Dito a scatto: perché viene e i rimedi

PUBBLICATO IL 10 SETTEMBRE 2021

Quando ci svegliamo al mattino con un dito bloccato in flessione o quando facendo attività manuale avvertiamo la spiacevole sensazione di scatto di un dito al movimento di flesso-estensione, potremmo essere afflitti dal morbo di Notta, o tenosinovite stenosante dei tendini flessori, più semplicemente detto dito a scatto. 

Il dottor Alberto Ciapparelli, responsabile dell’Unità di Chirurgia della Mano presso l’Istituto Clinico Villa Aprica di Como spiega cosa si intende per dito a scatto, da cosa è causato e come si cura. 

 

Cos’è il dito a scatto

“Il dito a scatto - spiega l’esperto - è una forma di tendinite molto frequente, che interessa i tendini flessori delle dita, quelli che determinano la chiusura della mano. 

Questi tendini scorrono in un canale osteo fibroso, detto canale digitale (con una base ossea e un canale fibro-elastico), che ha lo scopo di solidarizzare i tendini allo scheletro delle dita della mano. Essi passano attraverso il canale digitale ma, quando vanno incontro a fenomeni infiammatori, il loro volume cresce impedendone il normale scorrimento. 

Quando i tendini ingrossati vengono forzati nel passaggio attraverso il canale digitale, si avverte un vero e proprio scatto”. 

 

Le cause

“Questo disturbo - approfondisce lo specialista - può insorgere per differenti cause:

  • un uso faticoso della mano, da cui infiammazione, dolore, gonfiore;
  • patologie di tipo reumatico che coinvolgono i tendini e che possono interessare tutte le età della vita, con prevalenza tra i 40 e i 60 anni e soprattutto il sesso femminile;
  • patologie sistemiche come il diabete, l’artrite;
  • patologie legate alla tiroide

Tutte queste condizioni determinano la ritenzione idrica con conseguente ingrossamento dei tendini”. 

Esiste infine il dito a scatto nei bambini, che essenzialmente ha la sua causa in una ristrettezza congenita del canale digitale

 

I sintomi

“Tra i sintomi del dito a scatto - specifica il dottor Ciapparelli - si riconoscono ovviamente:

  •  il gonfiore del dito;
  •  l’indolenzimento alla base;
  •  una limitazione articolare con difficoltà di movimento;
  • un dolore che si può estendere fino al polso

Nei casi più gravi, il dito potrebbe rimanere in posizione chiusa senza più riuscire a estendersi”. 

 

La diagnosi

“La diagnosi si effettua attraverso un esame clinico che procede con la palpazione dell’ingrossamento del tendine nel canale digitale, spesso doloroso a livello della base dell’articolazione metacarpo-falangea; per maggior completezza possiamo effettuare un’ecografia, che permette di indagare la struttura del tendine e il suo movimento”, aggiunge il medico. 

 

Come si cura

Il trattamento del dito a scatto si basa fondamentalmente sull’utilizzo di farmaci ad azione antinfiammatoria, soprattutto nelle fasi iniziali o acute.

 

Onde d’urto

“Molto spesso - continua l’esperto - si ricorre anche a terapie di tipo fisico-fisiatrico; a questo proposito, l’utilizzo delle onde d’urto focalizzate ha dato, negli ultimi anni, notevoli soddisfazioni nel trattamento incruento di questa patologia”. 

 

L’intervento 

Purtroppo, quando queste terapie non funzionano e il disturbo si protrae, è necessario optare per la soluzione chirurgica. L’intervento che prevede la liberazione dei 2 tendini o del tendine del pollice (nel caso venga colpito quest’ultimo) effettuando l’apertura della troclea basale, cioè la parte centrale del canale digitale. È questo il punto in cui si crea infatti il conflitto fra i tendini flessori gonfi e il canale digitale. 

 

La fisioterapia

Ovviamente, dopo l’intervento di liberazione dei tendini, si deve aggiungere sempre un trattamento fisiatrico di supporto che si basa fondamentalmente su:

  • ginnastica;
  • kinesi;
  • ripresa immediata della funzione di scorrimento dei due tendini, per evitare fenomeni aderenziali”.

“È importante - conclude Ciapparelli - seguire in maniera costante il programma di esercizi fissati dal fisioterapista. L’intervento di dito a scatto può sembrare semplice e banale ma richiede una grande collaborazione da parte del paziente”.

Cura e Prevenzione