Senso di responsabilità: ecco cosa succede nel cervello

PUBBLICATO IL 08 LUGLIO 2020

Quali sono i meccanismi neuronali che ci fanno sentire responsabili delle nostre azioni? Lo spiega uno studio condotto dall’ IRCCS Galeazzi e dall’Università Bicocca. 

È stato pubblicato di recente, sulla prestigiosa rivista scientifica Science Advances uno studio dal titolo How the effects of actions become our own che esplora i meccanismi neuronali che ci consentono di sentirci responsabili delle nostre azioni.   

Lo studio è stato realizzato da un gruppo di ricercatori coordinato dal professor Eraldo Paulesu e condotto da Laura Zapparoli e Silvia Seghezzi (rispettivamente assegnista e dottoranda di ricerca del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca) in collaborazione con l’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi.

Che cos’è l’ agentività, il ‘senso di responsabilità’ delle nostre azioni 

“Sebbene la maggior parte del funzionamento del nostro sistema motorio avvenga automaticamente - spiega la dottoressa Zapparoli, prima autrice dello studio - noi ‘sappiamo’ di essere attori del nostro comportamento. Ciò ci porta a essere consapevoli delle azioni che pianifichiamo e che svolgiamo per raggiungere uno specifico obiettivo. 

La sensazione di controllare volontariamente le nostre azioni e, attraverso esse, gli eventi nel mondo esterno prende il nome di senso di agentività, aspetto fondamentale della consapevolezza motoria e la coscienza di sé”.

Gli step della sperimentazione

Per lo studio sono stati presi a campione 65 partecipanti, incaricati di svolgere un compito molto semplice:  in un caso, dovevano premere un pulsante, dopo aver ricevuto uno stimolo visivo (condizione attiva), oppure, all’opposto, doveva essere il ricercatore a premere il loro dito sullo stesso pulsante (condizione passiva). Una volta premuto il tasto, si accendeva una lampadina sullo schermo di un computer. 

A questo proposito, si sono messe a confronto 2 condizioni ben distinte: 

  • la prima, in cui è il soggetto stesso a svolgere consapevolmente un’azione (condizione attiva); 
  • la seconda in cui il soggetto subisce da un agente esterno un’azione (condizione passiva).

I risultati dello studio

Per studiare queste condizioni, sono state applicate due tecniche:  

  • la risonanza magnetica funzionale (fMRI), in collaborazione con l’IRCCS Galeazzi, che ha permesso di rilevare le aree cerebrali associate al senso di responsabilità;
  • la stimolazione magnetica transcranica (TMS), in collaborazione con l’Università Bicocca, per osservare come la stimolazione magnetica di alcune delle aree cerebrali individuate con la fMRI producesse un cambiamento a livello di responsabilità. 

“In particolare, grazie alla risonanza magnetica funzionale - afferma Laura Zapparoli - sono state identificate alcune aree del nostro cervello la cui attivazione varia in modo proporzionale al senso di responsabilità percepito: più i soggetti si sentivano ‘responsabili’ della conseguenza prodotta dalla loro azione, maggiore era il livello di attivazione di queste regioni”.

Con la seconda tecnica (stimolazione magnetica transcranica) è emerso che interferendo con l’attività di alcune di queste aree cerebrali, tramite la stimolazione transcranica, si può modificare il senso di agentività del soggetto, portandolo a sentirsi responsabile delle conseguenze di quelle azioni non commesse da lui in maniera diretta.

“Questi risultati - commenta la dottoressa - rappresentano un grande passo avanti nello studio di determinate condizioni patologiche come la schizofrenia o disturbi del movimento come la Sindrome di Tourette, dove il senso di responsabilità è alterato dalla presenza di questi particolari disturbi che sfociano in comportamenti disfunzionali e problematiche di inserimento nella sfera sociale”.

 

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