Infortuni della parete addominale: un nemico per tennisti e sportivi
PUBBLICATO IL 19 MAGGIO 2025
Gli infortuni alla parete addominale rappresentano una delle cause più frequenti di stop forzato per gli atleti, in particolare per i tennisti, professionisti e non professionisti.
Sono traumi che, seppur meno noti al grande pubblico rispetto a quelli a carico delle ginocchia o delle spalle, possono compromettere seriamente le performance sportive e costringere gli atleti al ritiro dalle competizioni, come è accaduto di recente a grandi nomi come Matteo Berrettini, Casper Ruud e Novak Djokovic.
Il dott. Pierpaolo Corbetta, fisiatra presso Zucchi Wellness Clinic e responsabile dell’Unità operativa di Riabilitazione specialistica degli Istituti Clinici Zucchi di Monza, ci spiega cosa sono e perché sono così frequenti.
Cosa sono gli infortuni della parete addominale e cosa li causa
“La parete addominale è un insieme complesso di muscoli, tra cui il retto addominale e gli obliqui, che svolgono un ruolo fondamentale in ogni gesto atletico, specialmente nei movimenti esplosivi e nei cambi di direzione.
In alcuni sport, come nel tennis o nel padel, uno dei momenti in cui questi muscoli vengono messi più sotto stress sono la battuta e lo smash: durante questi gesti tecnici, l’atleta ‘carica’ il corpo come una molla e poi scarica una forza che può arrivare fino al 90% della contrazione massima della parete addominale.
Questa sollecitazione costante, ripetuta più volte nel corso di un allenamento o di una partita, può causare microtraumi o vere e proprie lesioni muscolari, in particolare al retto addominale e all’obliquo trasverso controlaterale, cioè opposto rispetto alla mano che impugna la racchetta.
Questo causerà un dolore, più o meno localizzato, che si manifesta soprattutto durante alcuni movimenti o colpi e che spesso impone uno stop immediato”, dichiara Corbetta.
Perché sono così frequenti nei tennisti
Nel tennis, e in generale negli sport che richiedono esplosività, rotazione del busto e movimenti ripetitivi, i muscoli della parete addominale sono tra i più sollecitati, spesso anche in condizioni di affaticamento o senza un adeguato riscaldamento. Questo rende le lesioni addominali particolarmente comuni, soprattutto tra chi gioca con frequenza, intensità o su superfici dure.
Come riconoscere e diagnosticare l’infortunio
“Il sintomo principale è, appunto, il dolore addominale: può essere acuto, pulsante, oppure più diffuso, ma è sempre associato a uno specifico movimento, come il servizio o i colpi in rotazione”, afferma lo specialista.
Per confermare il sospetto di lesione, l’esame di riferimento è l’ecografia muscolo-tendinea, che consente di visualizzare in modo chiaro eventuali lesioni. Solo in casi più complessi o dubbi si ricorre alla risonanza magnetica.
Come si curano gli infortuni della parete addominale: dal riposo alla riatletizzazione
“Il primo passo è sempre il riposo, soprattutto nelle prime 48 ore dall’evento traumatico, per consentire al corpo di avviare il processo infiammatorio fisiologico e iniziare la riparazione dei tessuti.
A seguire, l’intervento del fisioterapista è cruciale: attraverso tecnologie come tecarterapia e laserterapia si stimolano i fenomeni rigenerativi del tessuto muscolare, accelerando il recupero.
Dopo la fase acuta e il trattamento fisioterapico è fondamentale intraprendere un percorso di riatletizzazione: un programma progressivo personalizzato che permette all’atleta di recuperare forza, controllo e gestualità sportiva specifica. Questa fase, seguita da fisioterapisti specializzati e preparatori atletici, mira a riportare il muscolo infortunato, e l’intero corpo, alle condizioni ottimali per il ritorno all’attività agonistica o amatoriale, riducendo al minimo il rischio di recidive”, conclude lo specialista.