specialista -. Quello che si ritiene funzioni maggiormente è la terapia fisica che si basa:

  • sulla kinesiterapia, soprattutto esercizi di allungamento dei muscoli adduttori;
  • sulla massoterapia
  • sull’uso di una speciale tuta elastica che comprime soprattutto a livello della coscia e del bacino e porta giovamento alla sintomatologia dolorosa. 

Oltre a questo, vi sono anche altre terapie fisiche, come: 

  • la tecarterapia
  • gli ultrasuoni
  • il laser
  • le onde d’urto
  • le terapie infiltrative che si basano: 
  • sull’utilizzo di corticosteroidi che vengono iniettati a livello degli adduttori
  • la terapia con il PRP (Plasma Ricco di Piastrine) sempre negli adduttori; 
  • la Proloterapia, molto usata in USA, a base di destrosio e anestetici locali iniettati localmente.

Nei casi più gravi, si opta per la terapia chirurgica, essenzialmente quando si è di fronte a un’ernia inguinale che, spesse volte, viene scambiata per una pubalgia. In questo caso, come detto, può essere di grande aiuto per una diagnosi differenziale, l’ecografia. L’intervento di ernia inguinale viene eseguito da un chirurgo generale/addominale. 

Esiste anche un tipo di chirurgia eseguita sui tendini, come scarificazioni e allungamenti, in grado di migliorare la condizione dei tendini adduttori - conclude Ventura - ma è una eventualità molto rara che personalmente non ho mai avuto l’occasione di affrontare”.

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