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Quali sono le patologie che causano il dolore alla spalla?

PUBBLICATO IL 21 MAGGIO 2025

Il dolore alla spalla è uno dei motivi più comuni per cui un paziente si rivolge al medico di base. Può essere dovuto a eventi acuti oppure nascere nel tempo e peggiorare gradualmente. Usiamo la spalla in numerose azioni quotidiane: dal pettinarsi allo spostare un peso, dal grattarsi la schiena al prendere la cintura dell’auto. Una spalla dolorosa è spesso limitata nei movimenti, si fa sentire di frequente a riposo e la notte, a volte, non dà tregua per settimane. 

“Le patologie della spalla sono molto frequenti e sono causate, a meno di cadute o traumi frequenti, da carichi elevati e ripetuti nel tempo, sforzi eccessivi a casa, in palestra o sul luogo di lavoro e colpiscono i lavoratori manuali così come gli sportivi agonisti, senza dimenticare gli anziani con richieste funzionali ridotte” spiega il dottor Federico Calabrò, ortopedico dell’Unità di ortopedia e traumatologia del Policlinico San Marco

Approfondiamo allora insieme al nostro esperto quali sono le problematiche più comuni, come si riconoscono e come si possono trattare. 

 

Le patologie della spalla più comuni

Tra le patologie che possono causare dolore alla spalla troviamo:

  • infiammazione del capo lungo del bicipite omerale;
  • tendinopatia di cuffia dei rotatori;
  • dolore acromion-claveare;
  • capsulite adesiva;
  • artrosi glenomerale.

Vediamole di seguito nel dettaglio.

 

Cos’è l’infiammazione del capo lungo del bicipite omerale

Il capo lungo è uno dei 2 tendini principali con cui il bicipite si ancora alla spalla per svolgere le sue funzioni. È un tendine grande come una penna stilo e raggiunge il ventre muscolare passando nel solco bicipitale dell'omero prossimale. 

“L’infiammazione del bicipite può colpire persone di tutte le età, dai più giovani (spesso dopo attività sportive particolarmente intense e ripetitive) ai più anziani (dopo sforzi eccessivi o associata ad altri problemi della spalla). 

Il dolore è acuto, più frequente a riposo e la notte può essere molto intenso e fastidioso - spiega il dottor Calabrò -. A volte il tendine è così danneggiato e infiammato da tempo che può addirittura rompersi da solo durante le normali attività quotidiane”. 

La diagnosi è spesso clinica e può essere confermata con una ecografia o risonanza magnetica, che mostrano abbondante liquido attorno al tendine. 

“Per alleviare i sintomi e risolvere l’infiammazione possono essere sufficienti alcune cautele come il riposo, la riduzione dei carichi nello sport o al lavoro per qualche settimana e un percorso fisioterapico, ma spesso è necessaria una infiltrazione con cortisonico e un’adeguata riabilitazione con rinforzo muscolare

Raramente si arriva all’intervento chirurgico, che può essere risolutivo”, avverte lo specialista.

 

Cos’è la tendinopatia della cuffia dei rotatori

“La cuffia dei rotatori è un insieme di tendini che avvolgono l’omero prossimale e svolgono un ruolo fondamentale per il funzionamento e la mobilità della spalla - dice il dottor Calabrò -. 

Quando in seguito a un trauma o per una graduale degenerazione si rovinano o staccano da dove sono inseriti, la spalla può soffrire un dolore importante e spesso una limitazione nei movimenti tanto grave quanto grave è il danno ai tendini. A volte sono presenti calcificazioni, altre volte si sviluppa un versamento articolare abbondante e fastidioso”.

La diagnosi viene effettuata con l’ecografia (anche direttamente durante la visita) e una risonanza magnetica

Continua lo specialista: “A seconda della gravità del danno al tendine il trattamento può essere: 

  • conservativo con farmaci (terapia orale o infiltrazioni), con onde d’urto, fisioterapico;
  • chirurgico in artroscopia”.

 

Cos’è il dolore acromion-claveare

“Un dolore frequente e sottovalutato è dovuto all’infiammazione dell’articolazione acromion-claveare. La clavicola lavora con l’acromion (una parte della scapola) per migliorare il funzionamento della spalla in tutti i movimenti. 

Quando un paziente subisce un trauma (ad esempio, una lussazione acromion claveare), dorme spesso su un fianco o semplicemente incorre in artrosi locale, il dolore può insorgere improvvisamente ed essere invalidante, non far dormire la notte e andare dal collo fino a tutto il braccio”, continua il dottor Calabrò. 

La diagnosi è clinica; un’ecografia, una rx o anche una risonanza magnetica confermano il sospetto diagnostico.

“Il trattamento può andare da una semplice infiltrazione con cortisone a onde d’urto e magnetoterapia. Non di rado si arriva a un trattamento chirurgico in artroscopia”.

 

Cos’è la capsulite adesiva

“La capsulite adesiva colpisce di frequente persone: 

  • affette da diabete mellito; 
  • con problematiche della tiroide; 
  • che per motivi differenti non hanno potuto usare la spalla per tanto tempo (dolore acuto persistente, fratture, interventi chirurgici)”. 

Per fare diagnosi è necessaria una visita ortopedica e a volte vengono fatti test specifici (es. infiltrazioni di anestetici locali). 

“La terapia è principalmente fisioterapica, prolungata e il paziente necessita di un’adeguata copertura antidolorifica”.

 

Cos’è l’artrosi glenomerale

“Così come per le altre articolazioni, l’artrosi è una patologia da consumo della cartilagine e può essere particolarmente limitante andando avanti con l’età. Colpisce più di frequente gli anziani o i pazienti che hanno subito una frattura di glena o dell’omero prossimale nella loro vita - spiega il dottor Calabrò -. 

Il trattamento, a seconda della gravità del problema, varia dalla fisioterapia con o senza infiltrazioni (cortisonico, acido ialuronico) a un trattamento chirurgico protesico (protesi anatomica o inversa)”. 

La diagnosi viene effettuata con radiografie standard.

 

Cosa fare se il dolore alla spalla non passa 

“Quando una spalla diventa molto dolorosa e una comune terapia antidolorifica non è sufficiente a risolvere il problema, è importante fare una visita ortopedica specialistica in un ambulatorio dedicato alla spalla per iniziare il prima possibile un adeguato percorso terapeutico e ridurre al minimo la sofferenza e i disagi per il paziente”, conclude il dottor Calabrò.

Cura e Prevenzione