Il gioco a sostegno dell’apprendimento
PUBBLICATO IL 11 OTTOBRE 2021
Cosa rappresenta il gioco nella crescita di un bambino? Parola all’esperta.
Davvero il gioco sostiene e alimenta l’apprendimento dei bambini? E se sì, quali sono le caratteristiche che lo rendono così fertile per la crescita? Ne parliamo con Alice Gabbrielli, Responsabile scientifico pedagogico di SAS Scuole e formatrice di Percorsi Formativi 0-6.
Perché è così difficile dare una definizione alla parola gioco?
Il gioco non è identificabile in base ad una singola caratteristica o ad un singolo comportamento. È divertimento, svago, disimpegno, ma anche apprendimento, concentrazione, tensione, abilità.
Quali altre accezioni ci sono? C’è il gioco come cosa di poco valore, come scherzo, burla, gioco come finzione, gioco come cosa facile e di scarso impegno o come attività superficiale per la quale non occorre un particolare talento o impegno.
Il gioco è molto distante dagli schemi produttivi del mondo adulto: l’adulto spesso o è incapace di giocare o interpreta il gioco come un’area di svago in cui confinare il bambino che non sa affrontare impegni o momenti seri. Per l’adulto è quindi quell’intermezzo che magari serve a stare meglio, ma non è finalizzato, non porta ad un prodotto, ad un guadagno. È una pausa tra un apprendimento ed un altro. Ma le cose stanno proprio così?
Cos’è il gioco per i bambini
Bateson scrive: “Il valore biologico del gioco consiste nel suo presentarsi come una vera e propria forma di apprendimento: anche i cuccioli umani giocando imparano a conoscere il proprio corpo e i propri limiti, inventano, perfezionano nuovi schemi motori e comportamentali, (…) il gioco, che non a caso è presente solo nei carnivori e nei primati, rappresenta una tappa evolutiva fondamentale, un passo decisivo nello sviluppo dell’intelligenza come capacità di costruire un linguaggio e quindi di dare un’interpretazione del mondo.”
Anche nel cucciolo umano, che ha la fase più lunga di apprendimento di tutte le specie, il gioco, insieme all’imitazione, è un prezioso strumento alla base dell’apprendimento.
Il gioco è il processo attraverso cui si costruiscono il sé dell’individuo e le relazioni.
Fin dalla nascita, permette al bambino di:
- sviluppare la motricità;
- strutturare il senso di spazio, di tempo;
- consolidare la propria autostima;
- strutturare la percezione di sé come agente attivo nel mondo, di muoversi con sicurezza e con cognizione di causa.
Per questo il Nido rappresenta un contesto ideale per la crescita. Poter beneficiare della presenza di altri bambini e di un adulto esperto di processi di apprendimento e di predisposizione dei contesti adeguatamente sfidanti garantisce possibilità di sviluppo che si misurano, giorno dopo giorno, osservando i loro passi in avanti.
Qual è il gioco capace di innescare possibili apprendimenti?
C’è gioco e gioco. C’è un gioco che i bambini cercano, chiedono, un gioco che li appaga e poi ci sono giochi che i bambini fanno perché gli viene chiesto, perché si trovano nella situazione, perché lo fanno altri e che però è altro.
Nel gioco liberamente scelto dal bambino interviene la motivazione intrinseca che è la vera spinta alla base dell’apprendimento, perché il soggetto è mosso da interesse personale, curiosità, stupore e piacere.
Un bambino che fa qualcosa perché gli piace, si sentirà capace delle proprie azioni, sarà maggiormente in grado di ascoltarsi, sarà molto attento e interessato a quello che fa, a capire cosa succede, investe di più.
Nelle attività strutturate da un adulto, invece, si parte più dall’interesse dell’adulto: il materiale, il contesto, le finalità così come i tempi, sono scelti da lui. Questo, pian piano, porta i bambini ad abituarsi ad essere semplici esecutori del gioco pensato dall’adulto.
Quindi il gioco contribuisce ad innescare possibili apprendimenti quando è autodiretto e spontaneo, parte cioè da una motivazione intrinseca. Il bambino apprende cose che è capace di apprendere.
Il ruolo dell’adulto di fronte al gioco del bambino
L’adulto ha il compito di osservare gli interessi dei bambini, cogliere la loro curiosità, capire qual è il gioco che stanno portando avanti.
È importante che l’adulto riconosca lo step di apprendimento e offra il materiale capace di far progredire le loro scoperte. E, aspetto fondamentale, dovrebbe tornare ad accendersi di curiosità, proprio come fanno i bambini.
Per approfondire:
Bateson G., Questo è un gioco. R. Cortina editore (1996)