La tossina botulinica per trattare le patologie neurologiche

PUBBLICATO IL 10 LUGLIO 2017

La tossina botulinica o botulino - spiega il professor Mauro Porta, responsabile del Centro malattie extrapiramidali all’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi - è una tossina prodotta dal batterio Clostridium: ne esistono ben 7 tipi anche se quelli maggiormente utilizzati sono il tipo A e il tipo B. Questa agisce inibendo il mediatore cerebrale che fa contrarre il muscolo che entra in contatto con la tossina liberata dal nervo responsabile dell’attivazione di quel muscolo. Le prime testimonianze di esistenza della tossina botulinica risalgono già all’800, quando venne rilevata una correlazione tra l’insorgenza di casi di paralisi di tutto l’organismo in consumatori di salsicce. 

I primissimi effetti dell’assunzione di tossina botulinica vennero, infatti, descritti dal medico e poeta tedesco Justinus Kerner nel 1817, il quale aveva documentato in maniera dettagliata il primo soggetto vittima di intossicazione alimentare addirittura letale dovuta a ingestione di salsiccia, rilevando nel soggetto un’alterazione degli occhi con pupille dilatate, secchezza delle fauci, assenza di salivazione e lacrimazione, debolezza muscolare per interruzione del segnale nervoso tra nervo e muscolo e coinvolgimento del sistema neurovegetativo. Questo batterio lo si può trovare non solamente nella carne ma anche nel pesce inscatolato (tonno, sgombro, sardine, …), nelle conserve (marmellate, salse, …), negli insaccati (salumi, salsicce, ...) e in tutti quegli alimenti messi sott’olio, nei casi in cui non siano state seguite le procedure necessarie nel preparare adeguatamente questi cibi”.

“In ambito neurologico - continua - la tossina botulinica viene utilizzata per trattare le distonie cioè atteggiamenti forzati e involontari di determinati distretti muscolari (movimenti del capo su retro-collo, antero-collo, latero-collo, torcicollo), problematiche legate a quadri spastici a insorgenza prevalentemente vasculopatica e, non raramente, anche in specifici quadri di cefalea. Il trattamento, normalmente, consiste nell’identificare il muscolo target interessato dalla patologia grazie all’ausilio di un elettromiografo o di tecniche ecografiche e nell’iniezione della tossina tramite speciali aghi.

La procedura è molto ben tollerata e senza effetti collaterali, a eccezione di un’eccessiva e temporanea debolezza del muscolo infiltrato. Anche se in casistiche quasi nulle, talvolta si sono verificate problematiche legate ad allergia ai farmaci. Le infiltrazioni sono ripetibili nel tempo, trattandosi di terapia sintomatica e che, per lo più, non agisce sulla causa che determina il disturbo. L’effetto compare, mediamente, dopo qualche giorno dall’iniezione e la durata e di circa 3-6 mesi; sul sistema neurovegetativo, in effetti, la durata risulta maggiore rispetto all’impiego sui muscoli. Come effetti collaterali, vanno ricordati i rarissimi casi di ematomi circoscritti a risoluzione spontanea benigna”.

“I benefici sono, in realtà, enormi - conclude il prof. Porta - si potrebbero riassumere come miglioramento della qualità di vita. A tal proposito, ritengo che la tossina botulinica sia purtroppo sottoimpiegata: a troppi pazienti non viene ancora proposto un trattamento capace di ridurre il disagio prodotto dalle più svariate situazioni patologiche".

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