Risonanza magnetica: quali sono le controindicazioni?

PUBBLICATO IL 02 MAGGIO 2019

“La risonanza magnetica - spiega il prof. Francesco Sardanelli, responsabile dell’U.O. di Diagnostica per Immagini all’IRCCS Policlinico San Donato - è una tecnica diagnostica che, a differenza della TAC e delle indagini radiologiche tradizionali che si avvalgono di radiazioni ionizzanti (raggi X) potenzialmente dannose, utilizza un campo magnetico molto intenso e radiofrequenze per ottenere immagini del corpo. Non tutti, però, possono sottoporsi a questo tipo di indagine. Le controindicazioni alla risonanza magnetica rappresentano una tematica di una certa complessità perché comporta tre aspetti differenti: le controindicazioni assolute per cui il paziente non potrà mai sottoporsi a un esame di RM (con tali controindicazioni non si può nemmeno accompagnare un familiare nella sala del magnete!); le controindicazioni relative che, nelle diverse situazioni, comportano vantaggi e svantaggi da valutare comparativamente; infine, le condizioni potenzialmente limitanti cioè quei casi in cui il paziente non corre alcun rischio ma nei quali l’esame può risultare inefficace (si creano artefatti che possono limitare pesantemente l’interpretazione dell’indagine)”. 

“Le controindicazioni assolute più importanti - continua - sono di due tipi. Nonostante, oggi, per la maggior parte dei casi non si utilizzino più clips vascolari endocraniche ferro-magnetiche su aneurismi, il rischio si presenta su quei pazienti operati in Italia molti anni fa o in paesi per i quali non sia disponibile una precisa documentazione tecnica. In questi soggetti, l’introduzione nel magnete può comportare un effetto meccanico sulla clips: questa potrebbe girarsi su se stessa aprendo l’aneurisma e causando un’emorragia cerebrale fatale. La seconda grave situazione è rappresentata dalla presenza di schegge o frammenti metallici intraoculari. Il rischio è presente nei pazienti che hanno svolto particolari attività lavorative (metalmeccanici, fresatori, carrozzieri, ecc.) con possibili incidenti che potrebbero aver determinato un’inconsapevole penetrazione di schegge in sede endo-oculare. Le schegge possono essere molto piccole: se si depositano in una zona muta, il soggetto non è consapevole di averle. L’introduzione nel magnete può determinare un’emorragia intraoculare, causando la perdita della vista.

Questo significa che se una persona ha avuto incidenti in passato o non ha usato sempre le strutture di protezione, è necessario che - prima di effettuare una RM - si sottoponga a una radiografia per verificare che non vi sia la presenza di corpi estranei. Poi vi sono i pacemaker e i defibrillatori per i quali è ancora operante la vecchia normativa italiana che li definiva controindicazione assoluta, che vale oggi per i dispositivi “non-MR-conditional”, ossia RM-incompatibili, portati dalla maggioranza (circa l’80%) dei pazienti. Una parte dei pazienti con impianto recente porta pacemaker o defibrillatori cosiddetti “MR-conditional”, ovvero RM-compatibili. Ciò comporta, comunque, la verifica del tipo di dispositivo (e degli elettrocateteri) impiantati, dell’importante indicazione alla RM e un’accurata programmazione dell’indagine in presenza di un cardiologo elettrofisiologo che agisca sul dispositivo prima e dopo l’indagine RM. Dobbiamo inoltre considerare le controindicazioni relative nelle quali bisogna bilanciare, caso per caso, vantaggi e svantaggi della RM. Ad esempio, se una persona con uno sfintere magnetico volesse sottoporsi a una RM, deve essere informata che questi tipi dispositivi intracorporei, in conseguenza dell’indagine, potrebbero inattivarsi; oppure, una donna che utilizza la spirale intrauterina come metodo anticoncezionale, deve sapere che - dopo aver fatto l’esame - deve recarsi dal ginecologo per controllare che il dispositivo sia nella sede corretta”. 

“Infine - conclude il prof. Sardanelli - vi sono le condizioni potenzialmente limitanti come, ad esempio, le protesi ortopediche a contenuto metallico. Una protesi d’anca non limita l’esecuzione della RM cerebrale ma limitare l’attendibilità delle immagini della pelvi rendendo difficile o impossibile la diagnosi. Quando questo effetto è prevedibile, è opportuno optare per un altro tipo di indagine”. 

Per contattare il prof. Sardanelli:

Centralino 02527741 

Segreteria 0252774830 

Contatto email

radiologia.psd@grupposandonato.it

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