La Fibrillazione Atriale: come curare il cuore in fibrillazione
PUBBLICATO IL 28 FEBBRAIO 2020
La fibrillazione atriale è una delle aritmie più frequenti caratterizzata da un battito cardiaco accelerato e irregolare. Scopriamo di più con lo specialista.
Si parla di fibrillazione atriale quando si percepisce un’alterazione del normale ritmo del cuore.
“La fibrillazione atriale - spiega il Dott. Amarild Cuko, Responsabile del Servizio di Elettrofisiologia e Aritmologia Clinica dell'Istituto Clinico San Rocco - è una delle aritmie cardiache più comuni soprattutto in età avanzata.
È caratterizzata da un ritmo cardiaco caotico ed irregolare che origina dagli atri, ossia due delle quattro camere cardiache.
In genere non determina una riduzione della capacità contrattile del cuore, ma il battito cardiaco può risultare così accelerato e irregolare da essere avvertito dal paziente come anomalo”.
Il Dott. Cuko ci spiega più approfonditamente di cosa si tratta.
Tipi di fibrillazione e sintomi comuni
“La fibrillazione atriale - prosegue il Dott. Cuko - può essere di diverso tipo:
- parossistico
- persistente
- cronico (ovvero continuo).
In alcuni casi comporta la comparsa di:
- palpitazioni
- affaticamento
- stanchezza
- vertigini
- svenimenti
- dolore al petto.
In altri, invece, l’aritmia non determina sintomi e la sua diagnosi avviene occasionalmente, mentre si fa magari un banale ecocardiogramma”.
Chi è colpito
L’incidenza di fibrillazione atriale aumenta con l’età, raddoppiando più o meno ogni dieci anni. Essa è maggiore in soggetti affetti da patologie cardiache strutturali come:
- difetti valvolari
- ipertensione
- diabete
- patologie extracardiache come ipertiroidismo e l’abuso di alcol.
Terapie e cure
La fibrillazione atriale in genere è un’aritmia molto resistente alle terapie, perché tende a cronicizzare. I trattamenti che si adottano possono essere: cure con farmaci anticoagulanti, terapie con farmaci antiaritmici, intervento mininvasivo di ablazione transcatetere di fibrillazione atriale.
Terapia anticoagulante
“Per i pazienti ad alto rischio con fibrillazione atriale - spiega lo specialista - è opportuno intraprendere un trattamento anticoagulante orale per ridurre al minimo il rischio di complicanze trombo-emboliche come ad esempio l’ictus cerebrale.
Mentre prima questa terapia richiedeva più accessi al mese in centri che dosavano settimanalmente questi farmaci, adesso per la fascia di pazienti idonei con i nuovi anticoagulanti orali non è più necessario.
Terapia con farmaci antiaritmici
“Per gli altri pazienti che non presentano un quadro di gravità così importante - spiega il dottore -, invece, è opportuno intraprendere un trattamento farmacologico specifico con farmaci antiaritmici che cambiano da paziente a paziente”.
L’intervento mininvasivo
L’ ablazione transcatetere di fibrillazione atriale è un intervento mininvasivo percutaneo che viene preso in considerazione qualora l’aritmia tendesse a recidivare con frequenza:
“Questa procedura non chirurgica - conclude il dott. Cuko - consiste nell’introduzione nel sistema venoso di un catetere che viene fatto risalire fino al cuore.
Mediante di esso vengono eseguite delle bruciature in regioni specifiche dell’atrio sinistro che possono risolvere in via definitiva l’aritmia”.