Cosa significa ipovisione e quali sono i sintomi?

PUBBLICATO IL 07 LUGLIO 2022

L’ipovisione è una particolare condizione causata da una minorazione visiva centrale, periferica oppure mista che determina l’impossibilità da parte di una persona di svolgere le normali attività della vita quotidiana, limitandone la sfera sociale, privata e lavorativa. 

L’ipovisione è definita come l’incapacità irreversibile visiva bilaterale non risolvibile con terapia chirurgica e/o correzione ottica.

Il dottor Salvatore Giglio, responsabile dell’Unità operativa di Oculistica all’Istituto Clinico San Siro, ci spiega quali sono le cause, come diagnosticarla correttamente e come trattarla.

 

Chi è l’ipovedente 

Vengono considerati ipovedenti coloro che possiedono: 

  • acuità visiva non superiore a 3/10 in entrambi gli occhi o nell’occhio migliore nonostante la migliore correzione ottica; 
  • residuo perimetrico binoculare inferiore al 60%

I dati del 2016 parlano di circa 246 milioni di ipovedenti nel mondo e più di 1,2 milioni solo in Italia (fonte: IAPB).

 

Le cause  

“Quando si ha a che fare con l’ipovisione, dal punto di vista medico, è necessario andare subito a individuarne le cause, cioè cosa ha portato la persona a perdere gradualmente parte della vista - spiega il dott. Giglio -. L’ipovisione è al terzo posto, dopo l’artrite e le patologie cardiovascolari, tra le cause di perdita dell’autonomia e di necessità di assistenza nelle attività quotidiane. 

Le cause variano da paese a paese e dipendono dalle condizioni economiche e dall’efficienza del servizio sanitario”.

Le cause principali nel mondo occidentale si distinguono in: 

  

Nei paesi sottosviluppati, oltre a quelle citate in precedenza, la principale causa di ipovisione è la cataratta, trattata da anni con successo nel mondo occidentale, seguita da: 

  • vizi di refrazione non corretti;
  • tracoma: infezione sostenuta dal microrganismo Chlamydia Trachomatis; 
  • oncocercosi: detta anche ‘cecità dei fiumi’, causata da un piccolo insetto; 
  • xeroftalmia: avitaminosi A).

“I soggetti di età superiore ai 65 anni, che costituiscono circa l’80% di questi pazienti, sono maggiormente colpiti dall’ipovisione; in Italia, l’incidenza di ipovisione sfiora una percentuale del 2-3%”, prosegue lo specialista.

 

I sintomi

Secondo la classificazione del GISI (Gruppo Italiano Studio Ipovisione), l’ipovisione può essere legata alla perdita di 2 tipi di visione: 

  • visione centrale: la riduzione della visione avviene nella parte centrale della visione e si basa sulla valutazione dell’acuità visiva con la migliore correzione ottica (BCVA). I pazienti riferiscono di non riuscire più a distinguere i volti delle persone, né a leggere né a compiere le più semplici azioni quotidiane. Le cause sono legate a patologie della retina, come degenerazione maculare, retinopatia diabetica;
  • visione periferica: la riduzione della visione avviene nella parte periferica della visione, la cui valutazione avviene tramite l’esame del campo visivo (Esterman oppure percentuale di Zingirian-Gandolfo). I pazienti riferiscono di non riuscire a vedere lateralmente gli oggetti o le persone, difficoltà nel deambulare autonomamente. Le cause sono legate a patologie del nervo ottico, come glaucoma, sindrome di Leber”.

 

A quale specialista rivolgersi

Molteplici sono le figure che intervengono nella diagnosi e riabilitazione del paziente ipovedente, tra queste: 

  • oftalmologo
  • ortottista
  • psicologo;
  • educatore
  • istruttore di orientamento e mobilità

Nello specifico, l’oftalmologo si occupa della causa della patologia; l’ortottista della riabilitazione del paziente.

 

La diagnosi dell’ipovisione  

Al fine di porre una corretta diagnosi di ipovisione, in base al tipo di deficit visivo, bisogna sottoporsi a specifici esami strumentali: 

  • OCT (Tomografia Ottica Computerizzata), utile nella diagnosi di patologie della retina centrale e del nervo ottico;
  • fluorangiografia (FAG), utile nella valutazione e diagnosi di patologie infiammatorie e vascolari della retina;
  • microperimetria, definisce il danno anatomico ed individua il miglior punto di fissazione retinica;
  • campo visivo, calcola il residuo visivo periferico;
  • PEV (Potenziali Evocati Visivi), utili nella valutazione dell’integrità funzionale delle vie visive.

 

Come si cura l’ipovisione  

“Per quanto riguarda il trattamento, da un punto di vista medico, è necessario individuare e curare la causa, ovvero la patologia - afferma l’oftalmologo -. 

Nel caso di maculopatia miopica o legata all’età, spesso si interviene con iniezioni intravitreali (IVT). 

Nel caso di un distacco di retina, si interviene con trattamento argon laser oppure vitrectomia. 

In presenza di glaucoma è possibile intervenire sia con farmaci, sia attraverso interventi chirurgici in grado di controllare ed abbassare la pressione dell’occhio. 

Inoltre, sempre su indicazione dell’oculista, un grande aiuto è fornito dagli ortottisti che rivestono un ruolo molto importante nell’ambito della riabilitazione visiva, eseguendo esami diagnostico-strumentali e insegnando al paziente a sfruttare il proprio residuo visivo tramite l’utilizzo di ausili ottici e visual training. Infatti, mentre nel paziente non vedente non è più possibile un recupero della funzionalità visiva, nell’ipovedente è possibile sfruttare aree di retina ancora sane per migliorare, per quanto possibile, la qualità della vita del paziente”.  

A tal proposito l’oculista può prescrivere ausili visivi: 

  • ausili ottici per vicino: video ingranditore, ausilio ottico ipercorrettivo;
  • ausili ottici per lontano: telescopio Galileiano, filtri selettivi.

 

Come prevenire l’ipovisione  

“Da un punto di vista della prevenzione, è possibile senz’altro fare qualcosa - conclude Giglio -. È necessario intervenire già sulla popolazione giovane attraverso l’assunzione di specifici integratori antiossidanti a base di vitamina A, vitamina E, selenio, zinco, rame, in grado di salvaguardare quei microelementi e vitamine che diventano carenti con il progredire dell’età, come la Zeaxantina o la Luteina.

Molto importante, infine, è anche la: 

  • correzione dei fattori di rischio, ad esempio: 
  • seguire un’alimentazione sana; 
  • praticare attività fisica; 
  • non fumare; 
  • protezione fototossica dai raggi ultravioletti, ossia la protezione contro le reazioni cutanee causate dall'esposizione solare, a cui bisogna sempre fare attenzione grazie all’utilizzo di lenti da sole”. 
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