Tumore dello stomaco e del peritoneo: come si curano
PUBBLICATO IL 29 AGOSTO 2024
La neoplasia gastrica è la terza neoplasia per mortalità nel mondo e colpisce più di un milione di persone ogni anno. Grazie al miglioramento delle nostre conoscenze su questo tumore, soprattutto molecolari, e delle cure, la mortalità complessiva è in calo, ma sono in aumento le forme più aggressive.
Il trattamento del tumore gastrico dipende dallo stadio del tumore alla diagnosi. Se questa è molto precoce, può essere considerato anche un trattamento endoscopico. Purtroppo, i sintomi spesso aspecifici e la mancanza nel nostro paese di un vero programma di screening, fa sì che nella maggior parte dei casi la malattia sia localmente avanzata: in questo caso il trattamento consta di una combinazione di trattamenti sistemici e chirurgia.
Ce ne parla il dott. Ugo Elmore, Direttore del Programma Strategico di Chirurgia Oncologica e Mininvasiva dell’apparato digerente e del peritoneo presso l'Unità Operativa di Chirurgia Gastroenterologica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, diretta dal professor Riccardo Rosati.
Come si cura il tumore dello stomaco
“Per il trattamento del tumore gastrico si ricorre a un intervento di chirurgia maggiore che prevede l’asportazione di tutto o di una parte dello stomaco, associata a un’adeguata asportazione dei linfonodi regionali - spiega il dott. Elmore -. Nei centri ad alto volume, come il nostro, questo intervento viene svolto anche con approccio mininvasivo con risultati oncologici adeguati e una migliore ripresa nel periodo post-operatorio.
Nella nostra unità, ogni caso di neoplasia gastrica viene discusso in ambito multidisciplinare, coinvolgendo diverse figure professionali tra cui oncologi, radioterapisti, radiologi e anatomopatologi. La decisione terapeutica, infatti, deve essere condivisa collegialmente, soprattutto nei casi più complessi di malattie avanzate e/o metastatiche, per i quali vengono identificate soluzioni terapeutiche personalizzate”.
Il coinvolgimento del peritoneo: perché è importante parlarne
Una delle naturali evoluzioni biologiche della malattia è la disseminazione nel peritoneo. Il peritoneo è il rivestimento sieroso che ricopre la maggior parte dei visceri addominali, tra cui appunto lo stomaco.
Circa un quarto dei pazienti alla diagnosi presenta già un coinvolgimento peritoneale, ma non solo: il peritoneo è la sede più frequente in cui la malattia si ripresenta anche dopo un trattamento curativo.
La laparoscopia esplorativa per una diagnosi accurata del peritoneo
“Non sempre, però, le indagini radiologiche sono accurate nell’identificare il coinvolgimento peritoneale di una neoplasia gastrica - afferma -. Per questo motivo è necessario inserire nel work up diagnostico una laparoscopia esplorativa, esame più invasivo che ci permette, tramite una rapida procedura chirurgica in anestesia generale, di:
- esplorare la superficie peritoneale tramite una telecamera;
- eseguire delle eventuali biopsie per esame istologico.
Inoltre, ci consente di raccogliere e analizzare il liquido peritoneale tramite un lavaggio per identificare, qualora presenti, cellule maligne, che altrimenti sfuggirebbero alla nostra analisi visiva macroscopica”.
La sopravvivenza al tumore del peritoneo e come trattarlo
Purtroppo, la sopravvivenza per i pazienti in questo stadio di malattia (M+), considerata IV stadio di malattia, è bassa. Storicamente, l’unico trattamento possibile era rappresentato da una chemioterapia sistemica, a scopo puramente di palliazione.
Negli ultimi decenni, si è presa sempre più coscienza della necessità di trovare nuove strategie terapeutiche per agire più efficacemente sulla superficie peritoneale tramite la chemioterapia intraoperatoria, ovvero l’utilizzo di farmaci a diretto contatto con il peritoneo.
La chemioterapia per il tumore del peritoneo
“Ci sono diversi tipi di chemioterapia intraperitoneale, da valutare in base ai singoli pazienti e all’entità del coinvolgimento peritoneale - commenta lo specialista -. In generale, ciò che cambia è la via di somministrazione, che può essere attraverso l’infusione diretta di una soluzione ipertermica liquida nell’addome in corso di interventi demolitivi oppure in forma nebulizzata.
Nelle ultime 2 decadi, in particolare, sta diventando sempre più interessante questa nuova via di somministrazione intraperitoneale del chemioterapico nebulizzato per via mininvasiva (laparoscopia), chiamata PIPAC (Pressurized Intraperitoneal Aerosol Chemotherapy). Questa procedura si è dimostrata, in diversi studi clinici, molto efficace sul peritoneo con bassa tossicità e basso impatto clinico sui nostri pazienti.
Il nostro centro, che ha fatto della chirurgia mininvasiva un caposaldo dell’approccio chirurgico, da diversi anni ha inserito questa procedura nell’approccio multidisciplinare della neoplasia gastrica avanzata - conclude Elmore - ed è impegnato in nuovi studi multicentrici per verificarne l’efficacia in combinazione con la terapia oncologica preoperatoria”.