Come riconoscere la pertosse e le cure migliori
PUBBLICATO IL 01 AGOSTO 2022
Che cos’è la pertosse? Quali le cause e i sintomi, come riconoscerla e curarla. Ne parliamo con la Dottoressa Chiara Baldessari, Responsabile dell’Unità di Pneumologia e Fisiopatologia e dell’Ambulatorio del Sonno dell’IRCCS Policlinico San Donato.
Cos’è la pertosse
La pertosse, detta anche ‘tosse canina’ è dovuta ad un’infezione delle vie respiratorie ed è causata dal batterio Bordetella pertussis. La pertosse è una malattia altamente contagiosa, con decorrenza in genere benigna, interessa prevalentemente la fascia d’età dagli 0 ai 5 anni, seppur non esclusivamente, e colpisce soprattutto nella stagione estivo-autunnale. Posto un periodo di incubazione di circa 10 giorni, la malattia dura solitamente tra le 6 e le 10 settimane.
I sintomi
La pertosse causa sintomi diversi in base ai differenti stadi che la caratterizzano:
- Stadio catarrale: nello stadio iniziale della malattia, in genere le prime due settimane, i sintomi che si manifestano sono simili a quelli del raffreddore:
- arrossamento degli occhi;
- lacrimazione;
- mal di gola;
- tosse lieve;
- possibile febbre.
- Stadio parossistico: solo in una seconda fase,della durata di 6 settimane circa,la sintomatologia diventa più specifica:
- tosse parossistica, intensa e incontrollabile;
- difficoltà respiratorie;
- urlo inspiratorio (tipico suono emesso per riprendere aria)
- espulsione di catarro molto denso e vischioso;
- possibili conati di vomito.
Nei bambini molto piccoli possono comparire:
- assenza di respirazione;
- colorito blu;
- soffocamento.
- Convalescenza: dopo la fase parossistica, ha inizio la fase della convalescenza, caratterizzata dall'attenuarsi dei sintomi e dal miglioramento delle condizioni generali.
La diagnosi
I segni e i sintomi della pertosse sono tali da renderne spesso difficile la diagnosi: trattasi, infatti, di sintomi aspecifici, molto simili,come anticipato, a quelli di altre comuni malattie respiratorie, come il raffreddore, l’influenza o la bronchite. È l’urlo inspiratorio, tipico della fase parossistica, a facilitarne il riconoscimento. Diversi sono gli accertamenti che si possono eseguire:
- esame colturale del catarro per ricercare la presenza del batterio della pertosse;
- ricerca nel sangue degli anticorpi specifici, prodotti dal sistema immunitario in seguito al contatto con il batterio;
- reazione a catena della polimerasi (PCR): esame sofisticato, eseguito sempre sulle secrezioni del paziente.
Poco specifici per la diagnosi, invece, sono i comuni esami del sangue e la radiografia del torace,utile per rilevare se la pertosse abbia eventualmente causato una polmonite.
Come curare la pertosse
Per curare la pertosse, abbreviarne il tempo di contagio e la durata, lo specialista ricorre ad antibiotici, quali l’eritromicina. Per alleviare i sintomi, possono essere prescritti anche sedativi della tosse e farmaci anti-spasmo. Nel caso in cui neonati e bambini manifestassero sintomi gravi, potrebbe rivelarsi necessario il ricovero in ospedale.
Oltre ad antibiotici, farmaci e ricovero, laddove necessario, è consigliabile adottare qualche accorgimento:
- bere molti liquidi, per evitare la disidratazione legata alla respirazione frequente;
- fare pasti piccoli e frequenti, per evitare che dopo la tosse compaia il vomito;
- coprirsi la bocca, lavarsi spesso le mani e in presenza di altre persone indossare una mascherina, per prevenire il contagio.
Le complicanze della pertosse
Se la pertosse può essere grave in neonati e lattanti, adolescenti e adulti spesso guariscono senza problemi. Le complicazioni possono essere dovute agli eccessi di tosse, alle volte tali da comportare:
- costole incrinate;
- ernie addominali;
- rotture dei vasi sanguigni nella pelle o nel bianco degli occhi;
- sanguinamento dal naso.
Complicazioni più gravi sono:
- otite;
- bronchite;
- polmonite;
- complicanze di tipo neurologico, come crisi convulsive ed encefalite.
Il vaccino
“Il modo migliore per prevenire la pertosse resta, comunque, la vaccinazione. Quest’ultima, ricordiamo, è obbligatoria ed eseguita nei lattanti insieme all’esavalente, con un richiamo successivo in adolescenza. In Italia – conclude la dottoressa – l’introduzione del vaccino contro la pertosse ha permesso di ridurre notevolmente il numero di malati e di morti”.