Tutto quello che c'è da sapere sul vaccino per il Coronavirus in Italia

PUBBLICATO IL 22 GENNAIO 2021

I vaccini approvati sono sicuri ed efficaci? Chi può vaccinarsi e quando? Raggiungeremo l’immunità di gregge? Parola al dott.Moro, coordinatore del Piano Vaccinazione anti-Covid dell’IRCCS San Raffaele.

COVID-19: tutte le risposte sul vaccino

Abbiamo già parlato della corsa ai vaccini per COVID-19 quando ancora non erano finiti gli studi clinici di fase III e nessuno dei candidati era stato approvato per il commercio. Oggi – dopo la pubblicazione dei dati dei vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna e l’okay a procedere dell’FDA e dell’EMA – possiamo dirlo: i primi vaccini per Covid-19 sono un piccolo miracolo scientifico, frutto della collaborazione tra aziende, settore pubblico, ricercatori e cittadini. 

Mai prima d’ora un vaccino era stato approvato, prodotto e distribuito in meno di un anno, oltretutto durante una pandemia come questa. La velocità del processo, una vittoria scientifica straordinaria, ha però suscitato in molti cittadini domande sulla sicurezza e l’efficacia di questi prodotti.

Si tratta di domande legittime, ma la risposta non lascia margine di dubbio: i vaccini per Covid-19 approvati in Europa sono sicuri e – almeno secondo i primi dati a disposizione – anche molto efficaci. 

Vediamo insieme perché sono sicuri e aiutiamo parenti e amici a raggiungere informazioni corrette: la vaccinazione non è obbligatoria, ma frutto di una scelta personale. Essere informati è l’unico modo per fare una scelta responsabile.

Come funzionano i vaccini Covid-19 già approvati?

I vaccini approvati in Italia e in Europa sono al momento due, Pfizer-BioNTech e Moderna, ed entrambi utilizzano una tecnologia innovativa, basata su una molecola presente in tutte le nostre cellule e fondamentale per il loro funzionamento: l’RNA messaggero, chiamato anche mRNA.

Per ogni proteina che viene utilizzata dentro le nostre cellule esiste infatti una molecola di mRNA che la codifica: senza questa molecola la cellula non saprebbe come costruire la proteina corrispondente. Ma perché utilizzare questa molecola in un vaccino?

L’obiettivo dei vaccini per Covid-19 (anche di quelli che utilizzano tecnologie più vecchie) è quello di mostrare in anticipo al nostro sistema immunitario la proteina Spike, che viene utilizzata dal nuovo coronavirus per entrare nelle cellule e la cui forma dà il nome al virus. 

In questo modo il sistema immunitario ha il tempo di produrre una risposta adeguata sia a livello di anticorpi, sia di cellule che gli permetterà di riconoscere e sconfiggere il virus rapidamente, nel caso di infezione. 

"I vaccini a mRNA usano una tecnica molto ingegnosa per mostrare la proteina Spike al sistema immunitario: la fanno produrre direttamente alle nostre cellule dando loro le istruzioni per costruirla, ovvero fornendo loro la molecola di mRNA che codifica la proteina", spiega Matteo Moro, infettivologo e responsabile del Controllo Infettivo dell’Ospedale San Raffaele di Milano, che sta coordinando il Piano di vaccinazione anti-Covid-19 all’interno della struttura.

“Perché questi vaccini permettano al sistema immunitario di rispondere efficacemente al virus sono necessarie però due somministrazioni, previste a distanza di 3 settimane nel caso di Pfizer-BioNTech e 4 nel caso di Moderna.”

I vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna sono sicuri?

La prima cosa da sottolineare è che il processo di sviluppo dei vaccini per Covid-19 non è stato veloce perché siano stati saltati dei passaggi o perché le sperimentazioni cliniche siano state meno rigorose del dovuto: i tempi si sono ridotti drasticamente perché molta della ricerca di laboratorio necessaria allo sviluppo del vaccino era già stata condotta ai tempi dell’epidemia SARS del 2003 (il virus di allora, chiamato SARS-CoV, è molto simile a quello attuale).

Inoltre, cosa forse più importante, gli Stati hanno coperto i rischi economici dell’impresa, permettendo così alle aziende farmaceutiche di sovrapporre le fasi di studio clinico tra loro e iniziare la produzione delle dosi senza aspettare l’approvazione definitiva.

Gli effetti collaterali

Gli studi clinici per valutare sicurezza ed efficacia dei due vaccini anti-Covid-19 approvati hanno nel complesso coinvolto più di 50mila persone (20mila nel caso del vaccino di Pfizer-BioNTech e 30mila nel caso di Moderna). 

Gli effetti collaterali più comuni registrati, oltre a dolore in sede di iniezione, sono stati: 

  • dolori muscolari;
  • stanchezza; 
  • mal di testa
  • brividi e febbre.

Di regola più intensi dopo la seconda dose. Si tratta in generale di effetti lievi e transitori, controllabili se necessario con un antinfiammatorio” spiega Moro.

Per quel che riguarda gli effetti collaterali più rari non bastano gli studi clinici, ma è necessario – come sempre – aspettare i dati delle milioni di somministrazioni condotte nel mondo reale. Da quando, poco prima di Natale, il primo vaccino è stato approvato, al mondo sono già stati vaccinati più di 10 milioni di soggetti

Finora l’unico effetto collaterale grave, molto raro, è la classica reazione allergica che si verifica più frequentemente nei soggetti che hanno già manifestato in precedenza intolleranze a farmaci o alimenti specifici. 

“Si tratta di un fenomeno comune a tutti i vaccini e farmaci, che proprio per la rarità normalmente non si vede, né si può quantificare nelle sperimentazioni, e che può essere affrontato adeguatamente purché i vaccinati rimangano in osservazione per almeno 15 minuti dopo la somministrazione della dose - continua l’esperto -. 

In ogni caso gli effetti collaterali del vaccino, come abbiamo visto minimi, devono essere letti in un contesto di rapporto costo/beneficio, a fronte di una pandemia che ha visto 2 milioni di morti su quasi 100 milioni di casi confermati.”

Per quanto riguarda eventuali effetti a lungo termine, vale lo stesso discorso di ogni farmaco o vaccino che avete mai assunto (dall’aspirina ai farmaci per la pressione): solo il tempo potrà darci più informazioni, grazie alla raccolta dei dati che continua anche a seguito dell’immissione in commercio. 

Tuttavia non c’è ragione di credere che un vaccino come questo comporti rischi particolari: le molecole di mRNA, estremamente delicate, si degradano nelle cellule poco dopo aver guidato la produzione della proteina Spike. Questo è anche il motivo per cui questi vaccini sono così difficili da conservare e vanno tenuti a temperature molto basse”.

I vaccini Pfizer e Moderna sono efficaci?

Lo avevamo già spiegato, ma è bene ribadirlo qui: gli studi clinici condotti sui vaccini approvati fino a ora hanno misurato soltanto la loro capacità di ridurre l’insorgenza dei sintomi da Covid-19, ovvero di proteggere i vaccinati dalla malattia.

Sulla base di questi studi possiamo concludere che i vaccini a base di mRNA approvati per il commercio riescono a proteggere dalla malattia nel 94-95% dei casi. Un risultato straordinario, che andrà confermato nel mondo reale ora che i vaccini sono disponibili in sempre più paesi. 

Chi si è vaccinato si può infettare?

Proteggere dai sintomi della malattia non significa però necessariamente impedire che una persona vaccinata si infetti con il coronavirus (in modo pressoché asintomatico) e magari lo trasmetta a propria volta a qualcun altro

Secondo diversi esperti è molto probabile che il vaccino impedisca anche l’infezione, ma la verità è che al momento non lo sappiamo con certezza.

Quanto dura l’immunità da vaccino

Infine, non sappiamo quanto duri l’immunità conferita dal vaccino. Sappiamo solo che nei pazienti che sono guariti dal Covid-19 gli anticorpi persistono per almeno 6 mesi, ma gli scienziati ritengono probabile, sulla base di quello che sappiamo degli altri coronavirus, che l’immunità per SARS-CoV-2 si indebolisca nel tempo, sebbene sia al momento difficile capire come e dopo quanto.

“È probabile che la durata limitata della protezione e la comparsa di nuovi varianti rendano necessaria una vaccinazione periodica contro il COVID-19, in maniera non dissimile da quella antinfluenzale” specifica Moro.  

“Per tutte queste ragioni, in attesa di avere più dati e informazioni, è fondamentale che anche i vaccinati continuino a indossare le mascherine e rispettare le regole di distanziamento.”

Raggiungeremo l’immunità di gregge?

L’immunità di gregge è il fenomeno per cui un virus non è più in grado di diffondersi in una comunità perché una percentuale sufficiente dei suoi individui è stata immunizzata tramite vaccino. Questa percentuale dipende dall’efficacia con cui il virus si trasmette da individuo a individuo e nel caso del nuovo coronavirus non è ancora possibile stimarla con precisione, anche se dovrebbe attestarsi intorno al 70%. In Italia questo equivale a circa 40 milioni di persone.

Raggiungere questa percentuale entro il prossimo inverno è improbabile: in fin dei conti molto dipenderà non solo dal continuo afflusso di dosi dei due vaccini già approvati, ma anche dall’approvazione di eventuali altri vaccini in fase avanzata di sperimentazione, oltre che dalla volontà dei cittadini Italiani di vaccinarsi, e non ultimo dalla disponibilità di vaccini per gli under 16, al momento nessun vaccino è licenziato per i più giovani.

“Per fortuna, al di là del raggiungimento dell’immunità di gregge, la vaccinazione di una percentuale importante della popolazione, soprattutto di quella più anziana, ridurrebbe drasticamente l’impatto della pandemia sulle strutture sanitarie, abbattendo il numero di ricoveri e di morti, spiega Matteo Moro.

Ecco perché ognuno deve fare la sua parte quando, presumibilmente prima della fine di febbraio, andranno a concludersi le vaccinazioni del personale sanitario e delle RSA e il vaccino sarà disponibile per la popolazione: prima per chi ha più di 80 anni (circa 4 milioni di persone) e poi in accordo alle priorità indicate dal Piano nazionale

Da quel momento sconfiggere la pandemia sarà una responsabilità di tutti. Tocca a noi dimostrare di esserne all’altezza.”

Cura e Prevenzione