Il microbioma come alleato contro il mieloma

Il microbioma come alleato contro il mieloma

PUBBLICATO IL 04 DICEMBRE 2025

Il microbioma come alleato contro il mieloma

PUBBLICATO IL 04 DICEMBRE 2025

Un nuovo studio internazionale, guidato dal gruppo del dottor Matteo Bellone, responsabile dell’Unità di Immunologia cellulare dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e dalla dottoressa Urvi A. Shah, ematologa-oncologa del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, rivela che una dieta ricca di fibre e basata su alimenti vegetali può modificare alcuni dei meccanismi biologici in grado di ritardare la progressione verso il mieloma multiplo.

I ricercatori, nell’articolo appena pubblicato sulla rivista Cancer Discovery, mostrano che intervenire sull’alimentazione, un gesto quotidiano, quasi banale nella sua semplicità, può trasformarsi in un ‘interruttore biologico’, capace di influenzare metabolismo, immunità e flora batterica intestinale

“Per la prima volta abbiamo dimostrato che un intervento nutrizionale strutturato può incidere sui meccanismi alla base della progressione del mieloma”, spiega Matteo Bellone.

Aggiunge la dott.ssa Shah: “La maggior parte dei pazienti che presentano condizioni pre-mielomatose vengono semplicemente monitorati e questo può generare molta ansia. Il nostro studio è il primo a dimostrare che un’alimentazione ricca di fibre e prevalentemente vegetale può migliorare la salute dell’intestino, il metabolismo e la funzione immunitaria in questi pazienti, e potrebbe contribuire a rallentare la progressione verso il mieloma. Sapere che un semplice cambiamento alimentare, a basso rischio, può fare la differenza può essere davvero incoraggiante”.

 

Mieloma multiplo: una malattia che si prepara in silenzio

Il mieloma multiplo è un tumore del sangue che colpisce ogni anno più di 160.000 persone nel mondo e circa 5.000 in Italia. Quasi sempre nasce da 2 condizioni precancerose, MGUS (Gammopatia Monoclonale di Significato Incerto) e SMM (Smoldering Multiple Myeloma – Mieloma Multiplo Asintomatico), che interessano oltre il 5% della popolazione sopra i 50 anni.

Sono stati definiti “stati di attesa biologica” perché non provocano sintomi, ma possono evolvere, nel corso degli anni, in un mieloma conclamato. Capire come rallentare questa evoluzione è una delle sfide più urgenti della ricerca ematologica.

 

Dalla flora intestinale al midollo osseo: una connessione che cambia la medicina

Già nel 2018, proprio al San Raffaele, il gruppo di Bellone aveva firmato una delle prime scoperte che collegavano il microbioma intestinale alla progressione del mieloma. All’epoca, lo studio mostrò come determinati batteri fossero in grado di alimentare processi infiammatori e immunitari che accelerano la malattia. Quel lavoro ha gettato il seme per l’intero filone di ricerca: se il microbioma può spingere la malattia in avanti, forse può anche frenarla. 

Da questa intuizione nasce il nuovo studio, che unisce scienza clinica e biologia sperimentale come 2 lenti complementari su un’unica domanda: può la dieta diventare uno strumento terapeutico?

 

Lo studio clinico: cosa accade quando si cambiano le abitudini alimentari

La sperimentazione clinica NUTRIVENTION, monocentrica e a braccio singolo, guidata dalla dott.ssa Shah al Memorial Sloan Kettering, ha coinvolto 23 persone con: 

  • MGUS e SMM; 
  • un indice di massa corporea elevato.

Per 12 settimane hanno seguito una dieta ricca di fibre e a prevalenza vegetale, senza alcuna restrizione calorica. L’obiettivo non era “mangiare meno”, ma mangiare diversamente, privilegiando frutta, verdura, legumi, cereali integrali.

Contrariamente a quanto ritenuto finora, lo studio ha dimostrato che una dieta ricca di fibre non solo è sostenibile, ma provoca anche fastidi limitati e ben tollerati. Un risultato che ha convinto oltre il 70% dei pazienti a proseguire il nuovo regime dietetico ben oltre le 12 settimane.

Gli effetti della nuova dieta

I dati, ottenuti grazie anche a un diario alimentare compilato dagli stessi pazienti, hanno mostrato che, gradualmente, l’organismo sembra tirare il freno: 

  • il peso corporeo si riduce;
  • la sensibilità insulinica migliora;
  • l’infiammazione si attenua;
  • la flora batterica si arricchisce di specie capaci di produrre butirrato, una molecola nota per le sue proprietà antinfiammatorie e antitumorali.

Anche se lo studio non era disegnato per fornire informazioni sull’andamento della malattia, negli 8 pazienti valutabili per questo parametro, la traiettoria della componente monoclonale (M-spike), il principale indicatore di progressione da una condizione precancerosa a una di mieloma multiplo, si è stabilizzato e in 2 pazienti è addirittura migliorato. 

“È come se la malattia, abituata a correre lentamente ma inesorabilmente, avesse trovato un ostacolo imprevisto sul percorso”, commenta il dottor Bellone.

 

Il contributo centrale del San Raffaele: capire i meccanismi biologici

Il cuore della ricerca guidata dal dottor Bellone e svolta principalmente dalla dottoressa Laura Cogrossi, all’epoca dello studio dottoranda all’Università Vita-Salute San Raffaele, ora al Cancer Research UK Manchester Institute, è stato proprio questo: mostrare non solo che la dieta di per sé cambia i parametri clinici associati con la progressione della malattia, ma spiegare perché lo fa.

Nei laboratori del San Raffaele, i ricercatori hanno alimentato dei modelli murini con una dieta ad alto contenuto di fibre e monitorato nel tempo ciò che accadeva nel loro organismo. I risultati hanno dimostrato che la dieta ricca di fibre ha modificato la composizione del microbioma intestinale dei topi, aumentando in particolare la produzione di acidi grassi a catena corta come il butirrato. Queste molecole hanno ridotto l’aggressività della malattia nel modello animale, mentre hanno rallentato la proliferazione delle cellule tumorali in coltura, un modello in vitro della malattia. 

La dieta ha inoltre rimodellato le caratteristiche delle cellule immunitarie nel midollo osseo (sede d’origine del tumore) degli animali, reindirizzandole verso un’azione potenzialmente antitumorale. Grazie a questi cambiamenti, nei topi l’evoluzione verso il mieloma conclamato veniva drammaticamente posticipata. 

Spiega il dottor Bellone: “È come se il microbiota, riprogrammato dalla dieta, avesse modificato l’intero microambiente tumorale, rendendolo meno favorevole alla proliferazione delle cellule di mieloma e più capace di sostenere una risposta immunitaria efficace

Una possibile spiegazione è che le molecole come il butirrato, prodotte dai batteri intestinali con la fermentazione delle fibre, abbiano raggiunto il midollo osseo, dove potrebbero aver reindirizzato il comportamento delle cellule immunitarie verso un’azione antitumorale e rallentato la proliferazione delle cellule maligne. 

Una sorta di effetto a cascata: dal cibo al microbioma, dal microbiota al sistema immunitario, dal sistema immunitario al tumore”.

 

Le prospettive: dalla tavola alla clinica

Alla luce di questi risultati, la ricerca apre a nuove direzioni: 

  • studi clinici più ampi;
  • interventi personalizzati;
  • possibili combinazioni tra dieta e terapie già esistenti

È un approccio che non sostituisce i trattamenti oncologici, ma potrebbe affiancarli, accompagnarli e persino potenziarli, agendo su un terreno biologico spesso trascurato: lo stile di vita.

In questo contesto, è stato attivato in Italia un nuovo studio clinico multicentrico, di cui il San Raffaele è capofila, (dott. Tommaso Perini, unità di Ematologia e Trapianto di Midollo Osseo) per ampliare e corroborare i risultati di questo studio. Il progetto si inserisce nel quadro delle attività del Comprehensive Cancer Center del San Raffaele, che integra ricerca, clinica e innovazione tecnologica per accelerare la traslazione dei risultati scientifici ai pazienti. 

Con il nuovo studio, sostenuto da Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, i ricercatori si propongono di dimostrare che diete a base vegetale alterano significativamente il microbiota intestinale, aumentando la produzione di acidi grassi a catena corta nei pazienti con SMM - Mieloma Multiplo Asintomatico a prescindere dal peso corporeo.  

“Il nostro obiettivo - conclude Bellone - è trasformare un gesto quotidiano, come mangiare, in uno strumento di prevenzione scientificamente solido. È una strada che richiede rigore, ma che può cambiare la qualità e la prospettiva di vita di migliaia di persone”.

Lo studio è stato reso possibile grazie al sostegno non solo di AIRC, ma anche del Blood Cancer United, della Paula and Rodger Riney Foundation, dei National Institutes of Health (NIH), del Parker Institute for Cancer Immunotherapy, dell’International Myeloma Society, dello Swedish Research Council e di ulteriori fondi istituzionali e collaborazioni accademiche internazionali.

 

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Disorders – Results from the NUTRIVENTION Clinical Trial and Preclinical Vk*MYC Model

Urvi A. Shah1,2,*,†, Laura Lucia Cogrossi3,4,†, Juan-Jose Garces1,5, Anna Policastro3, Francesca Castro1, Andriy Derkach6, Teng Fei6, Susan DeWolf7, Matteo Grioni3, Sofia Sisti4,8 , Jenna Blaslov1, Peter Adintori9, Kinga K. Hosszu10, Devin McAvoy10, Mirae Baichoo11, Justin R. Cross12, Jenny Paredes13, Aishwarya
Anuraj1, Sandeep Raj14,2, Charlotte Pohl12, Paola Zordan3, Victoria Zinsmeyer5, Ruben J. Ramos12, Marco Lorenzoni3, Brianna Gipson15, Kylee Maclachlan1,2, Ana Gradissimo15, Leonardo Boiocchi16, Nathan Aleynick16, Camilla Marchigiani3,9, Sara Pagani,3 Erica Salehi17, Richard Koche18, Ronan Chaligne15, Torin
Block19, Neha Korde1,2, Carlyn R. Tan1,2, Malin Hultcrantz1,2, Hani Hassoun1,2, Gunjan L. Shah14,2, Michael Scordo14,2, Oscar B. Lahoud20,21, David J. Chung14,2, Heather Landau14,2, Jonathan U. Peled14,2, Nicola Clementi4,8, Marta Chesi22, P. Leif Bergsagel22, Sham Mailankody1,2, Michael Pollak23, Anita D’Souza24, Ola Landgren25, Susan Chimonas26, Sergio Giralt14,2, Saad Z. Usmani1,2, Neil M. Iyengar17,2, Alexander M. Lesokhin1,2,‡, Marcel R.M. van den Brink27,‡ , Matteo Bellone3,*,‡ 

 

  1. Department of Medicine, Myeloma Service, Memorial Sloan Kettering Cancer Center; New York, NY.
  2. Weill Cornell Medical College; New York, NY, USA.
  3. Cellular Immunology unit, Division of Immunology, Transplantation, and Infectious Diseases, IRCCS San Raffaele Scientific Institute; Milano, Italy.
  4. Vita-Salute San Raffaele University; Milano, Italy.
  5. Computational Oncology, Department of Epidemiology and Biostatistics, Memorial Sloan Kettering Cancer Center; New York, NY, USA.
  6. Department of Epidemiology and Biostatistics, Memorial Sloan Kettering Cancer Center; New York, NY, USA.
  7. Department of Medicine, Leukemia Service, Memorial Sloan Kettering Cancer Center; New York, NY, USA.
  8. Laboratory of Microbiology and Virology, IRCCS San Raffaele Hospital; Milan, 20100, Italy.
  9. Food and Nutrition Services, Memorial Sloan Kettering Cancer Center; New York, NY, USA.
  10. Department of Pediatrics, Memorial Sloan Kettering Cancer Center; New York, NY, USA.
  11. Department of Medicine, Memorial Sloan Kettering Cancer Center; New York, NY USA.
  12. Donald B. and Catherine C. Marron Cancer Metabolism Center, Sloan Kettering Institute; New York, NY, USA.
  13. Beckham Research Institute, City of Hope; Los Angeles, CA, USA.
  14. Department of Medicine, Adult Bone Marrow Transplantation Service, Memorial Sloan Kettering Cancer Center; New York, NY, USA.
  15. Sloan Kettering Institute, Memorial Sloan Kettering Cancer Center; New York, NY.
  16. Department of Pathology and Laboratory Medicine, Memorial Sloan Kettering Cancer Center; New York, NY, USA.
  17. Department of Medicine, Breast Medicine Service, Memorial Sloan Kettering Cancer Center; New York, NY, USA.
  18. Center for Epigenetics Research, Memorial Sloan Kettering Cancer Center; New York, NY, USA.
  19. NutritionQuest; Berkeley, CA, USA.
  20. Department of Hematology and Medical Oncology, Perlmutter Cancer Center, NYU Langone Hospital; Brooklyn, NY, USA.
  21. Department of Medicine, NYU Grossman School of Medicine; New York, NY, USA. 
  22. Comprehensive Cancer Center, Mayo Clinic Arizona; Scottsdale, AZ, USA.
  23. Department of Medicine and Oncology, McGill University; Montreal, Canada.
  24. Medical College of Wisconsin; Milwaukee, WI, USA.
  25. Division of Myeloma, Department of Medicine, Sylvester Comprehensive Cancer Center, Myeloma Division, University of Miami; Miami, FL, USA.
  26. Center for Health Policy and Outcomes, Memorial Sloan Kettering Cancer Center; New York, NY, USA.
  27. City of Hope Los Angeles and National Medical Center; Los Angeles, CA, USA.