Cos'è la bradicardia e come curarla
PUBBLICATO IL 15 LUGLIO 2021
Etimologicamente bradicardia significa frequenza cardiaca bassa. Generalmente si parla di bradicardia quando si hanno meno di 60 battiti cardiaci al minuto ma, come ci ha spiegato il Dott. Alberto Saporetti, Responsabile dell'U.O. di Cardiologia Emodinamica dell'Istituto Clinico S. Anna, “avere questo tipo di frequenza cardiaca non significa necessariamente avere problemi di cuore”.
Più ci si allena e minori saranno i battiti a riposo
Un esempio illustre di bradicardia ci arriva scomodando un grande dello sport, il ciclista Fausto Coppi.
“Aveva 30 battiti al minuto in condizione di riposo - racconta lo specialista -, ma stava benissimo e vinceva moltissime corse. Questo perché il suo apparato cardiovascolare era talmente allenato che la bradicardia non era espressione di una malattia del cuore, ma al contrario di un allenamento strenuo”.
Quando preoccuparsi per i battiti cardiaci bassi
“Il vero problema - prosegue il cardiologo - non è tanto avere una frequenza cardiaca bassa, a maggior ragione se ci si sente bene, ma quando questa condizione:
- produce malessere;
- non è indotta dall’allenamento regolare;
- sussiste in presenza di altre patologie del ritmo cardiaco che, a grandi linee, si dividono in:
- tachicardie (ritmo cardiaco accelerato sopra i 100 battiti al minuto);
- bradicardie.
Nelle bradicardie, per esempio, i blocchi atrioventricolari di 2° o 3° grado vanno monitorati con attenzione dal momento che hanno un decorso patologico”.
I sintomi a cui prestare attenzione
Come detto, se una persona sta bene e si allena regolarmente, è normale che abbia una frequenza cardiaca bassa a riposo.
“Se, al contrario, siamo di fronte ad un anziano che si ritrova con 40 pulsazioni al minuto, allora, potrebbe trattarsi di un primo campanello d’allarme a cui prestare attenzione.
La bradicardia, inoltre, può dar segni della sua insorgenza attraverso sintomi piuttosto riconoscibili:
- capogiri;
- facile affaticabilità;
- ridotta tolleranza allo sforzo;
- svenimento, nelle forme più gravi.
Ecco in questi casi è necessario rivolgersi al proprio cardiologo di fiducia per sottoporsi ad un elettrocardiogramma di controllo”, aggiunge il dott. Saporetti.
La bradicardia da farmaci
“È bene sapere che la bradicardia può anche essere causata dai farmaci - sottolinea l’esperto - . Ce ne sono molti, infatti, che si utilizzano frequentemente in cardiologia e che anzi, come nel caso dei betabloccanti, sono protettivi per il cuore. Hanno, però, tra le loro azioni intrinseche, anche quella di:
- rallentare la frequenza cardiaca;
- il consumo di ossigeno nel cuore”.
La terapia
In presenza di bradicardia, bisogna giungere ad una diagnosi appropriata per stabilire il più corretto iter terapeutico.
“In alcuni casi, nello specifico quando l’aritmia non è reversibile, può essere necessario l’impianto di un pacemaker ricorrerendo, dunque, all’intervento chirurgico”, conclude lo specialista.