Tutto sulla disodontiasi e come curarla

PUBBLICATO IL 27 AGOSTO 2024

Quando si parla di disodontiasi ci si riferisce alle difficoltà o ai problemi legati all'eruzione dei denti, cioè al processo attraverso il quale i denti spuntano dalle gengive. La disodontiasi è una condizione estremamente frequente in ambito odontoiatrico e si manifesta principalmente nelle donne. 

Per delineare il trattamento terapeutico più idoneo, è fondamentale che ci sia una valutazione diagnostica estremamente precisa e dettagliata in modo da evitare l’insorgenza di altri problemi funzionali. Ma quali sono le cause che determinano l’insorgere della disodontiasi e i possibili trattamenti?

Ne abbiamo discusso con il prof. Raffaele Vinci, direttore dell’Unità dipartimentale di Chirurgia Orale e Implantologia presso il dipartimento di Odontoiatria, diretto dal prof. Enrico Gherlone, all’IRCCS Ospedale San Raffaele, che spiega nel dettaglio in cosa consiste la disodontiasi, quali sono le cause principali e come curarla.

 

Disodontiasi: cos’è

“La disodontiasi consiste nella mancata o anomala eruzione di un elemento dentario che non va a occupare la sua sede biologica entro il normale periodo di eruzione - spiega il prof. Vinci -.

Le disodontiasi dentarie rappresentano una condizione frequente in campo odontoiatrico, più frequente nelle donne rispetto agli uomini, che richiedono un’attenta valutazione diagnostica e un adeguato trattamento terapeutico a causa della loro potenziale capacità di dare origine a problemi funzionali, estetici e di salute.

La prevalenza dei denti inclusi, cioè quegli elementi che non sono presenti in arcata, può dipendere da diversi fattori come l’età, il sesso e l’etnia e di media è di circa il 13%”.

 

La cause della disodontiasi

Per poter effettuare una corretta diagnosi e il miglior trattamento terapeutico possibile, è fondamentale adottare un approccio multidisciplinare

La conoscenza dei pazienti, della loro anamnesi, delle loro necessità e aspettative, unita a un approccio multidisciplinare, sono elementi fondamentali per ottenere una diagnosi accurata e trattamenti efficaci. È importante conoscere quelle che sono le cause della disodontiasi che possono essere:

  • locali;
  • sistemiche. 

 

Le cause locali

“Tra le cause locali rientra l’anchilosi di un elemento deciduo, ovvero quando il dente da latte rimane ‘bloccato’ nel suo alloggio osseo e può arrestare il processo eruttivo del suo corrispettivo permanente e portare quindi alla sua inclusione parziale o totale - prosegue -.

Anche la presenza di neoformazioni odontogene (cioè nuove formazioni differenti dagli elementi dentari ben formati, ma di derivazione simile) o di elementi sovrannumerari (cioè in eccedenza rispetto al numero fisiologico) può rappresentare un ostacolo all’eruzione. 

La presenza di una carie a carico dei denti decidui, che può portare a una loro estrazione precoce, può determinare una riduzione dello spazio disponibile per l’eruzione di un elemento dentario a causa dello spostamento degli elementi vicini in senso mesiale o distale, cioè in senso anteriore o posteriore al dente interessato. 

Altre volte, fisiologicamente, gli spazi ridotti in arcata non permettono la normale eruzione dei denti, soprattutto i canini, i secondi e i terzi molari. In altri casi, il germe dentale (cioè il dente primordiale in formazione non ancora completata) presenta un mal posizionamento primario che non consente l’eruzione lungo quello che dovrebbe essere l’asse corretto. 

Infine, un trauma indiretto, come una frattura ossea, può causare un aumento della densità o dello spessore dell'osso, ostacolando l’eruzione del dente permanente sottostante. Un trauma diretto al dente deciduo può, invece, determinare l’inclusione del permanente, in quanto il trauma può essere trasmesso al dente sottostante in via di sviluppo, modificandone la morfologia e impedendone l’eruzione”.

 

Le cause sistemiche

“Tra le cause sistemiche  – continua -, si fa solitamente riferimento alle: 

  • alterazioni endocrine, come l’ipotiroidismo, l’ipoparatiroidismo o l’ipopituitarismo (condizioni sistemiche);
  • malattie infettive, tra cui la tubercolosi, la sifilide congenita e la malnutrizione che possono determinare alterazioni dell’accrescimento e dello sviluppo scheletrico, rallentando il processo di permuta (cioè perdita dei denti decidui e sostituzione con i definitivi) dei denti e sconvolgendo la normale sequenza eruttiva.

Le malattie genetiche che coinvolgono il catabolismo osseo (cioè la formazione dell’osso) e, in particolare, la funzionalità osteoclastica (cioè il rimodellamento osseo), quali l’osteoporosi e la displasia caleido-cranica, sono caratterizzate da gravi ritardi e difetti nei processi eruttivi”.

 

Le conseguenze della disodontiasi

"In molti casi, un elemento in disodontiasi può creare delle problematiche per cui è necessario intervenire. La pericoronarite è una condizione infiammatoria che coinvolge più frequentemente i terzi molari inferiori ed è la causa più frequente della loro estrazione. Altre volte, l’elemento in disodontiasi può arrecare dei danni a livello dei denti vicini causando riassorbimenti radicolari, carie, problematiche parodontali, ortodontiche e occlusali. 

Con il tempo, un dente incluso può causare al paziente problemi clinici significativi a carico dei tessuti molli e dei tessuti duri. Può anche svilupparsi la possibilità di comparsa di neoformazioni attorno agli elementi inclusi e in disodontiasi”.

 

I sintomi

Per quanto riguarda i sintomi della disodontiasi, i più frequenti sono dolore, gonfiore ed edema che possono rappresentare dei campanelli di allarme. Altre volte, invece, il paziente può essere completamente asintomatico.

 

Come diagnosticare la disodontiasi

“Le indagini radiografiche sono fondamentali sia per la diagnosi sia per la pianificazione dell’intervento chirurgico. A volte non sempre basta l’ortopantomografia, un’indagine strumentale di primo livello necessaria. Questa è infatti in grado di fornire una visione di insieme delle arcate dentarie del paziente permettendo di inquadrare la problematica”. 

 

L’approfondimento diagnostico con la CBCT

“Nel momento in cui è necessario un approfondimento diagnostico e, nei casi particolarmente complessi, per impostare e guidare l’approccio chirurgico-terapeutico risulta fondamentale ricorrere alla CBCT (TAC Cone Beam 3D)”.

La CBCT permette di: 

  • localizzare un elemento incluso nelle 3 dimensioni dello spazio; 
  • determinare con precisione la sua posizione, il suo orientamento e i suoi rapporti con strutture anatomiche rilevanti, con le strutture scheletriche circostanti e con elementi dentali contigui. 

Permette, inoltre, di individuare e studiare i rapporti con eventuali elementi sovrannumerari, odontomi o neoformazioni presenti. L'informazione tridimensionale altamente dettagliata e la dose di radiazione relativamente bassa ne giustificano l'utilizzo nei pazienti con disodontiasi più severe

 

Come curare la disodontiasi

“Per quanto riguarda l’approccio terapeutico, prima di procedere con l’estrazione chirurgica di un dente in disodontiasi bisogna sempre valutare attentamente la possibilità di recuperare l’elemento in arcata ricorrendo alla chirurgia di disinclusione in combinazione con il trattamento ortodontico - conclude Vinci -. 

Esistono casi in cui si può assistere al recupero in arcata di un elemento incluso con la sola eliminazione della causa, mentre, altre volte, la disinclusione non è possibile e l’unica opzione terapeutica è la chirurgia estrattiva”.

Cura e Prevenzione