Calli e duroni del piede (ipercheratosi): cosa sono e quando andare dal podologo
PUBBLICATO IL 24 GIUGNO 2025
Calli e duroni ai piedi, detti anche ipercheratosi, non sono solo un problema estetico: sono il segnale di un sovraccarico o di una disfunzione biomeccanica da non sottovalutare.
A fare chiarezza sul tema la dott.ssa Annalisa Lattuada, podologa, e il dott. Niccolò Le Donne, responsabile del Servizio di Podologia dell’IRCCS Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio.
Cosa si intende per “ipercheratosi”
Il termine ipercheratosi indica un ispessimento anomalo dello strato corneo della pelle, cioè quello più esterno, di solito in risposta a ripetute sollecitazioni meccaniche, come attriti o pressioni.
Le manifestazioni più comuni sono quelle che, nel gergo popolare, vengono chiamate duroni o calli (aree di cute ispessita, di solito giallastre e mal delimitate), ma tecnicamente si classificano in:
- ipercheratosi semplice: aree di ispessimento diffuso, senza nucleo centrale;
- tilomi nucleati: formazioni dure e localizzate, con un nucleo centrale conico rivolto verso l’interno, spesso dolorose;
- elomi: che si sviluppano in ambienti umidi, ad esempio, tra le dita dei piedi, noti nel gergo popolare come “occhi di pernice”.
“La pelle crea una barriera per proteggersi, ma quando la pressione o l’attrito diventano cronici, questa difesa si trasforma in un problema: la cute si ispessisce e può generare dolore, infiammazione o problemi a livello biomeccanico”, spiega la dott.ssa Lattuada.
Perché viene l’ipercheratosi
Le ipercheratosi possono insorgere a qualsiasi età, ma sono più frequenti nelle donne a partire dai 60 anni. Sono rare, anche se sempre più presenti, nell’infanzia e nell’adolescenza.
I principali fattori che predispongono a calli o duroni includono:
- utilizzo prolungato di calzature inadatte (troppo strette, con tacco elevato, punta compressa);
- attività fisica intensa o professioni che comportano un carico prolungato sui piedi;
- alterazioni morfologiche e biomeccaniche del piede (es. alluce valgo, piede cavo, dita a martello, iperpronazione);
- modificazioni cutanee legate all’età o a condizioni ormonali (come la menopausa);
- predisposizione genetica (come nel caso delle cheratodermie palmo-plantari).
“Secondo studi recenti – prosegue il dott. Le Donne - fino al 35% degli adulti sopra i 65 anni presenta ipercheratosi plantare. L’incidenza è superiore nelle donne, probabilmente a causa dell’uso prolungato di calzature non ergonomiche”.
Quali sono i sintomi dell’ipercheratosi
“Le ipercheratosi – approfondisce la dott.ssa Lattuada - possono inizialmente causare semplice fastidio o sensazione di ‘pelle ruvida', ma con il tempo diventano dolorose, specialmente camminando o con l’uso di determinate calzature. La cute intorno può risultare arrossata e dolente alla pressione”.
Nei casi più avanzati, si possono formare raccolte sierose o ematiche sotto la zona ipercheratosica, peggiorando ulteriormente il dolore e aumentando il rischio di infezione.
“Il dolore cronico – spiega la dottoressa - può inoltre portare a una deambulazione viziata, con conseguente sovraccarico di altre articolazioni come ginocchia, anche e rachide lombare”.
È importante distinguere le ipercheratosi da altre condizioni cutanee simili, quali:
- verruche plantari, spesso confuse con l’ipercheratosi, ma causate da virus e con dolore alla compressione laterale;
- psoriasi palmoplantare, che richiede trattamento dermatologico;
- cheratodermie ereditarie, che si presentano con ispessimenti simmetrici e coinvolgimento sistemico.
Una corretta diagnosi permette quindi di evitare trattamenti inefficaci o dannosi.
Si può prevenire l’ipercheratosi?
Sì, le ipercheratosi si possono prevenire con abitudini corrette:
- usare calzature adeguate, comode e proporzionate alla forma del piede;
- evitare scarpe strette o a punta, specialmente se indossate a lungo;
- idratare quotidianamente la pelle dei piedi, specie dopo il bagno o la doccia;
- utilizzare calze tecniche, senza cuciture, soprattutto in attività sportive;
- effettuare controlli regolari dal podologo, anche in assenza di sintomi.
Quando rivolgersi al podologo
“È opportuno consultare un podologo in presenza di dolore e al comparire delle prime aree di ispessimento cutaneo, per prevenire l’evoluzione in forme più gravi – spiega la dott.ssa Lattuada -.
È fortemente raccomandato evitare il fai da te o rivolgersi a figure non sanitarie”.
La tempestività è ancora più importante in soggetti a rischio, come:
- pazienti affetti da diabete mellito (rischio di ulcere e infezioni);
- persone con artrite reumatoide o altre patologie reumatologiche;
- anziani con ridotto equilibrio o mobilità;
- bambini e adolescenti con callosità localizzate, in cui può esserci una causa biomeccanica sottostante.
Come interviene il podologo
“Il podologo – sottolinea il dott. Niccolò Le Donne - è il professionista sanitario abilitato alla prevenzione, diagnosi e trattamento delle patologie del piede.
Dopo una valutazione obiettiva del piede e della biomeccanica del cammino, il podologo interviene con tecniche specifiche per la rimozione delle ipercheratosi mediante strumenti professionali”.
Il trattamento può includere:
- debridement meccanico, cioè rimozione della cute ispessita, volto a ridurre il dolore e ripristinare la funzionalità della pelle;
- applicazione di feltraggi protettivi per ridurre l’attrito e la pressione locale;
- utilizzo di ortesi digitali in silicone su misura in caso di deformità delle dita;
- realizzazione di plantari personalizzati in presenza di alterazioni biomeccaniche responsabili della recidiva;
- educazione sanitaria sulla corretta scelta delle calzature e sulla prevenzione delle recidive.
Nei casi in cui la cute sia lesionata, il podologo applica medicazioni appropriate e, se necessario, indirizza il paziente al medico curante o allo specialista per ulteriori accertamenti.
“Il podologo – conclude il dott. Le Donne - lavora spesso in sinergia con fisiatri, ortopedici, diabetologi, reumatologi e medici di medicina generale per garantire una gestione integrata, soprattutto nei pazienti fragili o affetti da patologie croniche”.
Curare l’ipercheratosi all’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant'Ambrogio
Per maggiori informazioni o per prenotare una visita, è possibile rivolgersi al Servizio di Podologia dell’IRCCS Ospedale Galeazzi- Sant'Ambrogio.
Il servizio è gestito da podologi qualificati, in collaborazione con tirocinanti del Corso di Laurea in Podologia dell’Università degli Studi di Milano. Presso l’ambulatorio dedicato è possibile ricevere:
- valutazioni personalizzate;
- trattamenti mirati;
- consigli utili per il benessere dei piedi.