Cos’è la rizoartrosi e come si cura con l’intervento chirurgico mini-invasivo
PUBBLICATO IL 01 MAGGIO 2025
La rizoartrosi è una forma di artrosi che colpisce l'articolazione posizionata alla base del pollice, causando dolore, rigidità e limitazioni funzionali. Comune soprattutto nelle donne oltre i 45 anni, nei casi più gravi e invalidanti, può essere affrontata con una nuova tecnica chirurgica mini-invasiva.
Ne parliamo con il dottor Giorgio Piarulli, ortopedico dell’Unità di Ortopedia del Policlinico San Marco, dove è stato recentemente introdotto questo intervento.
Che cos’è la rizoartrosi e perché si manifesta
“La rizoartrosi è una patologia degenerativa e progressiva, come tutte le altre forme di artrosi, che riguarda la mano e in particolare l’articolazione, chiamata trapezio-metacarpale, che si trova alla base del pollice - spiega il dottor Piarulli -.
Nelle persone colpite da questa patologia vi è un consumo eccessivo di cartilagine, tessuto liscio ed elastico che permette il corretto scorrimento tra ossa, con conseguente infiammazione e dolore.
Nei casi più gravi si può associare un’erosione dell’osso, che determina una deformità e una riduzione della funzionalità della mano”.
I sintomi
Il dolore è il sintomo principale della rizartrosi. “Nelle prime fasi il dolore viene avvertito soprattutto sotto sforzo, ma, in assenza di cure, può diventare costante e presentarsi anche nelle attività della vita quotidiana e a riposo, talvolta portando a fastidiosi risvegli notturni.
Nei casi più gravi vi è anche una perdita di forza, che determina difficoltà a compiere certe azioni come, ad esempio, aprire una bottiglia o svitare un barattolo. Alcune persone, con forme più avanzate, possono avere difficoltà anche in azioni più semplici quali alzare un piatto o far ruotare una chiave nella serratura”, continua lo specialista.
Le cause della rizoartrosi
La rizoartrosi può colpire a tutte le età, ma si osserva principalmente nelle donne oltre i 45 anni.
“Gli sforzi lavorativi, i traumi e la predisposizione genetica sembrano giocare un ruolo nel favorirne la comparsa, ma nella maggior parte dei casi è impossibile individuare una causa precisa della sua insorgenza”, sottolinea il dottor Piarulli.
Come si diagnostica
La diagnosi di rizoartrosi viene posta attraverso una visita ortopedica e l’esecuzione di una radiografia semplice.
È importante escludere la presenza di altre patologie come, ad esempio, alcune infiammazioni tendinee, che talvolta possono essere scambiate per rizoartrosi.
Come si cura: dal trattamento conservativo all’intervento chirurgico
Il trattamento iniziale della rizoartrosi è rappresentato da:
- riposo;
- utilizzo di farmaci antinfiammatori;
- riduzione degli sforzi.
“Spesso, tuttavia, per riuscire a ottenere un beneficio nel lungo periodo, è necessario ricorrere a cure specifiche. Tra queste gli esercizi di rinforzo della muscolatura della mano, da effettuare con un fisioterapista specializzato nelle patologie dell’arto superiore, rappresentano un trattamento fondamentale per ottenere un sollievo duraturo.
Le infiltrazioni con cortisone e le onde d’urto focali, così come i tutori, sono validi strumenti per ridurre il dolore, ma spesso i loro effetti benefici svaniscono in tempi brevi.
Va ricordato che, come per tutte le patologie degenerative articolari, non esiste, a oggi, un trattamento in grado di ripristinare le normali condizioni dell’osso e della cartilagine. Ciò nonostante, nella maggior parte dei casi, con gli accorgimenti adeguati, si riesce a ottenere un discreto benessere senza che vi siano particolari limitazioni nell’uso della mano”, osserva lo specialista.
In alcuni casi particolarmente gravi, nei quali non si riescono a ottenere significativi benefici con gli accorgimenti finora descritti, può essere necessario ricorrere a un intervento chirurgico.
“Esistono varie tecniche, ognuna con le proprie peculiarità, che permettono, nella maggior parte dei casi, di ottenere una buona riduzione del dolore conservando al contempo una valida funzionalità della mano. Si tratta, in ogni caso, di interventi impegnativi e con tempi di guarigione abbastanza lunghi, motivo per cui vanno presi in considerazione solo in caso di fallimento di tutti gli altri trattamenti” avverte il dottor Piarulli.
La chirurgia mini-invasiva: l’esperienza del Policlinico San Marco
“Al Policlinico San Marco abbiamo recentemente introdotto una nuova tecnica chirurgica che mira a ridurre i tempi di recupero e il dolore post-operatorio.
Attraverso una piccola incisione vengono rimosse le cartilagini consumate e una minima parte di osso a esse sottostante. Si confeziona quindi un bendaggio e si blocca per 3 settimane l’articolazione con un filo metallico.
Dopo questa fase si possono riprendere le attività più leggere, mentre gli sforzi possono essere reintrodotti non prima che siano trascorsi 3 mesi dall’intervento. Nei primi giorni post-operatori, il dolore viene controllato con comuni antinfiammatori, che spesso non sono più necessari già dopo la rimozione del bendaggio.
Va tuttavia ricordato che, per ottenere un benessere completo e duraturo, possono essere necessari fino a 6 mesi dall’intervento, periodo entro il quale si concludono i processi biologici di guarigione dei tessuti”, conclude il dottor Piarulli.