Incontinenza urinaria: diagnosi mirata per terapia efficace

PUBBLICATO IL 20 SETTEMBRE 2019

L’incontinenza urinaria è un disturbo invalidante che colpisce molte donne. Ma con una diagnosi precoce e mirata, lo specialista sarà in grado di consigliare la terapia più indicata per risolvere il problema. Ce ne parla la dottoressa Rosaschino del Policlinico San Pietro.

Nello scorso post abbiamo parlato dell’incontinenza urinaria e delle diverse forme nelle quali si può manifestare. Ora invece la dottoressa Paola Rosaschino - responsabile dell’Unità di Ginecologia e Ostetricia del Policlinico San Pietro - ci spiega come si fa a capire se se ne soffre e quali sono le cure disponibili per risolvere il problema.

Dottoressa Rosaschino, come è possibile diagnosticare l’incontinenza urinaria?

Lo specialista riesce a diagnosticare abbastanza agevolmente questi disturbi con metodiche semplici: una raccolta dei sintomi della paziente (anamnesi), un esame obiettivo ( visita ginecologica ), un esame delle urine con urinocoltura. Una volta escluse le infezioni delle vie urinarie, nella maggior parte dei casi è possibile formulare una diagnosi. Nei casi dubbi si procede con accertamenti più complessi come l’esame urodinamico (test che valuta la funzionalità della vescica e dell’uretra durante l’immagazzinamento e il rilascio dell’urina).

Passiamo ora alla terapia, quali sono le possibilità di cura?

Sia per l’incontinenza da sforzo sia d’urgenza vi è spesso la necessità di una terapia riabilitativa. La riabilitazione e la rieducazione vescicale sono i trattamenti più idonei e ”fisiologici” per recuperare il controllo di funzioni viscerali, tuttavia sono poco utilizzati poiché richiedono una notevole “compliance” (aderenza alla terapia) da parte della paziente: è necessario che la donna si senta il “soggetto” e non “ l’oggetto” della cura, accetti le basi fisiche, neurologiche ed emozionali che supportano questi trattamenti e abbia una buona disponibilità di tempo e di denaro. Poi esistono le terapie non riabilitative che comprendono interventi chirurgici, adatti al trattamento dell’incontinenza da sforzo, e le terapie  farmacologiche , indicate invece per l’incontinenza da urgenza. Qualsiasi sia la tipologia di incontinenza di cui si soffre, è importante non vergognarsi di parlarne con il proprio medico o con il  proprio ginecologo, poiché solo dopo gli opportuni accertamenti si raggiunge sempre la diagnosi corretta, preludio indispensabile per la risoluzione di questo problema invalidante.

Quali sono esattamente le terapie riabilitative disponibili?

Il biofeedback (rilevazione mediante strumentazione elettronica dell'attività della funzione biologica dell'organismo), la chinesiterapia (terapia attraverso il movimento), la stimolazione elettrica funzionale (stimolazione elettrica a muscoli o a nervi periferici), il bladder-retraining (rieducazione vescicale), la psicoterapia, le tecniche di rilassamento e quelle di svuotamento vescicale. Si tratta di terapie che danno benefici dal punto di vista ginecologico (prevenzione e/o terapia delle turbe della statica pelvica), uro-ginecologico e colon proctologico (prevenzione e/o terapia dell’incontinenza urinaria e fecale da urgenza e da sforzo) e sessuologico (positiva ripercussione sulla qualità di vita sessuale).

In che cosa consiste invece la terapia non riabilitativa?

Comprende la terapia chirurgica, indicata per il trattamento dell’incontinenza da sforzo, e quella farmacologica. La chirurgia si è ormai standardizzata da circa 20 anni, quando con l’intuizione del Prof Ulmsten (presidente dell’ospedale universitario di Uppsala in Svezia e innovatore nel campo dell’uroginecologia) si è passati da una miriade di interventi poco risolutivi all’utilizzo di una “sling “ (benderella di rete) posizionata sotto l’uretra  senza tensione, che risolve nell’85% dei casi ogni perdita di urina. Ovviamente parliamo sempre di un intervento chirurgico, in anestesia loco-regionale , con tutti i problemi eventualmente connessi (necessità di ricovero ospedaliero per 24 ore, eventuali complicanze  etc.). Non altrettanto risolutiva invece si può dire la terapia dell’incontinenza da urgenza  per la quale un trattamento farmacologico ottimale non è ancora stato identificato. I farmaci tutt’ora a disposizione possono solo migliorare la sintomatologia ed è per questo che vanno associati ad un insieme di provvedimenti come la rieducazione vescicale e così via. Mentre per l’incontinenza da sforzo da circa vent’anni disponiamo di una terapia adeguata e soddisfacente è solo da alcuni anni che la ricerca si è focalizzata sull’incontinenza da urgenza studiando farmaci  più efficaci e con meno effetti collaterali. Nel proporre la terapia farmacologica bisogna tener presente alcune considerazioni: ogni farmaco andrebbe somministrato per un minimo di 6 settimane con le giuste dosi.

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