Anca a scatto: quali sono le cause e i rimedi principali

PUBBLICATO IL 04 GIUGNO 2021

In caso di anca a scatto si avverte una sorta di ‘cloc’ durante alcuni movimenti. Il chirurgo ortopedico fa il punto su questa condizione e su come trattarla.

L’anca a scatto è una particolare condizione che si verifica nel momento in cui l’anca, quando si muove, provoca uno scatto vero e proprio. Non essendo una patologia molto frequente, la si può riscontrare maggiormente in ambito sportivo, soprattutto nell’atletica leggera o, in alcuni casi, nel ballo.

Ma quali sono le cause? Il trattamento più indicato è necessariamente quello chirurgico? Ce ne parla il dottor Andrea Pagani, referente della sezione di Chirurgia riparativa articolare mininvasiva - Unità di Ortopedia e Traumatologia dell’Istituto Clinico Sant’Ambrogio.

 

 I tipi di anca a scatto

“Esistono 3 tipi di anca a scatto - spiega il dott. Pagani - che si distinguono fra loro sia per la diversa sensazione del paziente dello scatto durante la mobilizzazione dell’anca, sia per l’origine:

  • laterale;
  • anteriore;
  • intra-articolare”.

 

L’anca a scatto laterale

“La più comune di tutte - approfondisce il dottor Pagani - è l’anca a scatto laterale, legata allo scatto della fascia lata, che è quella che riveste il quadricipite femorale e che scorre nel passaggio sopra il grande trocantere (grosso osso situato sulla superficie laterale dell’anca).

In questo caso, la fascia si ispessisce e genera uno scatto, a livello appunto del grande trocantere”.

I sintomi

La maggior parte delle volte non è sintomatica, cioè non dà dolore, ma causa proprio questa sensazione di scatto in alcuni movimenti, avvertendo come una sorta di ‘cloc’.

Purtroppo, spesso, questo anomalo scorrimento,e quindi lo scatto, causa una borsite, un’infiammazione della borsa di scorrimento che c’è al di sotto della fascia che, automaticamente, diventa sintomatica con intenso dolore.

Il target di persone colpite dall’anca a scatto è giovane poiché è una patologia legata soprattutto all’attività sportiva, spesso anche a livello agonistico (atletica leggera), tra i 15 e i 40 anni.

Le cause

“La maggior parte delle volte l’anca a scatto è legata all’intensa attività sportiva, quindi al sovraccarico funzionale - continua lo specilaista -.

Talvolta, anche piccole dismetrie agli arti inferiori, che si verificano quando il bacino non è perfettamente allineato, possono rappresentare fattori predisponenti.

In ogni caso, è sempre meglio risolvere la problematica, onde evitare che degeneri in una borsite trocanterica piuttosto dolorosa.

Non stiamo parlando di artrosi, ma di una patologia del tutto extra-articolare e non ha nulla a che fare con l’articolazione dell’anca in sé; il grande trocantere è al di fuori della capsula articolare dell’anca, così come la fascia che scorre”.

L’anca a scatto anteriore

La seconda tipologia di anca a scatto è quella anteriore dove, a differenza della tipologia precedente, a scattare è il tendine dell’ileopsoas sul piccolo trocantere (nella parte più interna alla coscia, zona inguinale).

È più rara e di solito si manifesta maggiormente nella donna giovane.

Uno degli sport che si associano più facilmente a questa problematica è sicuramente il ballo: le ballerine sono più propense a svilupparla e, nella maggior parte dei casi, non presenta sintomi.

L’anca a scatto intra-articolare

La terza e ultima tipologia, molto più rara, è quella intra-articolare, che coinvolge l’articolazione coxo-femorale, è legato sostanzialmente a:

  • danni osteo-condrali (cioè distacchi di frammenti cartilaginei sulla testa del femore o sul fondo acetabolare) che possono scattare proprio per un problema meccanico;
  • lesioni del cercine acetabolare (struttura fibro-cartilaginea che c’è attorno all’acetabolo) che può scattare e finire sotto la testa del femore.

Come si fa la diagnosi

Come spiega lo specialista: “Le prime due tipologie, l’anca a scatto laterale e l’anca a scatto anteriore, si diagnosticano semplicemente con:

  •  un esame clinico;
  •  l’anamnesi del paziente”.

Nel caso di anca a scatto laterale, lo specialista mette la mano sulla regione trocanterica mentre il paziente mobilizza l’anca, avvertendo in questo modo lo scatto nel passaggio della fascia sul trocantere.

Stessa cosa per lo scatto anteriore (zona inguinale).

Diverso per la tipologia intra-articolare che, essendo interna all’articolazione coxo-femorale, è più difficile da avvertire ‘a mani nude’, per questo si ricorre a due esami strumentali come:

  •  la radiografia;
  •  risonanza.

Come si cura

Per quanto riguarda i trattamenti, questi possono essere:

  • conservativi, con esercizi specifici;
  • chirurgici.

Gli esercizi

Il trattamento è conservativo nel caso della laterale e dell’anteriore: si cerca di ridurre la tensione della fascia che scorre sul gran trocantere, potenziando in maniera mirata alcuni gruppi muscolari, anche della coscia, per modificare la geometria della biomeccanica della fascia stessa, tramite:

  • fisioterapia; 
  • esercizi mirati di stretching e allungamento della fascia.

La chirurgia

Sono molto rari i casi in cui si ricorre alla chirurgia, soprattutto quando i trattamenti conservativi si rivelano fallimentari e il soggetto continua a sviluppare delle borsiti recidivanti.

Questa consiste in un’incisione a zeta della fascia che viene così allungata.

Nella intra-articolare, l’indicazione invece è chirurgica. Nel paziente giovane, viene trattata con l’artroscopia dell’anca anche se, a volte, i tentativi di riparazione delle lesioni del cercine non sempre danno risultati ottimali, perché l’articolazione dell’anca è difficile da approcciare artroscopicamente.

Cosa fare in caso di recidiva

Un eventuale rischio di recidiva dipende dalla causa. Se, come detto prima, viene identificata una dismetria degli arti inferiori con diagnosi di anca a scatto laterale, in quel caso bisogna compensare questa problematica con:

  • una soletta;
  • potenziamento muscolare;
  • stretching.

“È importante - conclude Pagani - che nelle sue abitudini di vita quotidiane introduca questo tipo di allenamento per non rischiare una ricaduta”.

 

 

 

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