Malnutrizione e nuovo coronavirus: cosa li lega?
PUBBLICATO IL 04 MAGGIO 2020
Uno stato di malnutrizione, inteso sia come nutrizione per difetto, sia obesità, non aiuta a combattere efficacemente il virus che causa il COVID-19.
“Una cosa è la suscettibilità a sviluppare un'infezione virale sintomatica, un’altra è invece il potenziale di combattimento che si ha contro il virus. Entrambi sono direttamente dipendenti dallo stato di malnutrizione e quindi dall’immunocompetenza dell’individuo”.
Questo è l’oggetto di un recente articolo, pubblicato su sul Frontiers in Medicine, e realizzato da alcuni specialisti dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, tra cui il prof. Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario e virologo; il prof. Giuseppe Banfi, direttore scientifico; il dott. Paolo Perazzo, responsabile dell’Unità di Anestesia e Rianimazione; il prof. Giovanni Lombardi ricercatore responsabile del Laboratorio di Biochimica sperimentale e Biologia molecolare e il dottor Matteo Briguglio, nutrizionista ricercatore.
La malnutrizione come uno dei principali fattori di rischio
“Tra i più noti fattori di rischio per il COVID-19 - spiega il dottor Briguglio - non vi è solo l’età avanzata, la presenza di più patologie croniche e l’utilizzo di più farmaci per il trattamento di queste patologie. Anche uno stato di malnutrizione, frequentemente associato a tutte le altre situazioni, è da considerarsi come fattore di rischio.
Per il SARS-CoV-2, possiamo assumere che più sano è lo stato nutrizionale dell'ospite, maggiore è la sua immunocompetenza, minore è la virulenza del SARS- CoV-2, minore è la suscettibilità al COVID-19 e quindi più a lungo l’individuo sarà in grado di combattere efficacemente contro il virus”.
La malnutrizione è, infatti, la principale causa di immunodeficienza a livello mondiale e purtroppo colpisce sia la risposta immunitaria innata, sia adattiva che dovrebbe inibire la proliferazione virale. L'aumento del grasso corporeo sostiene un'infiammazione sistemica di basso grado e porta ad una ridotta reattività delle cellule immunitarie, che sono più esauste.
Per contro, l’individuo malnutrito per difetto ha spesso carenze vitaminiche, estremamente importanti per il corretto funzionamento delle cellule che secernono anticorpi; inoltre, uno stato di malnutrizione ha anche meno potenziale di combattimento. Nei casi complicati di COVID-19 si hanno importanti perdite azotate e impoverimento delle riserve nutrizionali. Proteine, ferro, zinco, ma anche molti altri nutrienti sono estremamente importanti per combattere efficacemente il virus.
Attenzione alle Fake News
Ovviamente, questo non è assolutamente un concetto nuovo. “Molti altri ricercatori in altre parti del mondo condividono il nostro pensiero - conclude il ricercatore dottor Briguglio -. In un clima di incertezza pandemica, è però fondamentale dare molto più spazio a fonti autorevoli di informazioni e, talvolta, ripetere quello che molto spesso si è dato per scontato.
Sfortunatamente, si vedono molti individui di dubbia moralità che promuovono piani dietetici contro il coronavirus e molte farmacie stanno registrando vendite stellari per gli integratori alimentari. Speriamo che la nostra opinione non porti ad alimentare fenomeni di questo tipo.
In questi tempi di paura e confusione, queste speculazioni dovrebbero essere disciplinate, poiché non c'è ancora niente di certo. Quello che è sicuro, è che il rischio di contrarre il SARS-CoV-2 non dipende dallo stato nutrizionale dell'individuo, ma dal grado di contatto con l'agente patogeno e quindi il distanziamento dalla persona infetta deve essere prioritario.
Se poi il contagio possa prendere la forma sintomatica e portare ad una situazione di severità, bè allora questo è sicuramente, ma non solo, dipendente dallo stato nutrizionale della persona”.
Un individuo ben nutrito non solo ha una maggior immunotolleranza e risposta, ma riesce a “combattere” più efficacemente nei casi in cui l’infezione porta a sconvolgimenti più gravi. Come nei reparti di terapia intensiva, qui il supporto nutrizionale è sicuramente vitale.
Per leggere la pubblicazione, cliccare al link: https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fmed.2020.00146/full