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Le cause della rizoartrosi e come si cura all’Istituto Clinico San Siro

PUBBLICATO IL 20 FEBBRAIO 2025

La rizoartrosi, conosciuta anche come artrosi del pollice, è una patologia che colpisce l’articolazione trapezio-metacarpale, situata alla base del pollice stesso. Questa condizione è molto comune, soprattutto tra le donne con età superiore ai 50 anni, e può avere un impatto sulla qualità di vita a causa del dolore e della limitazione nei movimenti.

Il dottor Carlo Grandis, specialista in Ortopedia e Traumatologia e responsabile dell’Unità operativa di Chirurgia della Mano III presso l’Istituto Clinico San Siro, spiega le caratteristiche di questa patologia, i diversi stadi attraverso i quali si può manifestare e i rimedi a cui ricorrere.

 

Perché viene la rizoartrosi 

“La rizoartrosi è un’artrosi che riguarda l’articolazione trapezio-metacarpale, quindi l’articolazione presente tra l’osso detto trapezio e il primo metacarpale, alla base del pollice - spiega il dott. Grandis -.  A tale livello, si assiste a un’usura della cartilagine a cui segue lo sfregamento delle superfici articolari con conseguente infiammazione, dolore e deformità. 

Colpisce maggiormente il sesso femminile per caratteristiche anatomiche e ormonali (estrogeni).  Altre cause sono:

  • fattori ormonali;
  • attività lavorativa legata a movimenti ripetuti;
  • cause ereditarie e genetiche;
  • displasie o ipoplasie del trapezio.

Questo tipo di usura può insorgere anche in seguito a un trauma, agli esiti di una frattura intrarticolare (cioè la frattura di un osso) o a lesioni di legamenti e capsula alla base del pollice, a livello del trapezio metacarpale.

 

Come si manifesta

I pazienti lamentano inizialmente dolore alla base del pollice e difficoltà nell’aprire e chiudere i barattoli, nell’allacciare i bottoni della camicia o nell’utilizzo della penna. 

In seguito, si osserva una progressiva tumefazione e un gonfiore locale, con una modifica del profilo della base del pollice, dovuta alla comparsa di questa deformità all'articolazione. Si può, inoltre, osservare una progressiva riduzione della forza a tale livello. 

 

La diagnosi della rizoartrosi

“La diagnosi - continua il dott. Grandis - si basa, quindi, su una raccolta dettagliata della storia clinica del paziente per approfondire e indagare i sintomi, da quanto tempo è presente e quali limitazioni determina. È fondamentale anche un attento esame clinico che valuti: 

  • l’articolarità;
  • il dolore alla digitopressione; 
  • il dolore alla mobilizzazione attiva (cioè effettuata direttamente dalla persona) e passiva (cioè effettuata con l'aiuto di un fisioterapista o un macchinario) del primo dito; 
  • i deficit di forza; 
  • eventuali instabilità.

La diagnosi si avvale anche di esami strumentali. Tra questi, sicuramente, la radiografia ha un ruolo fondamentale. In casi particolari può essere utile eseguire anche uno studio ecografico o con Risonanza Magnetica”.

 

Come si cura 

La scelta terapeutica deve considerare, innanzitutto, le caratteristiche generali del paziente, le necessità funzionali, i sintomi, il dato clinico (cioè quello rilevato nel corso della visita specialistica dal medico) e il dato radiografico. 

“Ogni trattamento, infatti, deve essere cucito su ciascun paziente - afferma lo specialista -. Negli stadi iniziali e con una sintomatologia modesta, un immediato approccio chirurgico sarebbe eccessivo, mentre risultano indicate le terapie fisiche come, ad esempio: 

  • le onde d’urto; 
  • terapie farmacologiche;
  • eventuali tecniche infiltrative; 
  • l’utilizzo di tutori. 

 

L’intervento chirurgico

È a partire dagli stadi più avanzati, con sintomi che non rispondono positivamente alla terapia conservativa (terapie fisiche) e con importante limitazione dei movimenti, che è possibile ricorrere alla chirurgia

Le scelte chirurgiche possono essere differenti a seconda delle caratteristiche anatomiche e funzionali del paziente. Tra i possibili interventi chirurgici, all’Istituto Clinico San Siro, effettuiamo: 

  • l’artroplastica, o con interposizione o con sospensione, un intervento con la finalità di ripristinare la funzione articolare; 
  • intervento di artrodesi, che determina una fusione tra il metacarpo e il trapezio, pertanto elimina l’articolazione trapezio-metacarpale. 

In alcuni casi, si può ricorrere anche alla sostituzione protesica. Si sostituisce o il trapezio per intero, o solo una parte, o si asporta solo una piccola porzione di metacarpo e si inserisce una protesi simile a quelle che si utilizzano per l’anca, ma di dimensioni nettamente più piccole. Diverse sono quelle presenti sul mercato che si possono adottare: quelle che si autostabilizzano, ad esempio, in pirocarbonio, o protesi vincolate o semivincolate”. 

 

Il post-intervento nella rizoartrosi

“Il post-intervento - conclude Grandis - dipende dal soggetto, dall’intervento eseguito e dalle necessità funzionali del paziente. Il trattamento può essere molto differente da caso a caso. Ad esempio, in seguito ad un intervento di artroplastica è necessario osservare una immobilità del pollice di alcune settimane

Il decorso post-operatorio successivo ad artrodesi prevede un periodo più lungo in quanto è necessario che l’osso guarisca e si riformi rendendosi necessaria un’immobilità assoluta di circa 35 giorni, più altri 15 per il recupero delle attività.

Si può dire che la rizoartrosi ha svariate possibilità terapeutiche, ma per ciascun paziente è necessario fare scelte differenti, basate sulle sue necessità funzionali e sul grado di patologia riscontrato.

È sicuramente una patologia spesso sottovalutata e ancora oggi esiste l’idea diffusa che non ci siano possibilità terapeutiche. In realtà, queste possibilità esistono, sono molteplici e possono dare sollievo ai pazienti con una buona ripresa funzionale”. 

Cura e Prevenzione