Una nuova terapia mininvasiva per curare l’iperplasia prostatica benigna
PUBBLICATO IL 07 APRILE 2022
L’iperplasia prostatica benigna, all’Istituto di Cura Città di Pavia, viene curata con una nuova terapia mininvasiva. Si tratta dellaTPLA, acronimo di ablazione laser transperineale, dall’inglese, Transperineal-Prostate-Laser-Ablation. I vantaggi di questa metodica innovativa? Preserva le funzioni sessuali ed è priva di effetti collaterali. La tecnica innovativa viene eseguita dall’U.O. di Urologia dell’ospedale guidata dal dott. Dimitrios Choussos.
Cos’è l’iperplasia prostatica benigna
“Chiamata anche IPB, l’ipertrofia prostatica benigna – spiega il dott. Choussos - è una patologia che colpisce la ghiandola prostatica che ingrandendosi comprime l’uretra, inficiando sul normale flusso urinario. L’aumento del volume della prostata è dovuto alla formazione di noduli o all’incremento numerico di cellule prostatiche stromali e epiteliali.”
I sintomi
Tra i sintomi più comuni: minzione dolorosa e frequente (pollachiuria), accompagnata da:
- bruciore;
- flusso urinario debole;
- sensazioni di incompleto svuotamento vescicale.
Se non curata in modo tempestivo, questa patologia può causare anche infezioni urinarie accompagnate da:
- febbre;
- formazione di calcoli;
- problemi renali.
È una patologia molto diffusa soprattutto tra gli uomini over 70. Ma non solo. Colpisce circa tra il 5-10% degli uomini dopo i 40 anni e oltre 80% dopo i 70 anni, anche se va specificato che non è sempre sintomatica.
I principali fattori associati alla malattia sono l’invecchiamento e i cambiamenti ormonali nell’età adulta, oltre alla predisposizione genetica e familiare.
La cura con l’ablazione laser transperineale ecoguidata
Come spiega lo specialista: “L’ablazione laser interstiziale transperineale ecoguidata è una metodica innovativa che impiega:
- un laser a bassa potenza (solo 3 watt);
- un piccolo ago.
L’accesso ecoguidatoè percutaneo transperineale, avviene cioè attraverso la cute del perineo, tra la base dei testicoli e l’ano. A differenza di quanto accade con le tecniche più tradizionali che impiegano un approccio transuretrale, la novità è che la TPLA consente di preservare l’uretra. La termoablazione laser che avviene durante la seduta operatoria, consiste nella necrosi del tessuto prostatico in eccesso. “L’intervento – sottolinea il dottore - dura circa 1 ora e viene effettuato anche in anestesia locale. Indolore, generalmente non comporta alcun disturbo post-operatorio”.
I vantaggi
Vengono infatti azzerati i tipici effetti collaterali, come ad esempio, incontinenza urinaria e sanguinamento. Ecco perché è una procedura mininvasiva particolarmente indicata per chi non può sospendere la terapia con anticoagulanti in previsione dell’intervento. “Il trattamento fototermoablativo percutaneo – continua lo specialista - abbassa notevolmente anche il rischio di complicanze correlate all’approccio transuretrale, tra cui anche la stenosi dell’uretra e non preclude l’esecuzione di eventuali trattamenti successivi”.
Rispetto alle tecniche standard, viene garantita maggiore sicurezza grazie alla mininvasività della procedura. “Si abbassano notevolmente i rischi di complicanze e si preserva una vita sessuale nel paziente affetto da questa patologia, che ricordiamo non colpisce solo gli anziani - sottolinea il dott. Choussos-. Con le tecniche adottate fino ad oggi esisteva il rischio concreto di incorrere nell’eiaculazione retrograda, che non permette al liquido seminale di fluire correttamente verso l’esterno”.
L’ablazione TPLA non solo si è dimostrata una valida alleata per trattare precocemente, in maniera sicura e indolore i sintomi caratteristici quanto insidiosi dell’IPB, ma permette anche di procrastinare interventi chirurgici più invasivi, che possono invece essere programmati in età più avanzata.